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Cina e petrolio pesano sulle Borse (in Italia anche i bancari)

Nonostante permangano i timori sulla Cina e resti sotto pressione il petrolio, ci sono le condizioni per un rimbalzo, con riferimento all’Italia occorre intervenire in tempi rapidi sul sistema bancario

di Redazione Soldionline 20 gen 2016 ore 11:46

A cura di Banca Intermobiliare

Prosegue una fase complicata sui mercati finanziari in scia alle preoccupazioni generate da Cina e petrolio. Sul fronte cinese il PIL del 4Q ed i dati di dicembre su produzione industriale, vendite al dettaglio e investimenti hanno confermato il rallentamento in atto, pur non essendo risultati distanti dalle aspettative. Va notato che da un lato è stato sostanzialmente centrato il target di crescita del PIL indicato dal Governo (nell’intero 2015 +6.9% a fronte di un obiettivo del 7% circa), dall’altro una crescita del PIL del 4Q del 1.6% rispetto al trimestre precedente sicuramente non allontana i timori sull’entità della frenata dell’economia. In questa fase di transizione, in cui per definizione la visibilità è bassa, acquistano una crescente importanza le modalità di intervento e di comunicazione delle autorità, che sinora non possono essere definite cinesi esenti da colpe in merito al nervosismo generato sui mercati.

petrolio_6Con riferimento al petrolio, l’abolizione delle sanzioni all’Iran ha determinato ulteriore pressione sulle quotazioni già estremamente sacrificate, portandole al di sotto della soglia psicologica di 30 $. Come dimostra l’andamento degli ultimi mesi, sul prezzo del petrolio sono saltati tutti i punti di riferimento: da un lato permane uno squilibrio tra domanda e offerta, dall’altro a questi livelli cominciano ad essere numerosi i produttori sotto pressione (in alcuni casi per i costi di estrazione, in altri per la non sostenibilità dei bilanci pubblici dei paesi produttori). Come ricorda spesso lo strategist Yardeni, la miglior cura per i prezzi bassi sono i prezzi bassi, anche se bisogna ricordare che questi tipo di aggiustamento non necessariamente si realizza in tempi brevi.

La situazione resta pertanto estremamente fluida, al tempo stesso, dopo che i principali indici azionari hanno raggiunto livelli rilevanti (l’area 1860 di S&P500, 3000-2900 di EuroStoxx50, 9400-9300 di DAX), sembrano confermarsi i segnali di rimbalzo a cui avevamo già fatto riferimento la settimana scorsa.

Al tentativo di rimbalzo non sta partecipando il mercato italiano, complice la “bufera” che ha nuovamente investito il settore bancario. Fermo restando che la qualità dell’attivo continuerà ancora a richiedere importanti interventi nei prossimi anni, è per certi versi curioso che il sistema bancario sia andato sotto pressione nel momento in cui i livelli di patrimonializzazione e le percentuali di copertura delle sofferenze si collocano su livelli decisamente elevati rispetto al passato. Il recente movimento di ribasso non trova rispondenza, quantomeno nell’entità, nell’evoluzione della situazione economica e patrimoniale delle banche, ma va principalmente ricondotto alla crisi di fiducia che ha investito il sistema, mettendo in difficoltà gli operatori meno solidi. La fiducia è l’asset fondamentale per l’esercizio delle attività bancaria: l’impressione è che le autorità, soprattutto europee, abbiano sottovalutato Nonostante permangano i timori sulla Cina e resti sotto pressione il petrolio, ci sono le condizioni per un rimbalzo... …con riferimento all’Italia occorre intervenire in tempi rapidi sul sistema bancario l’impatto di alcuni interventi normativi in una fase nella quale il sistema bancario italiano non aveva ancora completato il processo di “pulizia” e rafforzamento dei bilanci (a questo riguardo è stata sicuramente una pericolosa e non ben gestita coincidenza il fatto che il complicato salvataggio delle quattro banche “fallite” sia avvenuto in concomitanza con l’introduzione della procedura sul bail-in). Quando viene messa in crisi la fiducia diventa difficile correre ai ripari ed a questo punto una buona parte del danno è stato fatto. Al fine di evitare che la situazione degeneri ulteriormente, con conseguenze che non si fermerebbero soltanto al sistema finanziario ed all’economia italiana, diventa fondamentale che in tempi relativamente brevi:
- venga predisposto per liberare i bilanci di lo strumento della bad bank per liberare i bilanci di una parte significativa dei crediti problematici: su questo fronte il Governo e la Banca d’Italia devono probabilmente agire con determinazione, indipendentemente dalla posizione della Commisssione Europea, anche se l’auspicio è che quest’ultima, al fine di evitare un pericoloso avvitamento della situazione, venga incontro alle proposte italiane
- la BCE, nella sua attività di vigilanza, deve una volta per tutte fornire dei chiari punti di riferimento, evitando di dare l’impressione che ad ogni occasione le grandezze di bilancio ed i parametri patrimoniali richiesti vengano messi in discussione (vedi le indicazioni fornite meno di due mesi fa in occasione dello SREP);
- venga avviato un deciso e repentino processo di consolidamento del settore bancario italiano, che vada al di là del solo mondo delle popolari.

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