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Banche centrali sempre più aggressive ma sempre meno credibili?

Permangono ancora dei segnali di tensione. A distanza di otto anni dalla crisi finanziaria, i mercati e le economie dipendono ancora fortemente dalla politica monetaria

di Redazione Soldionline 15 apr 2016 ore 11:04

A cura di Patrice Gautry, Chief Economist e di Jean-Sylvain Perrig, CIO di Union Bancaire Privée – UBP

I mercati azionari hanno riportato un aumento di oltre il 15% dai bassi livelli di febbraio, tuttavia permangono ancora dei segnali di tensione e le previsioni per l’economia globale sono state riviste al ribasso. A distanza di otto anni dalla crisi finanziaria, i mercati e le economie dipendono ancora fortemente dalla politica monetaria.

banca_12All’indomani della crisi del 2008, tassi d’interesse inferiori e iniezioni di liquidità hanno costituito uno stimolo all’economia statunitense; queste stesse misure però adottate anche in Europa e Giappone stanno avendo delle difficoltà nel mettere a segno una qualunque spinta prolungata all’attività economica. Di conseguenza, la Banca Centrale Europea (Bce) e la Bank of Japan (BoJ) hanno adottato misure sempre meno convenzionali, facendo uso di tassi negativi e di acquisti di bond del settore privato non appartenenti al comparto finanziario. Ancor più degno di nota è il fatto che alcuni membri dell’Eurotower non escludono più l’adozione di una “helicopter money”, che consisterebbe nella distribuzione di moneta direttamente alle famiglie, nella speranza di guidare l’inflazione al rialzo.

Una tale proposta, che va sia contro il mandato della Bce sia contro la teoria monetaria, non solo mostra l’effetto limitato che possono avere le misure di politica monetaria prese singolarmente, ma potrebbe anche distruggere la fiducia nella moneta legale in assenza di stimoli all’attività economica. Sebbene le decisioni delle banche centrali, guadagnando del tempo, stiano dando ai mercati un po’ di rassicurazioni di breve termine, è tuttavia improbabile che tali soluzioni siano efficaci nel corso di un periodo prolungato e la loro credibilità di medio periodo è quindi a rischio.

Anche con tassi d’interesse molto bassi, il debito dei Paesi sviluppati è troppo pesante e sta ostacolando la loro ripresa. La crescita di questi mercati dovrebbe essere minore del 2% nel 2016, malgrado gli aiuti ripetuti da parte delle banche centrali. Inoltre, le politiche di bilancio non sono espansive e non sono in grado di supportare la domanda finale. Ciò nonostante, la recessione e la deflazione diffusa dovrebbero essere evitate.

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