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Accordo segreto per le valute?

Da qualche giorno circola il rumor secondo cui alla più recente riunione di Shanghai è stato preso un accorso segreto, tra le Autorità delle grandi economie del pianeta, per indirizzare i cambi

di Redazione Soldionline 21 mar 2016 ore 09:12

Commento giornaliero di www.recce-d.com

Partiamo oggi da un titolo del Wall Street Journal: “RIP dollar rally ad dovish Fed spurs worst slum since 2011
”, che tradotto in italiano significa “Requiem per il rally del dollaro”. Se avete seguito il nostro bollettino quotidiano (via e-mail, oppure come utenti registrati della app), avete già letto che prima Draghi ha perso il controllo dell’euro (la settimana scorsa) e poi Yellen ha chiarito che non desidera un dollaro USA più forte di così (mercoledì scorso).

La ragione per cui ne scriviamo oggi è che circola, da qualche giorno, un “rumor” ovvero una voce non verificata: il “rumor” dice che alla più recente riunione di Shanghai è stato preso un accorso segreto, tra le Autorità delle grandi economie del pianeta, per indirizzare i cambi tra le valute. Tra gli altri ne ha scritto sempre il Wall Street Journal che dice “Did Central bankers marke a secret deal to drive markets? This rumor says yes”.

Quanto è credibile questa voce? E dove vorrebbero condurre i mercati finanziari? E come devo modificare, per questa ragione, le mie posizioni in portafoglio, ed in particolare i rischi sulle valute?


Il nostro giudizio è che questo “rumor” abbia poca sostanza, anche se potrebbe avere un certo impatto sui prezzi di mercato: ha poca sostanza perché alcuni livelli di cambio che vediamo oggi non risultano compatibili con l’ipotesi dell’accordo internazionale. Il caso più evidente è quello dello yen, sempre forte contro tutto e contro tutti: ma pure l’euro, che recupera contro dollaro USA e punta a 1,2000, non è certamente benvenuto dalle parti di Francoforte e neppure negli uffici della Confindustria tedesca. Per queste ragioni, noi crediamo che esista un “Accordo di Shanghai” per rendere più debole il dollaro USA (grafico 1) anche se siamo d’accordo con chi dice che per l’economia globale un dollaro più debole significa “maggiore probabilità di espansione economica”.

A nostro parere invece le ragioni della debolezza del dollaro sono incentrate sull’economia interna degli Stati Uniti: in dicembre, la mossa della Federal Reserve fu utilizzata dai media per raccontare la storia di una “scommessa Fed sulla forza dell’economia USA”, e noi scrivemmo allora che la principale motivazione della mossa Fed non era quella. Nelle settimane seguenti la cosa è diventata evidente: e se viene a mancare l’aspettativa di quattro rialzi dei tassi ufficiali da parte della Fed, il dollaro USA perde quindi il suo unico sostegno, e la favola del “dollaro forte” arriva al suo epilogo
 
CONCLUSIONE    Recce’d vi segnala che nel 2016 ci sono molti guadagni potenziali, ma anche molti rischi, in campo valutario: e quelli che oggi sono LONG dollaro USA se ne sono già accorti.
 
rischi-sulle-valute
dollar-following

GLI ALTRI TEMI che avranno oggi un visibile impatto sui mercati li trattiamo nel nostro The Morning Brief (disponibile dalle ore 8,00 per i Clienti e attraverso la nostra app). Ecco una sintesi per punti:

1.     Il primo trimestre della Borsa USA: come gestire le “sorprese” in portafoglio?   E’ stato il peggiore inizio d’anno di sempre per gli indici di Borsa USA: e adesso, credete davvero a chi dice che “è finito tutto qui”?
2.     Petrolio al test dei 40$. Qualcuno sostiene che il petrolio è “salito troppo in fretta”, altri sostengono l’opposto: e la risposta la avremo presto. Quante operazioni di ricopertura forzata scatteranno ai 40$ sul Nymex?
3.     Dopo cinque settimana in rialzo, scendono i rendimenti dei Treasuries.   Nelle prossime settimane, le più grosse sorprese arriveranno dai cambi. Ma anche dalle obbligazioni
4.     SEZIONE L'OPERATIVITA'.  Questa settimana il tema operativo sono i rischi e l’opportunità che nascono con l’aumento della volatilità tra i cambi maggiori
5.     SEZIONE L'ANALISI. Questa settimana vi forniamo dati necessari a capire meglio gli effetti sui mercati obbligazionari in Eurozona delle ultime mosse della BCE: tornano gli stessi rischi che abbiamo visto nel 2015, proprio tra aprile e giugno?

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