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Azionario value, chi è in cerca di occasioni guardi all’Europa

Ben Arnold (Schroders) ha evidenziato che l’indice statunitense Russell 1000 value ha un P/E a 12 mesi di 16,5, mentre l’equivalente in Europa si aggira intorno agli 11

di Redazione Soldionline 11 ago 2022 ore 12:07

Il ribasso registrato da inizio anno sui principali mercati europei ha aperto diverse occasioni di investimento, in particolare tra i titoli cosiddetti value.

Ben Arnold - Investment Director di Schroders - ha evidenziato che l’indice statunitense Russell 1000 value ha un P/E a 12 mesi di 16,5, mentre l’equivalente in Europa si aggira intorno agli 11. Secondo l'esperto questo significa che i titoli value in Europa sono molto poco considerati.

Nell'analisi seguente Ben Arnold fornisce alcuni motivi per cui investire nei titoli value europei, prediligendoli a quelli statunitensi.

 

azioni_6Sono stati anni difficili per i titoli a buon mercato in Europa. Pochissimi, se non nessuno, i titoli azionari dei mercati sviluppati su cui il mercato è così pessimista da aver subito un declassamento negli ultimi cinque anni, sia in termini assoluti che relativi. (Si parla di derating quando il rapporto P/E di un’azione si riduce a causa di una prospettiva cupa o incerta).

Tanto per rendere l’idea, l’indice statunitense Russell 1000 value ha un P/E a 12 mesi di 16,5, mentre l’equivalente in Europa si aggira intorno agli 11. Questo enorme differenziale dimostra che un titolo a buon mercato negli Stati Uniti è tenuto molto più in considerazione di un titolo a buon mercato in Europa; i titoli value in Europa sono molto poco considerati.

 

I due punti precedenti mostrano che esistono temi generali simili negli Stati Uniti e in Europa, ma che in quest’ultima sono più estremi.

Tuttavia, osservando la crescita degli utili per azione degli indici Eurostoxx value e growth a partire dal 2017, i primi due punti sembrano del tutto illogici. Negli ultimi cinque anni, le società europee più economiche hanno registrato una crescita degli utili superiore a quella delle loro controparti in crescita. Si tratta di un fenomeno prettamente europeo, che non si riscontra in altri mercati sviluppati come gli Stati Uniti, dove i titoli growth hanno registrato una crescita degli utili superiore.

I cinici potrebbero dire che ciò è dovuto all’effetto di partire da una base bassa, dato che si parte nel 2017, proprio quando il mining cycle è diventato positivo. Ma abbiamo analizzato questa situazione su più periodi di tempo e abbiamo ottenuto lo stesso risultato.

Vale anche la pena notare che il periodo favorevole per il value era già in atto prima del COVID-19. Non è tutto merito del rimbalzo degli utili, dell’inflazione delle materie prime e dei tassi d'interesse che hanno favorito il value dopo la pandemia: in questo quinquennio, quindi, i veri titoli in crescita in Europa, almeno in termini di fondamentali, sono stati i titoli value.

 

Tirando le somme, c’è un motivo convincente per ritenere che il value in Europa sia piuttosto interessante: valutazioni assolute quasi al minimo, livelli record di sconto relativo sulla crescita e una dinamica positiva degli utili relativi.

Questa visione, tuttavia, non è ampiamente condivisa. In effetti, guardando ai flussi e alle allocazioni degli investitori, l’Europa è uno dei mercati azionari più trascurati al mondo. Forse non per molto.

La titolarità dell'analisi che qui riportiamo è dell'autore della stessa, e l'editore - che ospita questo commento - non si assume nessuna responsabilità per il suo contenuto e per le finalità per cui il lettore lo utilizzerà.
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