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Islanda: continua il processo di nazionalizzazione

L’Islanda, per la velocità con la quale si stanno sviluppando gli eventi, rappresenta da un certo punto di vista una sorta di paese “leader” nella crisi finanziari che attanaglia tutti i mercati, nel senso che sia per la gravità dei problemi, sia per la dimensione molto piccola, l’evolversi della crisi in questo paese sembra essere diversi mesi in anticipo rispetto a tutti gli altri.

di Emanuela Marino 9 ott 2008 ore 11:19

Nel corso delle ultime due settimane è stata dichiarata la nazionalizzazione della terza banca del paese (Glitnir Bank), poi della seconda (Landsbanki Islands), mentre l’altro grande istituto islandese (Kaupthing Bank) beneficerà di un prestito statale di circa 500 milioni di Euro. Glitnir Bank però è stata successivamente messa in “receivership”, che la mette temporaneamente al riparo dai debitori senza però rappresentare un evento di insolvenza. In pratica quindi il governo sembra aver fatto marcia indietro perché “la situazione della banca è molto peggiore di quanto ci si attendesse”.
Il tentativo di soccorso alle banche islandesi da parte del Governo sta avendo una serie di contraccolpi estremamente forti. Il rating dello Stato islandese è stato ridotto a BBB+ da Standard & Poors.
La valuta nazionale, la Corona Islandese, si è svalutata in pochi giorni di oltre il 30% (da 130 a 175 Corone per un Euro). Visto che la situazione sta sfuggendo di mano, il Governo islandese ha deciso di bloccare la libera fluttuazione della valuta stabilendo di legarla ad un paniere (come tanti altri paesi emergenti), e fissando il valore a 131 Corone per 1 Euro, di fatto quindi rivalutando in un giorno di circa il 30% e annullando il movimento delle ultime settimane.

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Per garantirsi sufficiente flessibilità finanziaria per affrontare questo periodo estremamente turbolento e per “difendere” la quotazione della Corona a 131, il Governo islandese avrebbe accettato un prestito dallo Stato Russo di circa 4 miliardi di Euro. Questo consentirebbe di aumentare considerevolmente le disponibilità a difesa della Corona islandese e del sistema bancario, più che raddoppiando le riserve (ad oggi di circa 3 miliardi di Euro).
La dimensione dell’intervento richiesto per nazionalizzare (o comunque proteggere) il sistema bancario del paese è estremamente oneroso per il piccolo paese nordico, l’esito a questo punto non può essere dato per scontato e in ogni caso rappresenterà un grosso freno alle possibilità di crescita economica dei prossimi anni.
Inoltre, data la situazione generale dei mercati, è abbastanza scontato che si possa riproporre un attacco speculativo contro la Corona islandese, con l’obiettivo di farla svalutare dal livello stabilito di 131, che dovrebbe però essere difeso dalla Banca Centrale (il che dovrebbe garantire almeno per qualche tempo la “tenuta”).
Da tutto quanto precede, per chi detiene obbligazioni denominate in Corone islandesi, la rivalutazione “per decreto” di questa settimana, sarebbe un’opportunità di chiudere l’investimento ad un valore nettamente più favorevole rispetto al recente passato, ammesso ovviamente di riuscire a negoziare la valuta a questi livelli. Purtroppo infatti a quanto ci risulta la Banca Centrale Islandese non è al momento intervenuta per garantire il rapporto di cambio prestabilito, anche per questo le quotazioni teoriche sarebbero attualmente su valori molto più elevati di 131 (cioè con un valore della Corona islandese molto inferiore).
Per chi invece detiene obbligazioni delle banche islandesi denominate in Euro, attualmente è praticamente impossibile negoziarle. Se si dovesse trovare qualcuno disposto ad acquistare anche a valori molto vicini allo zero, si dovrebbe a questo punto procedere alla vendita. Nonostante le dichiarazioni di sostegno, è evidente che al momento non c’è fiducia nelle possibilità di salvataggio da parte del Governo e anche il dietro front su Glitnir Bank sembra di fatto un auto-denuncia del Governo islandese che il problema è troppo grande per essere risolto.
A questo punto non resta che sperare che quanto sta succedendo in Islanda sia un’eccezione e non un anticipo di quanto potrebbe succedere in altri paesi.

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