Cina: da monitorare la volatilità
Sul mercato azionario cinese è prevista una grande ondata di volatilità. Ma le misure della Banca Centrale Cinese, secondo alcuni esperti, stimoleranno investimenti e consumi
di Mauro Introzzi 27 ago 2015 ore 14:11Sul mercato azionario cinese è prevista una grande ondata di volatilità, in assenza di nuovi dati economici, che non usciranno per le prossime cinque o sei settimane. Ma le misure della Banca Centrale Cinese stimoleranno investimenti e consumi. E' il pensiero di Frank Yao, Senior Portfolio Manager, e Calvin Wong, Portfolio Specialist, Greater China Investment del Team di Neuberger Berman.
Prevediamo un periodo di elevata volatilità sul mercato azionario cinese, causata dalle preoccupazioni sulla crescita e dalle reazioni del mercato che alimentano quella che sembra essere una spirale di commenti che si rincorrono. Questo è particolarmente vero in assenza di nuovi dati economici, che non usciranno per le prossime cinque o sei settimane. Di certo la correzione del mercato azionario è stata improvvisa ed ampia, riportando alla mente altri periodi di crisi. D’altro canto, dal nostro punto di vista, i fondamentali economici non sembrano dipingere un quadro così cupo.
Il recente deprezzamento della valuta cinese è stato causato da una modifica straordinaria nel modo in cui viene determinato il tasso di cambio ed è stato attuato per far fronte ai disallineamenti con il tasso di mercato, come abbiamo rilevato in precedenza. Cosa più importante, la banca centrale cinese (PBoC) ha riaffermato la sua volontà si stabilizzare la valuta se dovesse raggiungere livelli inaccettabili, cosa che ha certamente la possibilità di fare con i suoi 3.650 miliardi di dollari di riserve di valuta straniera. Date queste premesse, riteniamo remoto il rischio che flussi di capitale in uscita possano innescare una spirale discendente della valuta. Inoltre, il consistente surplus commerciale cinese dovrebbe fornire dei buoni fondamentali a sostegno del renminbi nel breve termine. Guardando al futuro, riteniamo probabile un’ulteriore flessibilità nella valuta visto che la PBoC prosegue nel suo percorso di riforme orientate al mercato, sebbene questo possa portare in teoria nuova volatilità valutaria.
LEGGI ANCHE: Perché la Cina è diversa
La Cina continua ad avere un ventaglio di opzioni a disposizione tra le sue politiche per sostenere la crescita. Lo scorso 25 agosto la PBoC ha dimostrato questa flessibilità con una riduzione di 25 punti base sul tasso annuale di riferimento per depositi e prestiti e di 50 punti base del Required Rate of Return. Nonostante questa mossa più recente da parte della banca centrale, il tasso annuale di prestiti ora al 4,6% continua a permettere ampi margini di manovra ai politici cinesi per ulteriori allentamenti monetari, se ritenuti necessari. Inoltre, ci aspettiamo si prendano misure sul fronte fiscale, con spese mirate ad investimenti infrastrutturali attraverso strumenti finanziari del governo locale (Local Government Financing Vehicles) in tandem con l’attuazione del programma di swap del debito LGFV, iniezioni di liquidità alle banche e un aumento nel ricorso a partnership tra settore pubblico e privato su diversi progetti. Riteniamo che, tutte insieme, queste misure stimolino la domanda di investimenti e siano un traino per la spesa pubblica e privata minimizzando allo stesso tempo la possibilità di allocazione impropria del capitale.
A questo punto è utile ricordare che la Cina sta attraversando un sostanziale riequilibrio della sua economia. Lungo questo processo, è chiaro che ci siano alcuni ostacoli alla crescita. In parte il dato recente sul PMI manifatturiero potrebbe essere sintomatico del riequilibrio in atto. Con i nuovi minimi toccati dall’indice PMI manifatturiero Caixin/Markit, forse la reazione dei mercati non è ingiustificata. D’altra parte però uno sguardo all’indice PMI dei servizi Caixin/Markit mostra condizioni più ottimiste, con l’indice che ha raggiunto un picco da 11 mesi a questa parte a quota 53,8. Se può essere troppo presto per trarre delle conclusioni, tutto ciò è indicativo del fatto che è in corso il previsto cambiamento di baricentro nell’attività economica in Cina da investimenti in asset fissi (infrastrutture) verso un consumo interno di beni e servizi.
Più a lungo termine, ci attendiamo che l’insieme degli elementi delineati produca una crescita più sostenibile ed orientata alla qualità. Rispetto a questo scenario, non c’è stato un cambiamento tangibile nelle nostre posizioni.