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Azioni Europa, sconto ingiustificato rispetto agli USA?

I titoli europei quotano a sconto del 33% sugli omologhi statunitensi sulla base del rapporto prezzo/utili (P/E). I motivi che portano a considerare maggiormente le aziende europee nei portafogli di investimento

di Redazione Soldionline 5 lug 2018 ore 10:57

I titoli europei quotano a sconto del 33% sugli omologhi statunitensi sulla base del rapporto prezzo/utili (P/E). Lo scarto tra le valutazioni azionarie di Europa e Stati Uniti è al livello più elevato registrato dal 2003, quando raggiunse il 38%”.

È quanto mette in evidenza Ann Steele, gestore di portafoglio senior, strategia pan-europea, di Columbia Threadneedle Investments. Tuttavia, l’esperta ritiene che questa differenza sia ingiustificata, in quanto lo scenario di riferimento è notevolmente migliorato negli ultimi mesi e a livello aziendale un numero crescente di imprese sta pubblicando risultati superiori alle attese.

Nell’analisi seguente Ann Steele spiega i motivi che portano a considerare maggiormente le aziende europee nei portafogli di investimento.

 

L'atteggiamento della maggior parte degli investitori globali nei confronti delle azioni europee può essere sintetizzato con una sola parola: apatia.

 

schema-investimentoA causa di questa mancanza di entusiasmo, il mercato azionario europeo ha sottoperformato l'Indice MSCI World nel corso dell'ultimo anno. I titoli europei quotano a sconto del 33% sugli omologhi statunitensi sulla base del rapporto prezzo/utili (P/E). Lo scarto tra le valutazioni azionarie di Europa e Stati Uniti è al livello più elevato registrato dal 2003, quando raggiunse il 38%.

 

Questo orientamento negativo ignora i fatti.

Per quale motivo dunque l'Europa viene trascurata in una fase di accelerazione della crescita? Sembra che le percezioni radicate siano dure a morire.

 

Molti investitori globali ritengono che il continente sia privo di società tecnologiche in rapida crescita, che tenda a risentire del rafforzamento dell'euro e che rischi di essere spaccato da forze populiste.

Nel far questo, perdono l'opportunità di investire in aziende di fama mondiale che beneficiano di un mercato nazionale in rapida ripresa.

 

Inoltre, con il rafforzamento della crescita economica e della fiducia di consumatori e imprese le dinamiche politiche stanno passando in secondo piano. In Europa la disoccupazione sta diminuendo altrettanto velocemente che negli Stati Uniti. L'establishment suscita minore ostilità in presenza di un benessere economico diffuso. Se questa traiettoria positiva continua, è probabile che il rischio politico diminuisca notevolmente.

 

Lo scarso favore accordato all'Europa dagli investitori ha creato ottime opportunità di generazione di valore per gli stock picker attivi in grado di vedere oltre l'apatia prevalente. Un'opportunità che, a nostro avviso, non durerà a lungo.

 

A livello aziendale un numero crescente di imprese sta pubblicando risultati superiori alle attese. Ci aspettiamo un'espansione media degli utili del 10-12% nel 2018, in seguito alla crescita del 15% messa a segno nel 2017.

Diversamente da quanto accade negli Stati Uniti, che stanno lentamente abbandonando l'esperimento monetario dell'era post crisi, la politica monetaria nell'eurozona rimarrà accomodante almeno sino alla fine dell'anno. Le aziende che generano liquidità in eccesso in un contesto di bassi tassi d'interesse tenderanno probabilmente a incrementare i dividendi e ad effettuare acquisizioni strategiche, con ricadute positive sui corsi azionari.

 

Tuttavia, non è solo la crescita in Europa che ci rende fiduciosi.

Quello europeo è un mercato eterogeneo e maturo in cui si trovano aziende globali di alta qualità con marchi rinomati in tutto il mondo, come il produttore di abbigliamento Moncler, la casa automobilistica Ferrari e il gruppo di beni di lusso LVMH. Si tratta in tutti i casi di società eccezionali destinate a beneficiare non solo della ripresa economica europea, ma anche della crescita globale.

 

Queste imprese leader a livello mondiale non ricevono dagli investitori l'attenzione che meritano per il solo fatto di essere europee. Tali anomalie non dureranno per sempre.

Non è chiaro però quale sarà il catalizzatore per una rivalutazione dell'Europa. I responsabili dell'asset allocation potrebbero guardare al mercato europeo con occhi nuovi se la fase rialzista innescata dall'insediamento di Trump negli Stati Uniti iniziasse a perdere slancio. In alternativa, potrebbe bastare il solido miglioramento del quadro e dei fondamentali macroeconomici per indurre gli investitori a riconsiderare un'esposizione alle azioni europee.

 

Inoltre, di recente i mercati globali hanno perso terreno a causa dei toni sempre più accesi associati a una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti riguardo alle importazioni di una vasta gamma di prodotti, dai semi di soia agli aeromobili. Benché sia difficile formulare congetture sull'esito dei negoziati commerciali, le aziende europee potrebbero trovarsi a beneficiare della situazione (ad esempio, è possibile che i vettori cinesi ordinino un maggior numero di aerei Airbus a scapito di Boeing).

 

Nel frattempo, gli investitori a lungo termine dovrebbero ricordare che lo sconto valutativo dell'Europa rispetto agli Stati Uniti è ingiustificato e presumibilmente destinato ad avere vita breve. Noi restiamo ottimisti e convinti che, per gli investitori attivi, l'economia europea offra un'opportunità per costituire posizioni a lungo termine in società di alta qualità.

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