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BCE, quando cambierà la politica monetaria?

Secondo Anna Grimaldi (economista area euro IntesaSanpaolo) la BCE manterrà inalterato il programma di acquisti fino a fine 2017, ma ritiene che “il Consiglio avvii per tempo il dibattito sull’uscita”

di Edoardo Fagnani 8 mar 2017 ore 14:11

“La riunione di marzo della BCE sarà interlocutoria. Il Consiglio prenderà atto dei progressi dell’economia reale e probabilmente rivedrà al rialzo le stime di inflazione 2017”. Questa è in sintesi l’idea di Anna Grimaldi, economista area euro di IntesaSanpaolo. Secondo l’esperta la BCE manterrà inalterato il programma di acquisti fino a fine 2017, ma ritiene che “il Consiglio avvii per tempo il dibattito sull’uscita”, in quanto i mercati dovranno arrivare preparati a questa soluzione. 
Nell’analisi seguente Anna Grimaldi spiega nei dettagli quale potrà essere la politica monetaria della BCE nei prossimi mesi.

Per quanto ancora la BCE potrà mantenere lo status quo?

banca-centrale-europeaLa bassa inflazione core e i rischi per la crescita derivanti dall’elevato grado di incertezza politica in Europa offrono un appiglio al fronte meno interventista del Consiglio per preservare l’ampio grado di stimolo monetario almeno fin dopo le elezioni tedesche.
Riteniamo che la BCE manterrà inalterato il programma di acquisti fino a fine 2017. I verbali della riunione di gennaio indicavano che vi era un consenso ampio sull’opportunità di mantenere inalterato il programma di acquisto fino a dicembre. Tale posizione è stata confermata nelle ultime settimane dalle dichiarazioni di alcuni membri del Consiglio. Lautenschläger (Comitato Esecutivo), generalmente un falco, ha dichiarato che le misure adottate dalla BCE sono appropriate per sostenere la ripresa e garantire un ritorno duraturo. Lautenschläger si è detta però felice del rialzo dell’inflazione headline e fiduciosa che le misure adottate consentiranno di tornare stabilmente al target e che lo stimolo andrà quindi rimosso tempestivamente. Tuttavia, ci sembra ragionevole che il Consiglio avvii per tempo il dibattito sull’uscita, dal momento che i mercati andranno preparati. Nowotny ha indicato come data possibile giugno, quando lo scenario macro sarà più chiaro e le elezioni francesi saranno concluse si spera senza sorprese. Le misure non convenzionali attualmente in essere sono il programma di acquisti, il regime di tassi negativi, l’assegnazione piena sulle aste di rifinanziamento.
La BCE ha già tracciato in un certo senso la sequenza di uscita dalle misure non convenzionali indicando che “i tassi rimarranno sui livelli attuali o più bassi fin dopo la fine degli acquisti”. L’assegnazione piena dovrebbe rimanere in essere fino a fine 2018.
Nessuno membro del Consiglio ha sinora ipotizzato un rialzo dei tassi prima della fine degli acquisti, coerentemente con la strategia ipotizzata finora. Persino Weidmann ha detto che non sarebbe assurdo ipotizzare un rialzo dei tassi nel 2019. Anche la FED, dopo la fine degli acquisti, ha aspettato un anno prima di alzare i tassi. Si potrebbe argomentare che i tassi sono negativi e no a zero con implicazioni non trascurabili per assicurazioni, fondi pensioni, fondi di mercato monetario oltre che per le banche. Anche ipotizzando una fine più graduale degli acquisti, un contestuale rialzo dei tassi verso lo zero imporrebbe un forte impulso restrittivo, che riteniamo sia ancora prematuro data l’incertezza sulla dinamica dell’inflazione core. Per il momento ci sembra ragionevole che la BCE segua la sequenza indicata per uscire dalle misure straordinarie quando i tempi saranno maturi.

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La discussione sull’uscita è già iniziata ma per ora riguarda la guidance sui tassi

Va però preso atto che la discussione sull’uscita è già iniziata. Per il momento, il dibattito riguarda la guidance sui tassi ed in particolare il riferimento “a tassi più bassi rispetto ai livelli attuali”. Lo scorso 10 febbraio, Mersch (Comitato esecutivo), tendenzialmente falco, ha dichiarato che la BCE deve escludere “senza indugio” tale riferimento per preservare la credibilità della comunicazione della Banca centrale. Sembrerebbe che Mersch avesse suggerito di eliminare il riferimento già a dicembre. Weidmann ha dichiarato che la BCE deve rimanere coerente nel messaggio sulla politica monetaria riportando maggiore simmetria nella comunicazione ed è probabile che si riferisse al bias inflazionistico nella guidance sui tassi. Lane (Irlanda) ha dichiarato, invece, che non vede la necessità di modificare la guidance sui tassi, pur indicando come poco probabile un ulteriore taglio del tasso sui depositi.
Ci sembra quindi probabile che, alla riunione di marzo, la BCE discuta modifiche alla guidance sui tassi. Non escludiamo che possa rimuovere il riferimento a tassi più bassi già la prossima settimana. Escludere ulteriori tagli del tasso sui depositi potrebbe infondere fiducia sulla solidità della ripresa e non dovrebbe generare un aumento dei tassi a breve, in particolare se Il Consiglio riafferma l’impegno a non alzare il tasso sui depositi fin dopo la fine degli acquisti. D’altra parte, sarebbe comprensibile se la BCE preferisse attendere fino alla riunione di giugno, quando l’esito delle elezioni francesi sarà noto e vi sarà maggiore chiarezza sullo scenario. Si tratterebbe in ogni caso del primo passo formale verso una graduale rimozione di uno stimolo monetario senza precedenti. La riduzione degli acquisti dovrebbe essere la mossa successiva ed il nostro scenario centrale rimane di graduale chiusura del programma entro fine 2018.

 

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