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BCE: si ripete la scena di gennaio

Draghi ci riprova: come fece a gennaio, anche ieri ha anticipato che faremo qualcosa la prossima volta. La situazione, oggi, non è però quella di gennaio

di Redazione Soldionline 23 ott 2015 ore 09:52

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO

1.     BCE: si ripete la scena di gennaio. Draghi ci riprova: come fece a gennaio, anche ieri Draghi ha anticipato che “faremo qualcosa la prossima volta”. La situazione, oggi, non è però quella di gennaio: Draghi ha già sparato una volta col bazooka, e da allora si sono eviti effetti molto modesti su crescita del GDP, inflazione e credito alle imprese. Draghi è certamente un maestro nell’ottenere il massimo dalla “politica degli annunci”, ma nel passato gli effetti di questa politica si sono esauriti nel breve termine: non vediamo ragioni per pensare che questa volta andrà diversamente. Insomma, è uno spettacolo già visto, e tuttavia è molto importante per la psicologia dei mercati e per i nostri portafogli. I fatti di ieri hanno creato nuove opportunità operative e nei prossimi quindi giorni i nostri portafogli modello potrebbero tornare molto aggressivi, come erano tra marzo ed aprile scorso. Tornando alla BCE, la sola leva che può effettivamente controllare (attraverso i tassi negativi: grafico in basso) è quella del cambio, che questa mattina è a 1,1100 contro USD: ma si scontra con la esplicita opposizione di Giappone ed USA. Come scriviamo da giorni, ci aspettiamo un’impennata della volatilità dei cambi a breve  [importante per: equity, valute e obbligazioni (globale)].
2.     Utili trimestrali: quali segnali. Molti i dati positivi di ieri: solo Caterpillar ha deluso le aspettative, mentre sono piaciuti i dati di Mc Donalds, ma soprattutto quelli pubblicati dopo la chiusura da Microsoft, Amazon ed Alphabet (ex Google). In tutti e tre i casi, abbiamo registrato un utile superiore alle attese, per effetto di una migliore gestione finanziaria e in particolare dei costi. L’argomento merita un’analisi di dettaglio, che i nostri Cliente riceveranno in una e-mail riservata [importante per: equity (globale)]

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L’OPERATIVITA'

Il settore bancario: che succede in Italia.
Abbiamo trattato, da lunedì, del settore bancario in Eurozona, sul quale i nostri portafogli modello hanno una posizione SHORT: oggi ci soffermiamo in particolare sulla situazione in Italia. In Italia il settore dovrà affrontare nei prossimi anni una profonda ristrutturazione, con l’aggregazione tra gruppi maggiori e la probabile scomparsa dal panorama nazionale di un grande numero di banche medie e piccole: in questo senso, si era espresso in pubblico anche Draghi lo scorso mese di marzo. Va detto subito, però, che si tratterà di operazioni mirate alla razionalizzazione dei costi, e non a un rilancio strategico. Insomma, non è da qui che possiamo aspettarci un rilancio dell’attività bancaria, ed in particolare della creazione di credito (primo grafico in basso), tema su cui intervenne in giugno anche Olivier Blanchard, capo economista del FMI:

The chief economist of the International Monetary Fund, Olivier Blanchard, points at the weakness of the banking sector, and to the difficulty of supplying credit to the real economy, as one of the main hurdles to the Italian economic recovery. “One of the problems of Italy is banks’ ability to supply credit, worse than in the other large eurozone countries,” Blanchard said. “Stricter regulations on non-performing loans and improvements to insolvency and foreclosure procedures would provide banks with stronger incentives to accelerate the disposal of these loans,” the IMF said. Impaired loans and weak banks represent a handicap for the transmission of ECB’s monetary policy, according to Thomas Helbling, another economist at the IMF.

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In questa chiave, ci sono grandi aspettative intorno alla creazione della “bad bank”, che libererebbe capitale da impiegare in nuova attività di credito: potrebbero nascere nuove opportunità per chi investe in azioni ed obbligazioni bancarie? Noi riteniamo che, se il credito che va alle aziende rimane in diminuzione anche ad oggi (dati BCE), dopo due operazioni LTRO ed una operazione massiccia di QE, le ragioni sono diverse dalla disponibilità di capitale per il credito, e hanno invece a che vedere con le strategie ed il management. Piuttosto che alle opportunità, il nostro suggerimento agli investitori è quello di misurare con attenzione i rischi delle banche italiane.

L'ANALISI
Parliamo (per una volta) di Italia. 
Ieri le dichiarazioni di Draghi hanno prodotto una riduzione di circa 20 punti base nei rendimenti dei BTp decennali (e quindi, un guadagno sul prezzo di circa 2 lire): però, anche alla luce dei dati che abbiamo esposto martedì, mercoledì e giovedì in questa sezione del bollettino quotidiano, c’è da chiedersi se anche questa volta si rischia di vedere i prezzi delle obbligazioni tornare indietro, come un boomerang, come accadde in aprile e maggio (sarà bene ricordare che in quei mesi la Cina c’entrava nulla, anzi andava ancora benissimo). Per concludere il lavoro che abbiamo iniziato lunedì scorso sul debito Italia ed i Titoli di Stato, vogliamo riassumere qui i risultati principali: senza una crescita economica più sostenuta, l’Italia è destinata a incontrare nuovi e più gravi problemi sul suo debito, perché negli ultimi anni la situazione non è per nulla migliorata, nonostante un “surplus primario” che è di certo un segnale “virtuoso” ma che nella sostanza modifica di poco i termini del problema. Una crescita economica più rapida non potrà essere innescata dai rendimenti più bassi delle obbligazioni: quell’effetto, se mai c’è stato, lo abbiamo già speso negli ultimi due anni. Come abbiamo già detto, un tasso di sviluppo vicino a zero non risolve nulla: come vedete nel grafico in basso, tutta la Eurozona è cresciuta, dal 1999 ad oggi, ad un ritmo che è di poco superiore allo 1%, ed è quella la radice profonda dei problemi che dobbiamo affrontare. Si torna quindi a parlare delle cosiddette “riforme strutturali”, che si citano sempre ma che nessuno sa che cosa siano: per noi investitori, fino a che non si vedranno quelle riforme, si continuerà a camminare su un filo sottile.

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