"Atene sta precipitando, ma fin qui tutto bene"
Dopo l’annuncio dell’accordo Europa – Grecia, il premier greco Alexis Tsipras canta vittoria e, non potendo abbandonare i toni populisti pena pesanti attacchi dall’opposizione di Syriza, parla di battaglie e di guerra
di Redazione Soldionline 24 feb 2015 ore 14:40A cura di Gian Paolo Bazzani, AD di Saxo Bank Italia
“È come la storiella di quello che precipita dal trentesimo piano e giunto al ventesimo dice: fin qui tutto bene. Dopo l’annuncio dell’accordo Europa – Grecia, un’estensione degli aiuti ad Atene per quattro mesi durante i quali riceverà ulteriori 7,2 miliardi di euro,. L’accordo, al di là dei numeri e della durata, è di natura essenzialmente politica ed ha il solo scopo di non far collassare già a marzo l’intero sistema creditizio greco.
Ma Atene non ha troppe ragioni per esultare. Tsipras puntava ad avere molto più tempo, invece, in cambio della proroga agli aiuti, il governo ellenico oggi dovrà presentare il piano per il rientro nei parametri.
Una sconfitta per il nuovo governo. L’arroganza greca è stata assai poco gradita e i ministri di alcuni paesi hanno reagito con particolare durezza. Se quella del tedesco Schaeuble non sorprende, la reazione di Spagna e Portogallo pare sia stata di un’inaspettata durezza.
Già oggi quindi i greci presenteranno una “prima lista di riforme” ai creditori che lo esamineranno in tempi brevi per giungere ad un verdetto che sarà comunicato dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Se non ci sarà l’approvazione, l’accordo salta.
La lista dovrebbe comprendere lotta alla corruzione, deregulation, contrasto alla burocrazia, alle lobby (su tutte quella degli armatori), agli evasori fiscali e persino un impegno a non fermare le privatizzazioni. "Non taglieremo le pensioni e non alzeremo l'Iva", ha invece ribadito Tsipras.
GUARDA IL VIDEO: Grecia: la lista delle riforme è arrivata
Secondo le anticipazioni apparse sul sito di Bild, questi i principali punti della proposta greca:
- combattere il contrabbando di benzina, entrate supplementari: 1,5 miliardi di euro
- lotta contro il contrabbando di sigarette, per portare 800 milioni di euro
- 2,5 miliardi da un incremento della tassazione sulle fasce più ricche
- inoltre Atene vuole incassare 2,5 miliardi di euro di tasse dovute dai cittadini e dalle imprese
Parliamo di meno di 7,5 miliardi di euro per le casse di Atene, pari a circa il 2,5% del debito di 323 miliardi di euro che la Grecia deve restituire soprattutto agli altri paesi dell’eurozona (più del 60 per cento del totale), alla BCE e al Fondo Monetario Internazionale. Se sarà davvero limitato a questo, senza interventi sulla pubblica amministrazione e sulle pensioni, il piano greco non solo non sarà approvato ma porterà la Grecia al default.
Perché?
1. La Grecia è un paese di 11 milioni di abitanti e con un PIL 2014 pari a circa 180 miliardi di euro e un debito di oltre 320. Tanto per fare un paragone, la sola regione Lombardia ha un prodotto interno lordo pari a circa 300 miliardi di euro (dati Eurostat).
2. La Grecia non ha un settore industriale su cui intervenire e che possa beneficiare di una ripresa economica che si sta intravedendo nel resto d’Europa
3. Ipotizzando di destinare il 10% del prodotto interno lordo e dei “nuovi introiti” per ripagare il debito con l’Europa, entrambe le ipotesi assai estreme stante la pochezza del tessuto industriale del paese, la Grecia impiegherebbe 12-15 anni per uscire dal commissariamento e ritrovare la piena sovranità. Uno scenario semplicemente impossibile.
4. La Grecia ha più di 700mila lavoratori pubblici, su una forza lavoro di 5 milioni. Il rapporto è del 14% mentre in Italia è circa l'8% ed è già alto.
Senza riforma della Pubblica Amministrazione e delle Pensioni, la Grecia non ha speranze.
Il governo Greco deve sì negoziare con l’Europa, ma anche condividere un piano di riforme rigorose che oltre alla corruzione e all’evasione fiscale, tocchino dipendenti pubblici e pensionati e prepararsi ad un calo del reddito pro- capite che la porterà nei prossimi dieci anni ad allinearsi con altri paesi dell’Europa orientale come Ungheria, Lettonia e Russia”.