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Inflation linked Bonds: è il momento per acquistare?

Negli ultimi tre mesi le aspettative del mercato sull’inflazione futura si sono ridotte considerevolmente, soprattutto dopo i recenti dati che (almeno per il momento) sembrano aver escluso un effetto domino del caro-petrolio sui prezzi di altri beni e servizi.

di La redazione di Soldionline 1 set 2005 ore 10:32
mercoledì 6 ottobre 2004

Nell'ultima nostra analisi sugli 'inflation linked bonds' (2 giugno 2004) avevamo sottolineato che le (a nostro avviso) eccessive aspettative di inflazione rappresentavano un potenziale fattore negativo nel breve termine.
Negli ultimi tre mesi in effetti le aspettative del mercato sull'inflazione futura si sono ridotte considerevolmente, soprattutto dopo i recenti dati che (almeno per il momento) sembrano aver escluso un effetto domino del caro-petrolio sui prezzi di altri beni e servizi.
Alla luce di questa nuova situazione torniamo ad analizzare gli inflation linked bonds, verificando la performance degli ultimi mesi e valutando le prospettive future.
Anche questa volta, per facilitare l'analisi utilizzeremo le obbligazioni del Governo Francese (più liquide e con una serie storica particolarmente lunga); in ogni caso le valutazioni e le conclusioni possono essere tenute valide anche per i BTPil.



Confrontando il grafico sottostante si può notare come il titolo legato all'inflazione abbia performato assai meno bene rispetto all'obbligazione 'classica' di pari scadenza.

Gran parte della differenza di performance si giustifica proprio nelle diminuite aspettative di inflazione, che hanno ovviamente penalizzato gli OATil.
Cerchiamo adesso ti valutare la situazione in ottica prospettica; considerando il rendimento dei due titoli del grafico possiamo calcolare l'inflazione media attesa per i prossimi 9 anni (cioè fino alla scadenza dei bond).

Rendimento OAT i.l. 2,5% 7-2013: 1,73%
Rendimento OAT 4,00% 7-2013: 3,95%
Differenza = inflazione media attesa: 2,18%

L'inflazione media attesa quindi per i prossimi 9 anni è di 2,18%, in calo rispetto ai massimi di 3 mesi fa di circa 2,40%.
La riduzione delle aspettative di inflazione è quindi stata considerevole ma non esagerata, si deve però considerare che nello stesso periodo il prezzo del petrolio è passato da 40 a oltre 50 USD al barile e, più in generale, la 'tensione' su tutte le materie prime è tornata a farsi sentire.

Nel breve termine a nostro parere, la possibilità di riduzione delle aspettative di inflazione è legata ad un eventuale calo del petrolio e delle materie prime; in quest'ipotesi i bond legati all'inflazione potrebbero continuare a performare peggio di quelli tradizionali.
Nel medio termine tuttavia, se si dovesse tornare a dei valori di inflazione media attesa vicina o inferiore al 2% investire in inflation linked bonds potrebbe rappresentare una scelta da certi punti di vista interessante, in questo periodo di elevata incertezza sul futuro delle tendenze macro economiche mondiali.
Nel caso si avveri lo scenario 'ottimista', con una sostenuta crescita economica anche nei prossimi anni, le aspettative di inflazione dovrebbero tornare a salire favorendo gli inflation linked bonds rispetto ai bond tradizionali.
Nel caso si avveri lo scenario 'pessimista', con debole crescita economica o recessione, le aspettative di inflazione potranno calare ulteriormente sfavorendo gli inflation linked bonds, il livello dei tassi però dovrebbe complessivamente scendere creando comunque i presupposti per una (seppur minore) salita dei prezzi.
In sintesi gli inflation linked bonds, strumenti in genere meno volatili e rischiosi rispetto alle obbligazioni classiche, ci sembrano tornati vicini a livelli che possono rappresentare una valida alternativa ai bond tradizionali.



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