Azionario, cautela dopo il rally del 1° semestre 2023
La performance delle azioni è stata sostenuta dal calo dei tassi di mercato, fattore che ha parzialmente controbilanciato l’indebolimento degli utili corporate
di Redazione Soldionline 4 lug 2023 ore 11:37I mercati azionari hanno chiuso il 1° semestre del 2023 con performance positive. In particolare, il FTSEMib – il principale indice di Borsa Italiana – ha terminato la prima metà dell’anno con un rialzo superiore al 19%.
Secondo Matt Nest - CFA Head of Active Global Fixed Income di State Street Global Advisors - la performance delle azioni è stata sostenuta dal calo dei tassi di mercato, fattore che ha parzialmente controbilanciato l’indebolimento degli utili corporate.
Tuttavia, l’esperto non ritiene che il rally delle azioni sia in grado di continuare per tutto il resto del 2023; nell’analisi seguente Matt Nest spiega il motivo di questa affermazione.
I titoli azionari hanno registrato un trend sostanzialmente positivo nel 2023, nonostante la crisi del settore bancario che ha messo sotto pressione i mercati a marzo. La performance delle azioni è stata sostenuta dal calo dei tassi di mercato, fattore che ha parzialmente controbilanciato l’indebolimento degli utili corporate. Tuttavia, non riteniamo che il rally delle azioni sia in grado di continuare per tutto il resto del 2023.
Il rialzo del mercato azionario statunitense è stato guidato da un ristretto gruppo di titoli large cap che hanno beneficiato del calo dei tassi e degli utili che hanno superato le attese riviste al ribasso. Per la restante parte dell’anno prevediamo un ulteriore indebolimento degli utili. Temiamo il peggioramento dei fondamentali, l’indebolimento della domanda a causa dell’inasprimento delle condizioni finanziarie e le elevate pressioni sui margini dovute a livelli di inflazione ancora elevati.
La nostra view è più costruttiva sui titoli azionari europei, dove privilegiamo un’allocazione overweight. Le aspettative relative agli utili e alle vendite in Europa continuano a sorprendere al rialzo e i mercati dell’area offrono uno sconto significativo rispetto alle azioni statunitensi. A nostro avviso, inoltre, un contesto inflazionistico modesto è vantaggioso per gli asset value, e l’Europa presenta una percentuale relativamente più elevata di questi ultimi all’interno degli indici di mercato.
Prevediamo una certa volatilità tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, quando l’economia dovrà affrontare l’inasprimento delle condizioni di accesso al credito, la crescita debole e le tensioni geopolitiche. Con valutazioni ancora elevate, a nostro avviso c’è meno spazio per una sostenuta rivalutazione dei titoli azionari. Riteniamo infatti che la performance delle azioni sarà superiore quando gli investitori avranno fiducia nel fatto che la crescita economica tornerà ai livelli tendenziali, con un anticipo di sei-nove mesi rispetto al trend. Tuttavia, grazie al momentum positivo e al posizionamento moderato degli investitori, abbiamo investito in azioni in modo tattico e le nostre allocation riflettono questo posizionamento di breve termine.
Continueremo a monitorare con attenzione le allocazioni, tenendo sotto controllo i fattori macroeconomici: il ritmo della disinflazione, la risposta delle banche centrali e l’entità del rallentamento economico. Anche se le valutazioni dei mercati emergenti (EM) rimangono interessanti e i fattori di qualità sono attualmente positivi, riteniamo che il debole momentum dei prezzi e il calo del sentiment possano influire negativamente sull’outlook in generale. Il previsto calo del dollaro dai massimi del 2022 si è rivelato più lento del previsto e le aspettative sugli utili sono inferiori rispetto a quelle di Stati Uniti ed Europa, per cui manteniamo un atteggiamento prudente.
Ci sono ragioni per essere ottimisti sulla Cina. La riapertura di Pechino e l’impegno della People’s Bank of China e del governo cinese a ricorrere alla politica monetaria e fiscale per raggiungere un tasso di crescita del 5% rappresentano una contropartita all’outlook contrastante per gli altri paesi dell’universo emergente. Tuttavia, preferiamo rimanere in posizione defilata fino a quando non avremo maggiore fiducia nei target di crescita cinesi, pur tenendo d’occhio le delicate relazioni tra Stati Uniti e Cina.
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