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American dream: S&P500 ancora sui massimi

La borse americane salgono e il costante progresso del Pil cinese non può essere messo in dubbio solo perché tende ovviamente ad attenuarsi con il passare degli anni. Frattanto, aumenta la trasparenza finanziaria.

di Mario Elia 18 lug 2017 ore 11:58

C’è chi dice che siamo inclini a un certo pessimismo, così da indurre il lettore a una stasi che potrebbe invece trasformarsi in un investimento profittevole. Diremmo piuttosto che si tratta di prudenza, variabile in ragione dei mercati o delle singole azioni sotto osservazione.

È ovvio che non contiamo molto su Piazza Affari, che risiede in un Paese con un debito pubblico a quasi 2.280 miliardi di euro e che è vittima di una forte instabilità politica e di una burocrazia asfissiante. Ma proseguiamo nel ragionamento…

È sufficiente osservare l’indice Ftse Mib degli ultimi due anni:

indice-ftse-mib_2

Pur registrando una recente discreta ripresa è ancora incerto, non trascurando il fatto che un anno fa era sceso in zona 15mila punti.

Invece, il Dow Jones

dow-jones-industrial_4

…è di tutt’altro disegno e conferma che storicamente e mediamente le azioni Usa crescono del 10% l’anno, salvo imprevisti epocali.

Quindi, siamo più propensi a investire in Usa o in Cina piuttosto che a Milano. Le borse di Shanghai e Shenzhen evolvono verso una migliore trasparenza dei titoli e ricordiamo che gli “occhi a mandorla” hanno messo a segno la più vertiginosa crescita che si rammenti. Non dimentichiamo che dal 20 giugno scorso l’MSCI Emerging Market Index ha accolto 222 azioni cinesi di classe A.

Ma nemmeno a Milano mancano le buone occasioni, e di volta il volta le presentiamo sulla base dello stock picking che il nostro sito ci consente. Vediamo dunque l’andamento di Cattolica Assicurazioni, fondata nel 1896 a Verona. Vanta quindi oltre un secolo di vita ed è una società cooperativa (24mila soci) con 1.500 agenzie, 1.000 promotori finanziari e circa 500 consulenti.

Quotata nel segmento Mid Cap di Piazza Affari, azionista di vari istituti di credito, spazia nei settori assicurativi, immobiliari e nei servizi.

Facilmente reperibile con le banche online (ISIN IT0000784154), venerdì scorso quotava 7,30 euro. Il grafico a un anno, abbastanza eloquente, segnala una crescita costante fino alla primavera, poi un ritracciamento e un nuovo periodo di rialzi:

cattolica-ass

Dati Fondamentali

  • Market Cap: 1.266.004.092
  • P/E [2016]: 16,602
  • Dividendo: 0,35
  • Dividend Yield: 4,74 %
  • EPS [2016]: 0,438
  • Settore:FIN: assicurazioni
  • Min - Max 52 set: 5,480 - 8,340
  • Performance annua: 27,35 %

Un suggerimento: siamo in un periodo in cui le banche centrali sembrano tendenzialmente volte alla restrizione monetaria, anche perché il tassi bassi a lungo andare hanno l’effetto-paradosso di intralciare lo sviluppo industriale. Al riguardo vi invitiamo a leggere, sul nostro sito, Tre regole per gestire il portafoglio con il rialzo dei tassi.

Ora, per stare nell’argomento fin qui discusso, proponiamo un’analisi, degli ”specialists” Andrea Curti (Private Banker) e Fabio Donalisio (Market Analyst), sui Paesi in cui è oggi preferibile investire (azioni e obbligazioni).

 

Correlazione tra Economia Reale ed andamento delle Borse o no?

Se è vero che esiste una correlazione tra economia reale ed andamento delle borse si potrebbero prendere in esame due valori macroeconomici molto importanti per l’economia e che potrebbero avere anche un forte impatto sull'andamento del relativo indice azionario di riferimento; i due valori che in quest'analisi ci piace prendere in esame sono la crescita del Pil e il tasso di inflazione.

Da un punto di vista concettuale, è ragionevole pensare che un aumento del Pil di riflesso porti ad un aumento generalizzato del fatturato di tutte le aziende di quel Paese di riferimento tale per cui l'indice azionario potrebbe giovarsene; così, anche il discorso dell'inflazione dove, eventualmente in caso di parità di beni o di unità vendute da parte di un'azienda, l'aumento generalizzato dei prezzi fa aumentare il fatturato di quell'azienda stessa (Esempio: quest'anno vendo un bene che complessivamente costa 100, l'anno prossimo in caso di presenza di un'inflazione del 2%, se rivendessi quel singolo bene lo venderei a 102, con un aumento quindi del mio fatturato del 2% non derivante dall'attività tipica dell'azienda ma da una semplice ricaduta dell'inflazione sul mio prezzo finale).

Così per esempio il caso India, di cui avevamo già discusso qualche articolo fa, presenta un ottimo tasso di inflazione ed un'ottima crescita del Pil e quindi sicuramente fa ben sperare tutti coloro che selezionano eventualmente l'area geografica di riferimento dell'indice azionario indiano sulla base dei valori macroeconomici presi in esame sopra; in più anche altre numerose aree del sud-est asiatico come il Vietnam, il Bangladesh e la Malesia presentano ottimi valori macroeconomici in questi due aspetti.

Infine, volendo estendere l'analisi anche all'Europa e, oltreoceano, all'America, possiamo ancora inserire l'Irlanda ed il Messico che, nelle rispettive aree geografiche di riferimento, presentano i migliori valori macroeconomici di Pil e di tasso di inflazione in questo 2017.

E l'obbligazionario? Anche l'obbligazionario, in queste aree geografiche è di sicuro interesse: i tassi cedolari rimangono alti essendo in presenza di economie con forte tasso di inflazione che erode il potere di acquisto dei cittadini ma che, ovviamente, sono solitamente espressi in valuta locale o in dollari; l'analisi, in questo caso, deve guardare oltre, valutando quindi la necessità o meno di proteggersi dal cambio.

 

CHE DICE LA DOCHIAN STRATEGY SUL CAMBIO DI PASSO USA?

Nel precedente incontro, avevamo rilevato una corrente ribassista, espressa sia dalle medie mobili di Donchian, sia dalle “sfere di cristallo” relative alle opzioni e futures sull’S&P500. Ma il Maestro di Arthford non si è lasciato prendere in contropiede e nelle ultime sedute dell’ottava ha ispirato il seguente grafico:

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Come si nota, a partire da giovedì scorso la linea rossa ha perforato dal basso verso l’alto quella verde, buon segnale rialzista. E se qualcuno, in base al presente method fosse “entrato al ribasso”? Non avrebbe potuto, perché la descritta procedura impedisce al segnale delle medie mobili di imporre una direzione (nel caso, ribassista) se l’andamento dei mercati è di segno opposto (nel caso, rialzista). Tutti questi accorgimenti mirano a ridurre il rischio, ma, lo ricordiamo, nessuno può prevedere ciò che accadrà.

Il notevole economista Paul Samuelson (1915 – 2009, Nobel 1970), secondo Krugman il migliore, aveva così riassunto: “i prezzi delle azioni variano in base al flusso delle notizie”. E nessuno sa quali notizie arriveranno. Ci muoviamo in un campo probabilistico. Per incidens, l’indice americano ha toccato il massimo storico del 2.459,27 punti. Tutto bene? C’è chi inizia a temere la formazione di una bolla.

 

LE SFERE DI CRISTALLO

Le prospettive sulle borse Usa risultano mutate e si muovono in senso rialzista. Osserviamo l’indice relativo alle opzioni sull’S&P500:

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Non c’è mai stata, dall’1 giugno 2016, una fiducia così grande, tale che in due sole ottave è passato dai già incoraggianti 11,22 punti agli attuali 9,90. Donde viene tanta euforia?

Un discorso assai simile proviene dai futures del Cme di Chicago, che nel medio-lungo periodo puntano a quotazioni sempre più alte:

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Il sentiment degli investitori “futuristi” ha raggiunto, con la linea blu scuro (la prima dall’alto), i 2.562 punti al dicembre 2021.

 

GRANDI ECONOMISTI CONTRO GRANDI ECONOMISTI

Procediamo nella carrellata sui cervelloni dell’economia politica, ispirati da Galbraith e da Ricossa. È il turno di Jean Baptiste Say (1767 – 1832), che influenzò , con le sue teorie, ben 130 anni di pensiero della sua disciplina. Nel suo studio, come molti altri, partì da Adam Smith, ma ne riformò vari aspetti. Sosteneva che il sistema economico lasciato a sé stesso tende al pieno impiego (il che poi non trovò per nulla d’accordo Keynes) e che l’offerta rinveniva sempre la propria domanda. Come successivamente si espresse Schumpeter, Say quasi esaltava la figura dell’imprenditore e la sua “legge degli sbocchi” tenne campo per oltre un secolo, per essere poi “liquidata” proprio dal verificarsi della sovrapproduzione (per Say “impossibile”). Si arrivò così alla depressione del 1929 e alle teorie di keynesiane, che diedero vita alla macroeconomia.

Di lui disse Maurice Dobb (1900 – 1976), eminente studioso inglese, il quale riabilitò il classicismo e tornò ad approfondire le opere di Marx: “Prima della crisi mondiale del 1929/1931, la legge di Say dominava incontrastata: questo esempio mostra in modo sconcertante che il pregiudizio, la tradizione, i desideri più profondi, incorporati in un’astrazione, possono rendere ciechi di fronte alle verità più evidenti”.

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