NAVIGA IL SITO

C'è un rischio recessione negli Usa?

I recenti deterioramenti di alcuni indicatori anticipatori (sia nel settore servizi sia in quello manifatturiero) hanno reso concreto il rischio di una recessione negli Usa

di Mauro Introzzi 23 feb 2016 ore 11:38

Da più parti si sente parlare di "rischio recessione" per gli USA. I recenti deterioramenti di alcuni indicatori anticipatori (sia nel settore dei servizi sia in quello manifatturiero) hanno reso concreto il rischio di una flessione del Pil americano. Lo sostiene anche Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors.

Secondo l'analista l’andamento evidenziato di recente dall’indice ISM manifatturiero sarebbe "particolarmente preoccupante" per le seguenti ragioni:

- In primo luogo, l’indice è sceso a un livello che segnala una contrazione dell’attività manifatturiera. Stando agli ultimi dati disponibili la produzione industriale, che comprende in larga parte l’attività manifatturiera ma anche quella mineraria ed estrattiva, nonché i servizi di pubblica utilità, è diminuita per la prima volta dalla Crisi Finanziaria Globale.

- In secondo luogo, data l’indicazione di una contrazione dell’attività manifatturiera, nei prossimi mesi il calo della produzione industriale subirà probabilmente un’accelerazione.

usa2_1Il rischio di una flessione del Pil - secondo l'esperto di ETHENEA - è quindi diventato concreto. Longchamp evidenzia come tutte le recessioni del periodo post-bellico (le cui date di inizio e fine sono definite in via ufficiale dal National Bureau of Economic Research, NBER) sono state accompagnate da una contrazione della produzione industriale (figura sotto), ma non sempre è accaduto l’opposto. Nel 25% dei casi, una recessione industriale non si traduce in una contrazione del Pil. I dati suggeriscono quindi che vi è un 75% di probabilità che si verifichi una recessione economica negli Stati Uniti nei prossimi mesi.

GRAFICO - Il ciclo del Pil industriale negli Stati Uniti (1954-2015)

pil-usa-1945-2015

L'economista evidenzia poi che gli investimenti in attrezzature produttive – una modesta ma essenziale componente del Pil che rispecchia la spesa per investimenti – fungono da meccanismo di trasmissione dalla produzione industriale ai cicli del Pil. Secondo i più recenti dati sul Pil, nel quarto trimestre gli investimenti in attrezzature hanno evidenziato un andamento piatto. Questo rallentamento corrobora la convinzione che il mercato del lavoro statunitense sia destinato a perdere slancio durante l’anno.

Nell'analisi sono stati inclusi anche gli aspetti occupazionali:

Le richieste iniziali di indennità di disoccupazione hanno smesso di diminuire e l’occupazione nel settore manifatturiero è in calo. Si deve tuttavia riconoscere che oltre il 90% dei nuovi posti di lavoro lo scorso anno è stato creato nel terziario privato, un settore di attività che non dovrebbe subire alcuna contrazione nell’immediato. Di conseguenza, i dati sull’occupazione non agricola rimarranno verosimilmente elevati, sia pur con una perdita di dinamismo.


Alla luce di questo scenario, secondo Longchamp è improbabile che quest’anno la Fed proceda a un inasprimento aggressivo, come suggeriscono le più recenti dichiarazioni del FOMC. Un dollaro forte sarebbe controproducente per i comparti manifatturieri statunitensi, già interessati da una decelerazione, nonché per le economie le cui valute sono collegate al dollaro, come la Cina e la maggior parte dei paesi esportatori di petrolio.

Ed ancora:

Finché l’occupazione si conferma solida e la crescita rimane sul giusto binario, la Fed potrebbe ritoccare nuovamente i tassi. A nostro avviso, due rialzi rappresentano il massimo che la banca centrale USA può realizzare quest’anno. Negli ultimi tre mesi del 2015 il Pil ha registrato una crescita dello 0,7%, un risultato deludente rispetto ai trimestri precedenti. Come mostra la composizione della crescita, i consumi continuano a fornire un contributo determinante. Le esportazioni nette e le scorte sono diminuite, mentre gli investimenti sono rimasti nel complesso invariati. I consumi privati rappresentano circa due terzi del Pil statunitense e negli ultimi anni sono stati un volano di crescita fondamentale. Da un’analisi dettagliata si evince una somiglianza tra l’attuale ciclo dei consumi e quelli degli ultimi 15 anni, poiché in tutti i casi i consumi dei servizi hanno svolto un ruolo trainante. Nel ciclo più recente, iniziato nel 2012, i consumi hanno evidenziato un’accelerazione proprio grazie ai servizi, mentre i consumi di beni sono cresciuti a un ritmo costante. Questa osservazione spiega potenzialmente l’ampia divergenza tra la produzione manifatturiera e i consumi. Si noti che la recente crescita di questi ultimi è ascrivibile principalmente agli acquisti di servizi sanitari, il cui andamento ha seguito da vicino l’implementazione dell’Obamacare. Ma l’aspetto per noi più importante è l’evidente rallentamento dell’attuale ciclo dei consumi, che implica un imminente consolidamento della crescita.
Tutte le ultime su: macroeconomia usa
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.