Attenti al pil di Eurozona
Non è solo Draghi: sono tantissimi a raccontare e scrivere che la situazione in Eurozona è perfettamente sotto controllo. Purtroppo, non è vero per nulla
di Redazione Soldionline 13 nov 2015 ore 09:23Commento giornaliero di www.recce-d.com
I TEMI DEL GIORNO
1. Uno stallo che non è calma. Ripetiamo qui il medesimo titolo di ieri mattina, perché poi tutti hanno visto durante la giornata che è proprio così. Per i molti che ci hanno chiesto “ma da dove è partito il ribasso”, visto che durante la mattina Draghi aveva sparso parole di zucchero, indichiamo prima di tutto il petrolio (grafico sotto); e dopo il petrolio, il continuo calo delle aspettative per la crescita, di cui il nostro daily ha scritto solo due giorni fa [importante per: equity, valute e obbligazioni (globale)].
2. Attenti al GDP di Eurozona oggi. Non è solo Draghi: sono tantissimi a raccontare e scrivere che la situazione in Eurozona è perfettamente sotto controllo. Purtroppo, non è vero per nulla, e non solo perché in Portogallo monta la fazione anti-Euro mentre i Grecia Tsipras come previsto non riesce a governare. Il fatto che che i dati peggiorano ed i problemi crescono: ieri mattina al Parlamento Europeo Draghi ha dovuto ammettere pubblicamente che l’inflazione è fuori dal suo controllo “Signs of a sustained turnaround in core inflation have somewhat weakened (…) Downside risks stemming from global growth and trade are clearly visible.” E pochi minuti dopo è arrivato il dato di una produzione industriale di Eurozona in calo per il secondo mese consecutivo: gli indici PMI continuano a raccontare di un futuro migliore, che poi però non si vede mai, e a questo punto per noi è ormai cero che oggi il dato di Eurozona per il GDP farà segnare un rallentamento. Per tutti gli investitori c’è una sola domanda da farsi: ma davvero volete aspettare che arrivi qualcuno a dirvi che è successo “l’imprevedibile”, come a marzo per il crollo delle obbligazioni e poi a maggio per la Grecia? Non è meglio rendersi conto che i problemi non sono mai stati risulti, e che è inevitabile rivederli a breve in prima pagina sui giornali? Che senso ha preoccuparsi dei propri investimenti sempre e solo dopo che i fatti sono già successi? [importante per: equity, valute e obbligazioni (Euro)].
3. Le vendite al dettaglio e Borsa USA. Dudley, Bullard ed Evans: tre uomini Fed che ieri, in corso,hanno spiegato ai mercati che il rialzo di dicembre è già deciso, e che ce ne saranno poi altri. Ripetiamo: la notizia qui non è il rialzo, è che hanno deciso che l’economia va bene così, diciamo con una “crescita moderata”, non si cerca più la “accelerazione”. La Fed pensa che adesso l’economia può reggere i Fed Funds allo 1% [importante per: equity, valute ed obbligazioni (USA)]
L’OPERATIVITA'
Questa settimana torniamo ad occuparci di Borse. Molti tra i nostri lettori più attenti hanno già compreso che il lavoro di messa a punto di questa settimana ci porta a concludere che ci sono ragioni forti per mantenere, anche oggi dopo il rimbalzo, una posizione SHORT sui maggiori indici di Borsa, in particolare su S&P 500 ed Eurostoxx. Ma il lavoro non si esaurisce qui: i portafogli di Recce’d, e lo RNI in particolare, prenderanno a fine 2015 posizione su alcuni settori, negli USA come in Europa, perché noi vediamo nel 2016 un ritorno della divergenza settoriale. In altre parole: la fine della stagione delle “politiche monetarie non convenzionali” (già nei fatti negli USA, e molto vicina anche in Giappone e Eurozona, per mancanza di risultati) eliminerà quella situazione per cui “tutto sale e tutto scende insieme”. Ecco un esempio di ciò che più volte vi abbiamo scritto sul Blog: non è vero che se gli indici di mercati rimangono fermi, oppure scendono, siete costretti a perdere denaro. E’ stato così per un paio d’anni, ma mai prima, e mai dopo. Per questo motivo ieri abbiamo sottolineato come ci sia stata poca corrispondenza tra i dati trimestrali dei vari settori ed il loro andamento di Borsa: quella è una grossa opportunità operativa, perché quelle cose stanno per cambiare.
L'ANALISI
Cina: tutto si muove. Il lavoro di questa settimana a che cosa è servito: a mettere sotto gli occhi del lettore dati concreti, che ci dicono che la Borsa non è la sola causa di instabilità per la Cina, e per i mercati finanziari di tutto il mondo. Rischi arriveranno dallo yuan, se il dollaro continuerà a rafforzarsi. E molti rischi arriveranno dal mercato obbligazionario, che forse è il vero punto debole. A fronte della tenuta, ed anzi del rialzo, dei prezzi delle obbligazioni di Stato, si è già registrato un netto calo dei prezzi (rialzo dei rendimenti) per le obbligazioni con un rating più basso, ovvero di qualità più bassa. Il grafico qui sotto ci è utile per fornire ancora un dato concreto su questo problema: su un totale di obbligazioni emesse che sopra i 22 mila miliardi di yuan, ben 50 mila miliardi fanno capo ad aziende debitrici per le quali il servizio del debito (interessi) costa più del margine operativo, o EBIT. Chiudiamo quindi la settimana con la certezza di avere chiarito che, quando si leggono dati dalla Cina che annunciano un rallentamento della crescita, la mente deve tornare a questo grafico, ed immaginare che la soglia (la linea orizzontale qui) che ci dice quali sono le Società il cui debito è sostenibile si abbassa in modo progressivo. E’ un esempio evidente di come i dati macroeconomici non devono mai essere letti solo con in mente il quadro macro, bensì anche imprese, famiglie, debitore pubblico, e così via.