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Ancora il petrolio a dominare le giornate

Ancora una volta, è stato il petrolio a dominare la giornata: dal petrolio è partita l’inversione di tendenza che ha fatto chiudere gli USA in positivo, dopo una mattinata di vendite in Europa

di Redazione Soldionline 15 apr 2015 ore 09:21

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.     Cosa ha fatto muovere i listini ieri?
Ancora una volta, è stato il petrolio a dominare la giornata: dal petrolio è partita l’inversione di tendenza che ha fatto chiudere gli USA in positivo, dopo una mattinata di vendite in Europa. Come vedete dal grafico sotto, ora il petrolio sul Nymex è molto vicino ai massimi del 2015, e punta decisamente verso i 60$. Un livello che costringerebbe molti a rifare conti, sia per gli utili aziendali, sia per l’inflazione e la crescita [importante per: materie prime]

petrolio32.     Il sentimento degli investitori. Ieri Merrill Lynch ha pubblicato i risultati del suo sondaggio mensile tra i gestori professionali: sono molti (il 23%) quelli che credono che le Borse siano sopravvalutate ma colpisce soprattutto il dato relativo alle obbligazioni. La percentuale di quelli che giudicano le obbligazioni sopravvalutate è salita allo 84%. Ne abbiamo parlato in dettaglio la settimana scorsa, nella sezione “Operatività”, che vi invitiamo a rileggere [importante per: obbligazioni ed equity (globale)].

3.     Economia US e Eurozona. Draghi nella riunione di oggi dovrà fare i conti con le critiche che sono state mosse alla sua politica, critiche centrate sulla debolezza degli indicatori di credito (come M3) e degli indicatori di crescita economica (come ieri la produzione industriale in Eurozona): dati poco incoraggianti, dopo anni di politiche monetarie “non convenzionali”. In particolare, ieri abbiamo avuto dalla produzione industriale di Eurozona un altro segnale problematico: +1,1% di Febbraio sul mese scorso, ma calo da 1,2% a 0,3% del dato rivisto per Gennaio. Passiamo poi agli USA: era attesissimo il dato per le vendite al dettaglio, e si è visto l’atteso rimbalzo che è stato però molto meno forte di quanto si sperava, dopo ben tre mesi negativi. Ed infatti il rendimento del decennale è tonato subito sotto 1,90% [importante per: obbligazioni e valute (globale)].

petrolio-sul-nymex


L'OPERATIVITA'

Rischio di cambio: il dollaro US contro euro La sterlina resta una nostra scelta di portafoglio, anche se nel breve termine restiamo NEUTRAL: la soglia di ingresso però è vicina, e saremo operativi con posizioni LONG da 0,7450. Diverso il caso del dollaro USA, che ad oggi secondo noi resta sostenuto da fattori mal calcolati: crediamo, in altre parole, che il cambio del dollaro US oggi sconti aspettative troppo positive sull’economia (vedi anche i dati macro di ieri) e troppo pessimistiche sui tassi ufficiali di interesse (che la Fed potrebbe ritoccare una sola volta nei prossimi 12 mesi). Al di là di questi due fattori, il dollaro non ha ragioni per apprezzarsi verso euro, dato che ormai l’effetto QE di Draghi è pienamente nei prezzi. Ed aggiungiamo anche che quella vista negli ultimi mesi a noi sembra una situazione di iper-comprato: tutti sono saltati sullo stesso vagone nello stesso momento. Guardate la tabella qui sotto, che fu compilata solo tre mesi fa: tutte le grandi banche di investimento vedevano il dollaro più debole di oggi (tranne Barclays) a fine 2015. E a noi sembrano ancora appropriate quelle previsioni.

2015-major-bank


L'ANALISI
Evitare il pessimismo e anche l’ottimismo. Abbiamo iniziato a ragionare da lunedì scorso su ottimisti e pessimisti: spiegando perché non ci ritroviamo né con gli uni né con gli altri. Al contrario, noi di Recce’d pensiamo che sia l’eccessivo pessimismo, sia il generico ottimismo e la fiducia incondizionata nelle Banche Centrali siano due gravi errori nella gestione del portafoglio. Abbiamo messo in evidenza, per due giorni, l’indicatore VIX, che forse meglio di ogni altro oggi esprime in modo concreto la sottovalutazione del rischio da parte degli operatori. Ci sembra però necessario precisare che oggi, e non a nostro parere, il rischio più grosso per i mercati è quello della liquidità nel comparto obbligazionario. Lo ha detto chiaramente la Federal Reserve, lo ha scritto con toni allarmati Jamie Dimon nella lettera agli azionisti di JP Morgan (e noi ne abbiamo scritto nel Blog sul sito) e ieri lo ha ribadito anche il Capo di Prudential, un investitore istituzionale con 1000 miliardi di assets in gestione: “The biggest worry of the buy side around the world is that there has been a dramatic decline in liquidity from the sell side for many fixed income products (…) I think it’s a big risk and is one of the unintended consequences” of regulators trying to prevent another financial crisis (…) If we had a major political event or something that caused rates to spike and traders needed to get out of the current position they have, and there was a lot of people that wanted to do that, I think it would be quite difficult”. Questo perché da un lato la capitalizzazione del solo mercato obbligazionario in dollari US è cresciuta del 23% dalla fine del 2007, e nello stesso periodo i volumi scambiati sono diminuiti del 28%. Nel portafoglio dei traders primari (i grossisti del mercato) oggi ci sono 1700 miliardi di titoli, contro i 2700 miliardi del 2007.

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