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Il 2020 è stato un anno epocale: sarà così anche il 2021?

A novembre e dicembre del 2020 abbiamo assistito ad una ripresa del comparto chiamato “value”, ma la dimensione, rispetto alla precedente caduta, è infinitesima

di Valter Buffo 13 gen 2021 ore 13:10

Commento di recce-d.com

strategie-2021Ci ritroviamo in questo gennaio 2021 a constatare che il tema scelto da Recce’d 11 mesi fa per i suoi contributi settimanali a Soldionline.it è diventato, proprio nel corso degli ultimi 11 mesi, il tema centrale di tutto il mercato di Borsa in tutto il mondo.

Non c’è dubbio sul fatto che, se guardiamo al solo comparto degli investimenti azionari, da mesi la domanda che ricorre con maggiore frequenza è: i titoli della tecnologia, ed i big tech in particolare, resteranno alla guida delle tendenze? Daranno ancora la direzione agli indici di borsa del mondo intero? Oppure, all’opposto, saranno altri titoli, quelli del tipo “value”, ed in particolare i ciclici, a dare la direzione ai mercati? I titoli che hanno beneficiato della pandemia nel 2020 soffriranno a causa del vaccino nel 2021?

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Fonte: Financial Times

Nella prima immagine qui sopra, che abbiamo tratto dal Financial Times, vi ricordiamo ciò che è opportuno ricordare: nei mesi di novembre e dicembre del 2020 abbiamo in effetti assistito ad una ripresa del comparto chiamato “value”, ma la dimensione della ripresa, rispetto alla precedente caduta, è davvero infinitesima (in basso, a destra). E quindi, diamo al lettore questo consiglio: di non andare dietro ai titoli più strillati, perché la “ripresa dei titoli ciclici” di cui tanto (troppo) si è scritto per il momento è da un punto di vista statistico insignificante. C’è però chi sostiene che nei prossimi mesi proprio questa tendenza diventerà la tendenza dominante sui mercati di Borsa: ad esempio, ritorna il nome di Marko Kolanovic, conosciutissimo analista di Morgan Stanley che molti definiscono “guru”. Leggiamo insieme alcune frasi di Kolanovic in una intervista televisiva del dicembre 2020:

"We have this quite optimistic S&P price target that cannot be achieved unless tech also goes up," (…)" Tech stocks have rallied massively this year and have propelled most of the market's gains since March. In 2021, value stocks will be outperforming, particularly stocks in energy, industrials, and financials sectors. (…) “The value tide will "lift all boats," and tech stocks will continue to edge higher”. (…) "We think there is going to be some very broad index inflows into equities as investors reallocate from bonds to equity. So that's going to keep also that growth and momentum segment afloat".

Il quadro tratteggiato qui sopra, in estrema sintesi, è comune a molte banche globali di investimento, con il settore delle azioni del gruppo chiamto “value" a trascinarsi dietro l’intero indice di Borsa. Che cosa c’è, allora di interessante? Mettere a confronto queste previsioni con quelle fatte  dallo stesso Marko diceva le medesime cose 14 mesi fa, nell’ottobre 2019. Poi le cose non andarono esattamente come lui affermava. Leggete sotto.

“Given that the S&P 500 is heavy in bond proxies and secular growth, we would expect higher upside potential in small caps, cyclicals, value, and Emerging Market stocks than the broad S&P 500,”

Tra gli operatori del mercato finanziario globale, fece allora il giro del mondo la sua affermazione che le azioni di tipo “value” erano allora “l’occasione di una vita”. Visto il modo nel quale poi le cose si sono sviluppate, oggi dovrebbero quindi essere “l’occasione di una vita e mezza”. Ciò che noi riteniamo di immediata utilità, per le scelte di investimento dei lettori di Soldionline.it, con questo articolo, è il confronto fra i due forti prese di posizione, a distanza di 12 mesi, e in questo modo mettere in evidenza alcuni meccanismi che ogni giorno sono in funzione sui mercati finanziari. Una autorevole banca di investimento, ed in particolare il capo dei suoi Quant, nella seconda parte del 2019 ti dice che i titoli azionari “value” sono “l’occasione di una intera vita”. Le cose poi, per mille ragioni, vanno diversamente (grafico più in alto). E allora, che cosa faccio? Ti ripeto esattamente la medesima cosa 12 mesi dopo, ma non ti spiego (mai e poi mai) le ragioni per le quali 12 mesi prima ho fatto una cosiddetta “chiamata” che, per chi mi ha dato retta, è stata un autentico disastro (in media -25%, come risulta dalla tabella di Bloomberg più sotto). Ciò che conta, è creare interesse. Ciò che conta, è creare una aspettativa positiva. Comunque, ed in ogni caso. Per mettere in moto i portafogli, e generare commissioni. In merito ai risultati, poi … beh, fra un anno vedremo, e poi tra un anno … chi se ne ricorderà? E qui la responsabilità ricade, per intero, su un pubblico di investitori poco attento, poco analitico, e (dobbiamo dirlo e scriverlo) veramente mal consigliato.

 

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Fonte: Bloomberg

 

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