Azionario Italia, opportunità nelle mid e small cap?
Il 4° trimestre del 2023 si è aperto con una correzione del mercato azionario italiano, che potrebbe preludere a un periodo di incertezza negli ultimi mesi dell’anno
di Redazione Soldionline 4 ott 2023 ore 13:21Il 4° trimestre del 2023 si è aperto con una correzione del mercato azionario italiano, che potrebbe preludere a un periodo di incertezza negli ultimi mesi dell’anno, anche perché non sono ancora chiare le dinamiche future sui tassi di interesse.
A questo proposito, Massimo Trabattoni – Head of Italian Equity di Kairos – ha segnalato la forte sottoperformance registrata da inizio anno dalle mid e small cap rispetto alle società a maggiore capitalizzazione. Di conseguenza, secondo l’esperto, negli ultimi mesi del 2023 potrebbero aprirsi opportunità per incrementare l’esposizione nelle società a piccola e media capitalizzazione, approfittando delle valutazioni estremamente a sconto.
Nell’analisi seguente Massimo Trabattoni fornisce alcune indicazioni su come selezionare queste aziende.
Il quarto trimestre dell’anno si preannuncia come ancora connotato dall’incertezza sulla pre-sumibile dinamica futura dei tassi di interesse, che rimane legata alla resilienza delle pressioni inflattive. Da una parte la Fed ferma temporaneamente il suo ciclo di rialzo dei tassi, dall’altra la BCE ha effettuato quello che il mercato ha interpretato come l’ultimo aumento di 25 punti base in favore di un approccio che in entrambi i casi sarà da qui in avanti data dependent: ciò significa che non è da escludere che le due Banche Centrali possano ricominciare ad aumentare i tassi, ma ciò avverrà solo in caso di evidenza empirica di rinnovate pressioni inflazionistiche. Il primo settore a risentire del movimento dei tassi è quello dei finanziari che da inizio anno ha trainato la performance degli indici delle large cap italiane. Da qui in avanti l’outlook sul mondo bancario, pur rimanendo solido, necessita di incorporare alcuni elementi di cautela. Infatti, il grosso dell’aumento tassi (e del conseguente repricing delle attività bancarie) è ormai alle spalle, mentre la remunerazione dei depositi deve ancora essere incrementata e corrisposta: si prospetta dunque un’inevitabile contrazione del margine d’interesse, cui potrebbe ragionevolmente affiancarsi un parallelo aumento degli accantonamenti in caso di recessione.
Fatte queste dovute precisazioni, la nostra aspettativa è che il momentum sui finanziari, per quanto destinato a normalizzarsi, rimanga ancora positivo per i prossimi mesi: infatti, dopo una tale sovraperformance da inizio anno, le paure su repricing della raccolta e del costo del credito sono comprensibili, ma riteniamo che per qualche mese siano destinate a rimanere solo timori che non si concretizzeranno. Pertanto, ci aspettiamo che il mercato continui a preferire questi nomi almeno finché non avrà trovato valide alternative, per le quali sarà necessaria una maggiore visibilità sulla tenuta del ciclo macro.
È d’altro canto ormai evidente la forte sottoperformance registrata da inizio anno dalle mid e small cap rispetto alle large cap, che è riconducibile alla generalizzata incertezza macroeconomica oltre che al rialzo tassi, che tende a penalizzare nomi con connotati più quality/growth come le PMI italiane.
Di conseguenza, l’ultimo trimestre dell’anno potrebbe essere un’ottima finestra d’acquisto per incrementare l’esposizione alle società a piccola e media capitalizzazione approfittando delle valutazioni estremamente a sconto cui questi nomi trattano al momento. A tal fine ribadiamo l’importanza della conoscenza del tessuto imprenditoriale italiano per individuare quei nomi recentemente penalizzati dalla generalizzata compressione dei multipli scatenata dal brusco rialzo dei tassi, ma i cui fondamentali sono rimasti solidi e pertanto lasciano intuire che l’azienda sarà in grado di continuare a consegnare i risultati attesi dagli investitori.
Prospetticamente vediamo un’opportunità nell’incremento dell’esposizione alle società dalle quali ci aspettiamo delle performance interessanti da qui ai prossimi 12 mesi: si tratta di società di qualità, con bilanci solidi che hanno saputo superare il recente aumento dell’inflazione e i molteplici shock da supply chain, grazie alla resilienza dei margini che spesso dominano la nicchia di mercato in cui operano.
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