Azionario USA: che ne sarà del mercato nel dopo elezioni?
Le presidenziali americane, il cui esito sarà ufficiale il prossimo 9 novembre, sono un catalizzatore importante anche per i mercati. Come saranno i mesi immediatamente successivi alle elezioni?
di Mauro Introzzi 5 ott 2016 ore 15:14Le elezioni presidenziali americane, il suo esito sarà ufficiale il prossimo 9 novembre, sono un catalizzatore importante anche per i mercati finanziari. Sono numerose le analisi circolanti in queste settimane che si chiedono come Wall Street accoglierà l’uno o l’altro candidato e come saranno i mesi immediatamente successivi all’insediamento alla Casa Bianca del nuovo (o della nuova!) POTUS.
Contrariamente a quanto si possa pensare nelle ultime 8 elezioni presidenziali statunitensi solo in un caso su 8 il mercato azionario Usa non ha registrato un progresso il primo anno. Ed era il 2001, l’anno dello scoppio della bolla tecnologica e dell’attacco alle Torri Gemelle a New York. Questa volta però potrebbe essere diverso. Lo pensa Joe Amato, Chief Investment Officer Equities di Neuberger Berman. Ecco il parere dell’esperto:
Non è facile prevedere l’impatto che avranno le elezioni presidenziali americane. Se stiamo alle statistiche, negli ultimi 8 mandati presidenziali il primo anno di presidenza ha portato l’S&P 500 al rialzo con performance davvero robuste, con una crescita media del 20% ed in altri casi superiore al 30%. Soltanto nel 2001, durante la bolla tecnologica, l’anno ha chiuso in negativo. Questa tendenza positiva potrebbe in parte derivare dal fermento che precede le elezioni oppure dalla riduzione dell’incertezza politica o ancora semplicemente da un pizzico di ottimismo legato all’inizio di un nuovo mandato. Può sembrare un’idea semplicistica ma alla fine le elezioni tendono ad essere di stimolo al mercato azionario.
E questa volta sarà diverso? La preoccupazione principale è la percezione negativa da parte degli elettori sia di Hillary Clinton sia di Donald Trump, che hanno i rating sfavorevoli più alti di ogni altro candidato presidente nella storia contemporanea. Indipendentemente da chi sarà eletto, la rabbia residua del partito uscito perdente potrebbe intensificare uno stallo già consolidato.
Questo si lega alle prospettive di uno stimolo fiscale, idealmente nella forma di nuova spesa per le infrastrutture o di un accordo per il rimpatrio degli utili societari. Restiamo scettici su quest’ultimo fronte e riteniamo che i politici potrebbero fare affidamento sul denaro facile reso possibile dalla Federal Reserve per salvarli insieme al resto dell’economia. Se a Washington non ci saranno grandi manovre, pare plausibile che il Pil resti incagliato al 1-2% per il prossimo anno.
Una crescita del genere, esigua, naturalmente non è di grande sostegno per il comparto azionario. Abbiamo rivisto al ribasso il nostro giudizio sull’azionario statunitense per i prossimi 12 mesi per un insieme di ragioni: valutazioni care, tassi d’interesse che riteniamo si alzino di poco e la volatilità che si accompagna alla stagnazione degli utili.
Saremmo tentati di minimizzare gli effetti delle elezioni presidenziali, cambiare canale e concentrarci esclusivamente sui fondamentali che di certo influenzano i mercati. Ma c’è un momento in cui lo scontro elettorale e i probabili stalli pesano sulle attese degli utili futuri e sul trend di crescita. Il mio “passaggio dell’Ave Maria” (nel football americano è un tipo di passaggio molto lungo e quasi senza speranze) è che queste elezioni smuoveranno le cose tanto da far lavorare i politici insieme, almeno per un po’ di tempo, per far fronte ai problemi.