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Crisi e mercati obbligazionari: c’è dove rifugiarsi?

L’accelerazione dei mercati verso livelli sempre più bassi sta innescando una nuova ondata di vendite e di apprensione tra gli investitori. Come in altre occasioni nel recente passato, il rifugio di tutti è ovviamente rappresentato dai titoli di stato, soprattutto quelli a breve scadenza, il cui rendimento è ormai vicino allo zero (soprattutto per le emissioni dei paesi a rating più elevato).

di Redazione Soldionline 5 mar 2009 ore 11:25

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A cura di Jc&Associati

Vediamo quindi caso per caso tutte le possibili alternative, sottolineando i pro e i contro di ciascuna di esse.

Titoli di Stato a breve scadenza
Investire in BOT o BuBills (l’equivalente tedesco) rappresenta certamente l’alternativa in questo momento più sicura; la tipologia di emittente rappresenta il massimo ottenibile e la scadenza breve consente di non immobilizzare il capitale per lungo tempo. Il prezzo da pagare per questa sicurezza è ovviamente il minor rendimento (o quasi nessun rendimento) per questo investimento.
Rendimento netto annuo: min. 0.60% max 1.75%

Titoli di Stato a medio-lunga scadenza
Dal punto di vista dell’emittente le garanzie sono ovviamente elevate, anche se nel caso dei titoli di stato italiani non sono certamente il massimo ottenibile. Anche qualora l’investitore decida di liquidare l’investimento prima della scadenza naturale del titolo inoltre, la liquidità del mercato secondario garantisce comunque un costo di negoziazione relativamente contenuto.
Il rischio di questi strumenti è legato all’oscillazione del loro valore. Non si può escludere infatti che, sia a causa del notevole aumento delle future emissioni (per far fronte agli impegni assunti in questi mesi), sia a causa di un eventuale aumento dell’inflazione (sempre legato agli enormi incentivi monetari di questi mesi), il rendimento richiesto dagli investitori possa aumentare notevolmente, deprimendo quindi il prezzo di questa tipologia di obbligazioni.
Rendimento netto annuo: min. 2.60% max 4.05%

Conti correnti
Sono numerosi gli istituti che offrono tassi di interesse generosi (dal 4% al 6%) pur di attirare i depositi dei risparmiatori. Il grosso vantaggio dei conti correnti è che sono garantiti, fino alla somma di 103.000 Euro circa, dal Fondo di Garanzia dei Depositi (quindi in pratica dallo Stato Italiano).
Gli svantaggi sono essenzialmente fiscali (l’imposta è del 27% anziché del 12,50%), e legati al fatto che in caso di insolvenza della banca, i tempi e le modalità di restituzione dei depositi potrebbero essere alquanto incerti.
Rendimento netto annuo: min. 2.70% max 4.00%

Titoli di emittenti “supranational” o ufficialmente garantiti dallo stato
Si tratta di una categoria di obbligazioni che, relativamente al merito di credito dell’emittente, offrono in pratica le stesse garanzie dei titoli di stato.
Gli emittenti “supranational” come BEI, EBRD e IBRD infatti, sono garantiti da una molteplicità di Stati Sovrani che ne garantiscono la solvibilità. In teoria quindi, dal punto di vista delle garanzie, dovrebbero risultare ancora più “blindati” delle emissioni dei singoli stati, poiché in caso di insolvenza di uno di essi, gli altri interverrebbero comunque a sostegno.
Altri emittenti invece, come KFW (Germania) e OKB (Austria) sono garantiti ufficialmente dai singoli stati, ricalcandone di fatto lo stesso profilo di rischio.
Come già più volte sottolineato nei nostri report, questa tipologia di obbligazioni consente in questo periodo di avere le massime garanzie a livello di emittente, ottenendo però rendimenti decisamente più elevati (a parità di rating).
La spiegazione a questa anomalia va ricercata essenzialmente nel fatto che, mentre i titoli di stato veri e propri vengono trattati su mercati telematici regolamentati (come l’MTS e il MOT), garantendo come accennato in precedenza la massima liquidità del mercato secondario, molti di quelli “supranational” o “garantiti” trattano sul mercato interbancario “over the counter”, assai meno efficiente. In molti casi quindi, il maggior rendimento può essere in gran parte eroso dai maggiori costi di negoziazione.
Ciò nonostante, questa tipologia di titoli può rappresentare un’alternativa interessante, soprattutto qualora si detenga il titolo fino alla scadenza, senza quindi incorrere nei costi relativi alla vendita.
Rendimento netto annuo: min. 2.20% max 4.80%

Titoli in valute “rifugio”
Storicamente la valuta rifugio per eccellenza è sempre stata il Franco Svizzero. Più recentemente aveva assunto questa caratteristica anche lo Yen giapponese.
In prospettiva però, pur se per motivazioni diverse, l’investimento in obbligazioni denominate in queste valute ci sembra assai poco interessante.
Sul Franco svizzero infatti pesa la crisi del sistema bancario (che in Svizzera è relativamente assai più importante che nel resto d’Europa) che, qualora si dovesse aggravare, potrebbe travolgere alcuni degli istituti più importanti con pesantissime conseguenze su tutta l’economia (e quindi anche sul valore del Franco).
Sullo Yen invece pesa la fortissima contrazione economica (in conseguenza soprattutto del calo delle esportazioni), oltre che ovviamente il notevole rafforzamento della valuta negli ultimi mesi (oltre il 30% contro Euro), che quindi limita la possibilità di ulteriori rivalutazioni.
Paradossalmente, dato che la crisi è particolarmente grave proprio negli Stati Uniti, la valuta che sembra essersi “riappropriata” della caratteristica di “rifugio” è proprio il Dollaro.
Rendimento netto annuo: min. 0.20% max 2.30%

Titoli non di stato con rating massimo
Tradizionalmente, le emissioni non garantite dagli stati ma che godevano comunque di un Rating di Aaa/AAA erano comunque considerate degli investimenti rifugio.
La crisi di quest’ultimo anno e mezzo però ha fortemente messo in discussione questa convinzione. Molte delle emissioni corporate e financial, pur se con il rating massimo, hanno subito notevoli perdite di valore e sono considerate tutt’altro che “al di sopra di ogni sospetto” (un esempio su tutti è General Electric).
I rendimenti notevolmente elevati che si possono ottenere con questa tipologia di emissioni quindi, vanno quindi considerati alla luce del fatto che l’investimento potrebbe sopportare un rischio ben maggiore di quanto indicato dal livello di rating.
Rendimento netto annuo: min. 3.50% max 9.50%

In conclusione, le alternative per investire in assoluta sicurezza non sono molte ed hanno ciascuna elementi non desiderabili: rendimenti molto bassi, rischio di svalutazione o scarsa liquidità del mercato secondario.
In generale, per i risparmiatori che prediligono la semplicità e la facilità di investimento, non c’è che l’alternativa dei titoli di stato a breve scadenza (massimo due anni).
Per investitori disposti a “impegnarsi” e approfondire di più può valere la pena ricercare titoli “supranational” o “garantiti”, stando sempre molto attenti al prezzo e ai costi di negoziazione.


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