BCE, tapering o non tapering?
Gli operatori non prevedono novità importanti alla politica monetaria nella riunione di giovedì 20 ottobre. Mario Draghi, ha ribadito che il Quantitative Easing andrà avanti almeno fino a marzo 2017
di Edoardo Fagnani 17 ott 2016 ore 14:51L’appuntamento principale della settimana sui mercati finanziari è quello della riunione della BCE, che giovedì 20 ottobre comunicherà le proprie decisioni in materia di politica monetaria.
Gli operatori non prevedono novità importanti alla politica monetaria, considerato che nel recente meeting del Fondo Monetario Internazionale, il numero uno della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha ribadito che “il Quantitative Easing andrà avanti fino a marzo 2017 e oltre, se necessario”.
Tuttavia, Anna Maria Grimaldi, economista area euro di IntesaSanpaolo, ritiene che sia probabile che il Consiglio apra il dibattito su cosa fare dopo marzo. “Entro gennaio, il Consiglio dovrà decidere se estendere gli acquisti di 80 miliardi al mese ancora per tre-sei mesi o cominciare a scalarli, sia pure ad un ritmo molto graduale”, ha precisato Anna Maria Grimaldi.
Ecco i punti principali dell’analisi dell’economista di IntesaSanpaolo.
Alla riunione del 20 ottobre la BCE confermerà che un tapering del programma di acquisto di attività non è alle porte, mantenendo per ora aperte tutte le opzioni. La discussione su cosa fare dopo marzo 2017 probabilmente sarà già stata avviata, anche se la decisione finale sarà rimandata a dicembre o gennaio.I dati nell’ultimo mese hanno sorpreso verso l’alto. La ripresa delle quotazioni petrolifere, sostenuta dall’accordo OPEC, potrebbe favorire il conseguimento dell’obiettivo di inflazione.
Tuttavia, è ancora troppo presto per modificare la valutazione dei rischi sul ciclo.
Se i dati dovessero confermare le stime di crescita BCE di settembre, più forti di quelle di Consenso, le motivazioni a favore di un’estensione degli acquisti diverrebbero meno stringenti e il dibattito all’interno del Consiglio più acceso.
Un tapering sia pure graduale rischia di essere una scelta inevitabile se il Consiglio non si accorderà su modifiche ai parametri di intervento sui titoli di Stato, data la scarsità di carta tedesca.
Un’estensione del programma ad altre categorie di asset, come le obbligazioni bancarie, non consentirebbe comunque alla BCE di andare avanti a lungo ai ritmi attuali e potrebbe comportare una riduzione degli acquisti di governativi.