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Alla Banca Svizzera la difesa del cambio non costava quasi nulla, ma la scelta è sensata

Secondo John Greenwood, capo economista globale di Invesco, la scelta della Banca Centrale Svizzera (SNB) di abbandonare la politica di difesa del tasso di cambio è una mossa sensata

di Mauro Introzzi 16 gen 2015 ore 14:44

“A nostro giudizio, la scelta della Banca Centrale Svizzera (SNB) di abbandonare la politica di difesa del tasso di cambio ad 1,20 rispetto all’Euro, ha rappresentato una mossa sensata, dopo 6 mesi di deprezzamento dell’Euro”. E’ questa l’opinione di John Greenwood, Capo economista globale di Invesco.

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“Solo 3 anni fa la SNB aveva adottato questo “tetto” perché il Franco Svizzero (CHF) era stato sostenuto troppo dagli investitori preoccupati dalla crisi dell’Euro”, spiega Greenwood, “minacciando così la produzione industriale svizzera (farmaceutica ed ingegneristica) oltre che il turismo”.

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franco-svizzero_1Contrariamente a quanto molti possano pensare, mantenere un tetto al cambio non costa quasi nulla alla SNB: era sufficiente acquistare gli eccessi di Euro e dollari sul mercato valutario svizzero, stampando franchi per far fronte agli acquisti. Considerando l’attuale avversità al rischio delle banche, questo non ha portato ad un rapido aumento della crescita della moneta circolante e del credito in Svizzera e non ha influito negativamente sull’inflazione, che la SNB prevede ad un livello di -0,1% nel 2015.
“Pertanto, dice l’economista di Invesco, “il costo di tali operazioni sull’economia è stato trascurabile”.

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“Non si tratta di un grande cambiamento a livello mondiale”, conclude Greenwood, “un piccolo stato caratterizzato da un’economia aperta ha ri-affermato la propria indipendenza, ma non si tratta nemmeno di un evento significativo per l’Eurozona: la BCE continuerà ad attuare i propri piani nel corso della prossima settimana, probabilmente con un’operazione di “quantitative easing” che sarà implementata con un certo ritardo, noncurante delle decisioni prese dalla Svizzera.

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