Borsa Usa: impazzano i tech
Come interpretare i recenti movimenti delle Borse, con l’Europa scossa dalle notizie italiane e gli USA che vedono salire a nuovi massimi assoluti il Nasdaq?
di Valter Buffo 6 giu 2018 ore 08:06Commento giornaliero di www.recce-d.com
Come interpretare i recenti movimenti delle Borse, con l’Europa scossa dalle notizie italiane e gli USA che vedono salire a nuovi massimi assoluti il Nasdaq? Tutto il Mondo è aggrappato a quello che fa New York, almeno fino a oggi: il rimbalzo, piuttosto debole, della Borsa USA negli ultimi due mesi ha... tenuto in piedi la baracca, ma è evidente il contrasto con il peggioramento del quadro circostante (dai tassi di interesse alla politica internazionale al rischio Emergenti al petrolio in altalena fino all’Italia).
La domanda che è più che lecito farsi è: chi o che cosa tiene su lo S&P 500? Per capirlo, andiamo a scomporre il mercato: e vediamo subito che ci sono soltanto due componenti in rialzo, ovvero le “small caps” (le società a piccola capitalizzazione) da un lato, e pochi titoli Tech dall’altro. Insomma, gli investitori investono sulle componenti più rischio dell’indice, e vendono le altre (visto che alla fine dei conti l’indice generale NON si è mosso).
Per quale ragione? Perché l’investitore finale è spinto in questo modo dalle Reti di vendita, che puntano tutto, come in un casinò, sui guadagni di breve e brevissimo termine, che poi come abbiamo visto a fine gennaio vengono spazzati via in poche ore.
Per i titoli FAANG, per la verità, va fatto un discorso più ampio: si tratta di una moda che dura da molti mesi, per non dire da un paio di anni, e che nel corso del 2017 è stata di fatto il solo ed unico elemento trainante della Borsa USA.
Si tratta di un vero e proprio “innamoramento folle” degli investitori individuali verso questi titoli, che negli ultimi mesi (primo grafico in basso) è stato anche il sostegno principale il supporto che ha evitato allo stesso mercato di scendere. Storie di innamoramento, nel passato, ce ne furono molte: ieri il Financial Times ricordava i titoli Nifty-Fifty, veri dominatori degli Anni Sessanta e poi crollati nei due decenni successivi, come ci racconta anche con il secondo grafico qui sotto.
The Faangs are not yet as absurdly overvalued as the dotcoms were in 1999 before the bursting of the bubble. I do not want to make that provocative comparison. But the Nifty Fifty stocks of the late 1960s, which like the Faangs were held at the time by investors to have something like fail-safe business models that would grow impervious to the economic cycle, do seem to offer a great comparison. After leading the market for years, they tanked in spectacular fashion, far worse than the stock market as a whole, as the 1970s economic malaise set in. (…) If you examine the actual price-earnings ratios of the Nifty Fifty stocks, the 25 stocks with the highest ratios (averaging 54) yielded only about half the subsequent return as the 25 stocks with the lowest price-earnings ratios (Those stocks that sustain growth rates above the long-term average are worth their weight in gold, but few live up to their lofty expectations.averaging 30). So, although these growth stocks as a group were worth more than 40 times earnings, they should not be considered buys “at any price”.
Fonte: Bespoke
Fonte: Reuters
Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 6 giugno 2018, abbiamo trattato i seguenti temi:
- Italia con il nuovo Governo, ma non è finita l’incertezza: e l’indice di Milano oscilla vicino ai 22 mila punti
- La Borsa di New York parte al rialzo come (quasi) ogni settimana, e poco me ogni settimana si ferma: una anomalia? Una manipolazione?
- Questa settimana importanti dati macro dalla Cina: bilancia commerciale e prezzi al consumo
- SEZIONE L'OPERATIVITA' - questa settimana sul piano operativo ci occupiamo ancora del BTp e della Borsa di Milano
- SEZIONE L'ANALISI - il tema della nostra Analisi questa settimana sarà l’economia degli Stati Uniti