Le borse hanno voglia di salire. Hanno ragione?
Per affrontare questa fase di mercato, è necessario agire con metodo e razionalità, perchè comprare quando lo stanno facendo tutti senza soppesare, comporta molti rischi, oltre alle opportunità
di Redazione Soldionline 14 giu 2023 ore 13:26I principali mercati azionari internazioni si avviano a chiudere la prima metà del 2023 con forti rialzi, beneficiando anche del recupero messo a segno nei primi giorni di giugno.
Tuttavia, Alessandro Fugnoli - strategist di Kairos - nel podcast “Al 4° piano” ha definito l'attuale scenario confuso e contraddittorio, con i mercati che, senza clamore, continuano a salire lo stesso, trainati della tecnologia, dall’intelligenza artificiale e, in Europa, da tutti i settori legati alle esportazioni verso una Cina in ripresa. Di conseguenza, secondo lo strategist, si riaffaccia il fenomeno “Fear of missing out”, vale a dire la paura di perdere il rialzo.
Nell'analisi seguente Alessandro Fugnoli spiega che, per affrontare questa fase di mercato, è necessario agire con metodo e razionalità, perchè comprare quando lo stanno facendo tutti senza soppesare, comporta molti rischi, oltre alle opportunità.
I cicli di rialzo azionario iniziano in sordina, quasi timidamente. Il mercato è ancora frastornato dal ribasso precedente, la paura domina i pensieri di tutti, le perdite bruciano ancora. Inoltre, i segnali di ripresa dell’economia sono confusi e contraddittori. Non c’è un miglioramento chiaro, ma solo un attenuarsi dei segnali negativi.
Ecco perché la prima parte di un rialzo è spesso descritta, usando un’espressione inglese, come l’arrampicarsi su un muro di preoccupazione.
È stato così, a ben vedere, da ottobre a oggi. Le borse hanno continuato a salire, ma lo hanno fatto con poca convinzione e mille perplessità. Si è temuta la recessione, si è guardata con disappunto la discesa troppo lenta dell’inflazione, si è paventata la crisi bancaria, si è pensato alla discesa degli utili e, fino all’inizio di giugno, si è immaginata perfino la possibilità di un default americano in caso di mancato accordo sull’innalzamento del tetto all’indebitamento.
I mercati, senza clamore, hanno però continuato a salire lo stesso, trainati dal fascino irresistibile della tecnologia, dell’intelligenza artificiale e, in Europa, di tutti i settori legati alle esportazioni verso una Cina in ripresa.
Nelle ultime sedute questo rialzo si è fatto corale, allargandosi a tutti i settori. A questo punto è rispuntata la Fear of missing out, la paura di perdere il rialzo conosciuta con l’acronimo di FOMO. È la seconda fase di un rialzo azionario, quella in cui chi era rimasto alla finestra a guardare con il portafoglio scarico si fa prendere dalla paura di rimanere troppo indietro ed entra in gioco, rincorrendo il rialzo e alimentandolo.
Di per sé FOMO non è una buona guida per l’azione. Le sue ragioni non nascono da una seria analisi del contesto macroeconomico, ma dal panico. E come il panico è spesso cattivo consigliere nei momenti in cui il mercato si avvita in un ribasso, così può esserlo quando induce all’acquisto senza che ci siano altre solide motivazioni.
Per essere chiari, non è che manchino in questo momento motivi per essere ragionevolmente costruttivi sull’azionario. La crescita economica ha segno positivo, la temuta discesa degli utili rispetto all’anno scorso è quasi impercettibile, le banche centrali principali sono vicine alla conclusione del ciclo di rialzo dei tassi, il mercato del lavoro è solido e la crisi delle banche è rimasta circoscritta.
Se si vuole acquistare sulla base di queste ragioni si agisce con metodo e razionalità. Se si corre invece a comprare solo perché lo stanno facendo tutti e non si soppesano, oltre alle opportunità, anche i rischi, allora bisogna essere consapevoli del fatto che i momenti di FOMO sono interessanti e spesso proficui per un trader, ma non sempre lo sono per un investitore che guardi al medio termine.
E non bisogna dimenticare che qualche rischio, all’orizzonte, rimane. Il ciclo di rialzo dei tassi non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti restrittivi sulle economie, mentre il permanere di tensioni inflazionistiche nei servizi sposta in là nel tempo l’avvio di un ciclo di tagli dei tassi.
Il mercato obbligazionario è in questo momento più prudente dell’azionario e quello delle materie prime sconta addirittura un rallentamento della crescita globale, proprio quello che il mercato azionario sembra escludere.
Come si vede è nel complesso una situazione con alcune luci, ma anche con alcune ombre che per il momento restano sullo sfondo, ma che è giusto tenere in considerazione. Siamo passati dall’idea di una recessione dietro l’angolo all’idea che la recessione non arriverà mai. La situazione rimane però fluida e un atteggiamento equilibrato rimane altamente raccomandabile.