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Azioni, cosa aspettarsi dopo la recente correzione?

Generali Investments hanno segnalato che la volatilità azionaria ha riportato, negli ultimi due giorni, oscillazioni più consistenti di ogni altra variabile finanziaria

di Redazione Soldionline 8 feb 2018 ore 11:02

La pesante correzione subita dai mercati azionari nei primi giorni di febbraio ha cambiato completamente l'umore degli investitori, abituati a uno scenario caratterizzato da brillanti performance e da una volatilità finanziaria estremamente contenuta.
Gli esperti di Generali Investments hanno segnalato che la volatilità azionaria ha riportato, negli ultimi due giorni, oscillazioni più consistenti di ogni altra variabile finanziaria.
Come comportarsi, quindi, in questo nuovo scenario? Gli esperti hanno segnalato che gli eventi degli ultimi giorni ci impartiscono delle lezioni che possono essere usate per affrontare questo difficile scenario.

 

grafico-borsaLe prospettive per il mercato nell’immediato appaiono incerte, poiché è difficile identificare gli effetti a catena che una correzione così brusca nel breve termine può provocare. Il patrimonio in gestione dei prodotti strutturati che vendono volatilità è stato praticamente spazzato vita, e questo dovrebbe essere un fattore stabilizzante. Inoltre, questa settimana i rendimenti obbligazionari sono scesi poiché gli investitori sono andati alla ricerca della sicurezza. Questo meccanismo di auto-correzione potrebbe favorire la stabilizzazione del mercato azionario.

 

Non dimentichiamoci però che gli ETF azionari globali hanno registrato massicci afflussi a gennaio (oltre 100 miliardi di dollari); nell’immediato futuro potremmo assistere a una parziale inversione di tendenza. Gli investitori fast money (tra cui i fondi hedge) potrebbero dunque andare alla ricerca di una copertura. Infine, il brusco rialzo della volatilità azionaria potrebbe portare alla riduzione della leva finanziaria e del rischio nei fondi quantitativi (es. Risk Parity e Equity Volatility Control), provocando ulteriore debolezza nell’azionario nel breve periodo. Mentre questa correzione offrirà delle opportunità di acquisto agli investitori a lungo termine come noi, approfittare del crollo resta un esercizio pericoloso.

 

Gli eventi degli ultimi giorni ci impartiscono delle lezioni che possiamo usare per affrontare questo difficile scenario:

  • Ricordano agli investitori che la struttura del mercato si è indebolita. Le banche d’affari hanno ridotto i loro portafogli di trading; le norme hanno reso gli investitori a lungo termine più sensibili alle oscillazioni mark-tomarket; le strategie sistematiche espongono più frequentemente i mercati globali a brusche correzioni che si autoalimentano; gli investimenti passivi sono cresciuti molto, anche nei settori tradizionalmente meno liquidi come il credito high yield, rendendo più difficile l'uscita dal mercato in caso di inversione di rotta del sentiment. La leva finanziaria record nel settore non finanziario (governo, famiglie e imprese) è un altro elemento di fragilità. In tale contesto, l’agilità è una qualità fondamentale: la diversificazione, la copertura e l’allocazione tattica sono cruciali nel processo di investimento.
  • Questo ciclo ha registrato volatilità oltre i minimi. Il 2017 è stato caratterizzato da una crescita robusta, da una bassa inflazione e dalla persistente prudenza delle banche centrali. Nel 2018 assisteremo a una ripresa delle pressioni inflazionistiche cicliche, con la graduale chiusura delle politiche monetarie accomodanti da parte delle banche centrali. Il percorso verso la normalizzazione è ben circoscritto e lascia poco margine di errore.
  • Nello stesso tempo, soprattutto come investitori a lungo termine, dobbiamo riconoscere che non ci sono state notizie negative sul fronte finanziario, macroeconomico o politico che hanno dato il via alla price action a cui abbiamo assistito. É vero invece il contrario: gli indicatori dell’attività economica segnalano un’ulteriore accelerazione e una crescita globale sincronizzata. Anche il rialzo dei tassi di interesse è trainato dai fondamentali economici positivi, compresa la prevista normalizzazione della politica monetaria che è stata eccessivamente accomodante per molto tempo.
  • Le valutazioni di molti strumenti finanziari sono abbastanza tirate ed esposte alla normalizzazione dei rendimenti obbligazionari reali. Il rendimento complessivo in futuro sarà più basso rispetto agli ultimi dieci anni.
    • Confermiamo la view difensiva nei mercati del reddito fisso. La flessione a breve termine dei titoli di Stato offrirà l’opportunità di vendere.
    • Nell’azionario, quest’anno continuiamo a prevedere rendimenti bassi ma positivi per le azioni (pressoché invariati negli Stati Uniti, +5-6% nell’Eurozona). Il recente sell-off è seguito a segnali di esuberanza a gennaio, ma molto probabilmente non rappresenta l’inizio di una fase ribassista del mercato. Il nostro scenario centrale resta invariato poiché le prospettive di crescita e degli utili sono ancora molto positive, indipendentemente dal deterioramento delle condizioni finanziarie dell'ultimo periodo. È diminuita molto la correlazione tra settori azionari, per cui assume particolare importanza la diversificazione, così come la selezione di titoli e settori.
    • Altri strumenti esposti al rischio sembrano relativamente sicuri, ad esempio gli spread sull’investment grade europeo dovrebbero restare molto contenuti poiché la BCE continua a offrire il suo supporto tecnico.
  • Il principale rischio fondamentale riguarda certamente le sorprese al rialzo dell’inflazione. L’inflazione negli Stati Uniti è scesa costantemente lo scorso anno ma oggi sembra risalire. Persino in Europa gli indicatori anticipatori dell’inflazione puntano al rialzo. Un incremento dell’inflazione renderebbe le banche centrali meno accomodanti e le costringerebbe ad accelerare la rimozione degli stimoli monetari. Questo farebbe salire i tassi reali a lungo termine (ancora molto bassi), gravando potenzialmente sulle valutazioni delle diverse asset class.
  • Mentre l’attenzione si rivolge ora alla volatilità azionaria, la volatilità dei tassi è l’indicatore che gli investitori globali dovranno monitorare nel 2018. La volatilità dei tassi è salita molto dai minimi record nell’ultima settimana ma resta alquanto contenuta in base agli standard storici. Quest’anno considereremo ogni aumento di rilievo nella volatilità dei tassi come un fattore scatenante per ridurre le posizioni rischiose.

 

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