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Azionario europeo, gestibile un rialzo dei tassi di 50 punti base

Secondo Andrea Scauri (Lemanik) occorre procedere con rotazioni settoriali e aggiustamenti di portafoglio che consentano di cavalcare un mercato ancora decisamente rialzista nel 2022

di Redazione Soldionline 7 feb 2022 ore 11:46

Le riunione della BCE del 3 febbraio 2022 ma soprattutto la successiva conferenza stampa di Christine Lagarde ha innervosito gli operatori, sui timori di un aumento dei tassi di interesse nel 2022 più consistente rispetto alle previsioni. In particolare, sui mercati azionari sono scattate le vendite e lo spread tra Btp e Bund si è allargato notevolmente, arrivando a toccare i 160 punti base.
Tuttavia, Andrea Scauri - gestore azionario Italia ed Europa di Lemanik – ritiene questo scenario ampiamente gestibile, procedendo con rotazioni settoriali e aggiustamenti di portafoglio che consentano di cavalcare un mercato che – secondo l’esperto – sarà decisamente rialzista nel 2022.
Nell’analisi seguente Andrea Scauri segnala anche due elementi di criticità.

 

bce-buildingLa BCE seguirà la FED e aumenterà i tassi di interesse. Tuttavia un incremento di 50 punti base nel 2022, come si attende il mercato, è ampiamente gestibile attraverso rotazioni settoriali e aggiustamenti di portafoglio che consentano di cavalcare un mercato ancora decisamente rialzista nel 2022.
Dopo aver tenuto una linea molto ferma fino a non più tardi di due settimane fa, con un atteggiamento molto accomodante che si leggeva nelle parole di Christine Lagarde, nella riunione del 3 febbraio la BCE ha capitolato lasciando intendere un possibile rialzo dei tassi di interesse, che il mercato ha già prezzato in almeno 50 punti base nel corso del 2022.

Alla base, probabilmente, c’è stata una spinta da parte dei paesi nordici ad abbandonare l’atteggiamento ultraespansivo tenuto finora dalla Bce. In ogni caso, in un contesto di crescita come quello attuale, con le società che stanno riportando utili molto forti per il 2021, un aumento dei tassi di questa entità è assolutamente controllabile da parte del mercato azionario europeo, che può ancora contare su stimoli fiscali importanti, legati alla messa a terra del Recovery fund. Mentre, al contrario, gli Usa hanno già beneficiato degli importanti incentivi fiscali generati negli ultimi due anni.

Quindi la Bce seguirà la Fed nel ritoccare i tassi di interesse, anche se con un ritmo probabilmente meno forte: bisognerà quindi verificare se la domanda continuerà a essere sostenuta per far crescere gli utili nel 2022.
Alla luce di questa situazione abbiamo venduto tutta la componente industriale growth del nostro portafoglio azionario e ci siamo riposizionati in maniera decisa sulla componente value, che si traduce principalmente in banche, assicurazioni e materie prime, che in un mercato ancora molto volatile dovrebbero vedere una revisione dei multipli, legata alle aspettative di risalita dei tassi di interesse, sovraperformando i titoli growth.

Ci aspetta una volatilità nettamente più alta rispetto al 2021, ma attraverso le rotazioni settoriali e gli opportuni aggiustamenti di portafoglio è possibile andare a trovare quelle opportunità che potranno beneficiare ancora di un bull market europeo nel 2022.
Restano due elementi di criticità. Da un lato, il tema geopolitco legato alle tensioni tra Russia e Stati Uniti sull’Ucraina, che in caso di escalation colpirà soprattutto l’Europa, e, dall’altro lato, il possibile ulteriore de-rating dei titoli tecnologici, che, trattando a multipli molto elevati, sono più esposti all’irripidimento della curva dei tassi, come sta avvenendo negli Usa con il Treasury

 

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