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Il Lunedì nero della Cina

Ma cosa è successo davvero? L’attenzione degli investitori si è spostata dalla ripresa delle economie occidentali e dalla politica monetaria USA ai rischi per la crescita della Cina

di Mauro Introzzi 25 ago 2015 ore 16:00

A cura di Maria Municchi, Investment Specialist di M&G Investments

Siete appena tornati, abbronzati e riposati, dalle vacanze estive – sotto il sole del Portogallo, in barca nel Mediterraneo o alla scoperta delle bellezze naturali della California. Ma i mercati non sembrano in sintonia con il vostro umore: tutti i media ieri e oggi vi riportano bruscamente a una realtà molto meno rilassante.

I principali quotidiani raccontano con titoli molto forti le reazioni dei mercati internazionali al crollo delle piazze cinesi: “China Shares Wipe Out All Gains This Year”, ci ha informato il WSJ, “European Bourses Join Global Sell Off” ha scritto il Financial Times e molti parlano di Black Monday, un lunedì nero. In Italia e in tutta Europa, i titoli sono simili.

INFOGRAFICA - Borse asiatiche: i crolli del 24 agosto 2015

cina_3Che cosa è successo davvero e cosa c’è dietro gli ultimi movimenti dei mercati?

L’attenzione degli investitori si è spostata improvvisamente dalla ripresa delle economie occidentali e dalla politica monetaria USA ai rischi per la crescita della Cina e alla necessità di interventi più efficaci (mentre il calo del prezzo del petrolio giustifica la richiesta di un’azione più decisa, perché le banche centrali non fanno di più, in assenza di segni di inflazione?).

Sembra crescere la sfiducia nella politica come arma contro il rallentamento dei Paesi asiatici/emergenti
: in un contesto in cui gli investitori sono tuttora attentissimi alla politica globale, questo scetticismo pesa molto sul sentiment. Anche se la Cina è soggetta a concreti rischi fondamentali, non è stato certo un ‘improvviso shock della crescita’ a provocare i recenti ribassi: il rallentamento dell’economia nazionale è evidente da inizio anno. Ma la repentina decisione della banca centrale (PBoC) di svalutare lo Yuan, a inizio mese, ha colto di sorpresa i mercati e calamitato l’attenzione. Si tratta di svalutazioni limitate (3% USD vs YUAN) che però, associate all’ulteriore debolezza dei dati cinesi (il PMI manifatturiero ha raggiunto quota 47,1) e alla riluttanza delle autorità a ridurre il coefficiente di riserve obbligatorie (RRR), hanno suscitato timori fra gli investitori.

cina_2Abbiamo sottolineato spesso che i mercati non necessariamente rispondono in tempi logici . L’economia mondiale è interessata continuamente da moltissimi fenomeni su cui gli investitori sono chiamati a riflettere. Quando sono più inclini al pessimismo,  tendono a concentrarsi sui fattori che confermano la loro visione delle cose – e viceversa. I vari elementi del contesto, in tutta la loro complessità, sono distillati in un’unica storia e l'umore generale cambia bruscamente. In questo caso, come accade spesso in momenti simili, ci è sembrato di vedere nelle ultime settimane una reazione a catena. Pur non minimizzando i problemi della Cina, siamo convinti che recentemente si sia fatto molto ‘rumore’ sulla questione: basti pensare ai titoli che si soffermavano su aspetti piuttosto irrilevanti come il calo degli indici oltre determinati livelli. 

Sembra dunque che stiamo entrando in un territorio ‘episodico’, in cui potrebbero presentarsi delle opportunità. Certo, i timori per la crescita dell’Asia sono legittimi: potremmo assistere effettivamente a un calo della domanda e a un peggioramento dei fondamentali sotto alcuni aspetti. Ovviamente, quando la Cina è finita sotto i riflettori, i mercati hanno subito scontato un mutamento del sentiment, ma non sappiamo se i prezzi riflettono già tutti i rischi. Tuttavia, anche alcuni asset di Paesi lontani sono scesi piuttosto in fretta e sarebbe bene riuscire a fiutare le opportunità laddove il crollo c’è stato, ma i fondamentali sono ancora abbastanza solidi.

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