Stress test bancari: dobbiamo preoccuparci?
Mancano poche ore alla diffusione degli esiti sugli stress test di EBA e BCE sulle principali banche del Vecchio Continente. Questi esami devono preocupare?
di Mauro Introzzi 2 nov 2018 ore 15:21Mancano poche ore alla diffusione degli esiti sugli stress test di EBA e BCE sulle principali banche del Vecchio Continente. Questi esami devono preocupare? Le banche risulteranno solvibili nelle varie simulazioni di difficoltà economiche? Se l'è chiesto Steve Hussey, Head of Financial Institutions Credit Research di AllianceBernstein.
Ecco il report del gestore:
Gli stress test condotti dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) su 49 banche in tutta Europa renderanno ulteriormente evidente la resilienza del settore bancario del Vecchio Continente di fronte a potenziali shock sistemici. La maggioranza di questi istituti di credito hanno infatti continuato a rafforzare il loro livello di Common equity tier 1 (CET1), capitale che generalmente rappresenta il primo buffer atto ad assorbire eventuali perdite, nel caso si rivelasse necessario. I risultati degli stress test sono spesso usati dalle autorità come input per definire lo SREP dei singoli istituti e, in particolare, i requisiti di capitale Pillar2.
Anche se non ci aspettiamo che gli stress test si rivelino di particolare importanza per gli investitori, la loro rilevanza nella definizione dello SREP li rende fondamentali per capire potenziali ritorni sul capitale. I test danno inoltre una visione approfondita di quanti titoli sovrani siedono in pancia agli istituti di credito e questo è molto utile per saggiare e capire la relativa interconnessione tra le banche e il Paese nel quale sono domiciliate. Ciò è importante soprattutto in Paesi come l’Italia, dove i titoli di Stato sono sottoposti a forte pressione.
I diversi gradi di resistenza dei coefficienti CET1 nei differenti scenari di stress verrà valutato molto attentamente per osservare quali banche sono ancora relativamente fragili davanti ai rischi sistemici simulati dal test. Gli istituti con buffer relativamente limitati, o che devono affrontare il paragone con un risultato 2016 debole, saranno le più esposte al rischio headline. In particolare, i sospetti ricadono su alcune banche italiane e tedesche di seconda fascia che potrebbero evidenziare qualche problema. A prescindere da ciò, non è nell’interesse del regolatore provocare il fallimento di una banca (e la conseguente risoluzione). I test sono da leggere solo come uno strumento del regolatore per spingere gli istituti a un maggiore consolidamento del capitale.
L’adeguatezza di capitale delle banche, e la relativa solidità, appare scollegato dal prezzo delle loro azioni, sul quale al momento pesano le preoccupazioni per l’aumento del rischio geopolitico, per le aspettative di rialzo dei tassi e per la paura che i titoli di stato domestici detenuti dagli istituti possa causare loop negativi in alcuni stati.