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Borse europee: cosa fare dopo il rimbalzo?

Molto semplice: decidete sulla base della crescita economica e dei dati concreti (rileggetevi il dato francese per la produzione industriale) e non sulla base delle parole dei politici e di Draghi

di Redazione Soldionline 11 feb 2016 ore 09:16

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO

1.     Yen sotto 113 stamattina.
E’ lo yen che fa scendere la Borsa USA ieri e l’Asia stamattina. Al di là del breve termine, bisognerà tenere conto che il Giappone è su una strada senza uscita, con Abe e Kuroda ormai privi di credibilità. Sarà uno dei temi per l’intero 2016   [importante per: equity, obbligazioni e valute (globale)].

2.     Yellen: “ritorna alla casella del VIA”. Come abbiamo scritto ieri mattina, Yellen al Congresso si è concentrata sul tema “crescita economica” lasciando da parte l’argomento inflazione: scrive Yellen che “ongoing employment gains and faster wage growth should support the growth of real incomes and therefore consumer spending, and global economic growth should pick up over time, supported by highly accommodative monetary policies abroad,” . Allo stesso tempo, come avevamo scritto ieri mattina nella seconda sezione, Yellen non ha voluto (potuto) assumere un tono troppo morbido e soft, per non destabilizzare il dollaro USA, che è già debole di suo, e non alimentare così il caos valutario   [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].

3.     S&P 500: ancora in questione 1880. Un segnale tecnico importante (grafico sotto) su cui torneremo domani  [importante per: equity, obbligazioni e valute (globale)].

4.     Borse europee: cosa fare dopo il rimbalzo? Molto semplice: decidete sulla base della crescita economica e dei dati concreti (rileggetevi ieri il dato francese per la produzione industriale, cercandolo sul web) e non sulla base delle parole dei politici e di Draghi. I portafogli di Recce’d sono costruiti così, e fino a oggi hanno funzionato. Quanto a Draghi, bisogna cominciare a capire dove andrà uscito dalla BCE, e chi prenderà il suo posto   [importante per: equity, obbligazioni e valute (globale)].

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L’OPERATIVITA'
La guerra delle valute è arrivata? Nuovi minimi stamattina per lo yen giapponese contro dollaro USA. Come abbiamo scritto ieri, lo yen contro dollaro è certamente una opportunità operativa, anche se nel breve termine noi di Recce’d ci aspettiamo interventi ufficiali, e forse coordinati tra le Banche Centrali, a sostegno della valuta giapponese. Dal punto di vista grafico (primo grafico) la valuta giapponese sembra pronta per un forte rialzo. Ma ci sono insegnamenti che arrivano dallo yen e che possono essere estesi, in modo utile, alla intera gestione del portafoglio: guardate il secondo grafico, che racconta come ha reagito lo yen alla notizia che la Banca Centrale del Giappone ha adottato, per la prima volta nella sua storia, tassi ufficiali di interesse negativi. Non solo lo yen è andato nella direzione opposta a quella che tutti i commentatori avevano (da mesi) anticipato, ma ha pure toccato il minimo dal novembre 2014, ovvero da quando fu annunciata la seconda fase del QE di Abe e Kuroda. Attenzione quindi: quelli che a marzo vi diranno che la nuova iniziativa di Draghi implica, obbligatoriamente, un euro più debole contro dollaro potrebbero subire la medesima, violenta smentita.

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L'ANALISI
Ancora quella parola con la “R”: ma stavolta parliamo di Europa. Nelle ultime settimane, in Eurozona, abbiamo visto quello che, secondo molti, “non poteva succedere”: i differenziali di rendimento tra i Titoli di Stato dei Paesi Periferici e la Germania si sono allargati proprio mentre Draghi sta comperando, ogni mese, grandi quantità proprio di quei Titoli di Stato di bassa qualità. Le cause? Possiamo citarne molte tra quelle che abbiamo letto un po’ dovunque, dalle nuove regole per il bail-in bancario al totale fallimento delle ultime mosse di Draghi (del dicembre 2015) e Kuroda (poche settimane fa: the Bank of Japan’s failure to gain any traction by cutting interest rates below zero last month was the trigger for the latest crisis, undermining faith in the magic of global central banks. “That was unquestionably the straw that broke the camel’s back. It has created havoc,” ).  Ma tutti possono capire che la realtà è un’altra, e che la fragilità dimostrata dalla Eurozona anche durante questa crisi (sette delle dieci Borse che hanno perso di più nel 2016 sono europee) è dovuta al fatto che l’economia resta debole, cresce poco, e resta sotto i livelli raggiunti prima della Grande Crisi del 2008-2009. Se l’economia reale crescesse, problemi come i crediti inesigibili del sistema bancario si risolverebbero da soli, le obbligazioni subordinate bancarie non farebbero più paura, e la politica della BCE (per quanto comunque dannosa) risulterebbe almeno giustificata.

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