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Analisi dei debiti sovrani

Da ormai diversi mesi l’attenzione del mercato si sta concentrando sempre di più sull’indebitamento degli stati sovrani.

di Redazione Soldionline 24 set 2010 ore 14:22
Articolo a cura di JCAssociati.it

Da ormai diversi mesi l’attenzione del mercato si sta concentrando sempre di più sull’indebitamento degli stati sovrani. Anche noi in numerose note abbiamo posto l’accento sull’andamento divergente, sia nel recente passato sia in ottica prospettica, delle dinamiche del debito dei paesi emergenti rispetto ai paesi sviluppati; molto più favorevole ai primi rispetto ai secondi (si veda la nostra nota del 7 luglio).

In quest’ottica, ci sembra interessante proporre una lista (abbastanza) completa del rapporto Debito Netto/PIL dei paesi emergenti le cui emissioni sono disponibili sul mercato.

Sottolineiamo che questi dati possono differire leggermente in relazione alle metodologie di calcolo del debito; in ogni caso i dati che seguono sono un’indicazione abbastanza attendibile del livello di indebitamento di ciascun paese rispetto alla dimensione dell’economia domestica.

  Rapporto debito-netto/PIL (%)
Russia 9%
Bulgaria 17%
Cina 19%
Cile 20%
Perù 24%
Ucraina 29%
Romania 29%
Tailandia 33%
Indonesia 33%
Serbia 33%
Messico 34%
Slovenia 34%
Colombia 35%
Taiwan 35%
Brasile 38%
Sud Africa 39%
Venezuela 40%
Rep. Ceca 42%
Argentina 42%
Turchia 49%
Pakistan 51%
Malesia 54%
Polonia 54%
Filippine 56%
India 56%
Uruguay 59%
Marocco 59%
Albania 63%
Israele 74%
Ungheria 79%
Egitto 83%

Dalla tabelle emergono situazioni che potranno certamente sorprendere alcuni lettori; come l’indebitamento relativamente basso di paesi considerati molto problematici, come p.es. Ucraina, Serbia e Venezuela.

Ovviamente, trattandosi in molti casi di Paesi ancora veramente “emergenti”, con tutte le incertezze e i pericoli del caso, il rapporto Debito Netto / PIL non può che essere uno (e in molti casi nemmeno il più importante) degli elementi di valutazione del rischio di credito.

Fatta questa precisazione, emerge comunque una situazione debitoria decisamente migliore rispetto ai paesi sviluppati. In termini prospettici inoltre la situazione migliora ancora, sempre relativamente ai paesi sviluppati, se si considerano le tendenze demografiche e gli impegni futuri di spese previdenziali e sanitarie. 

Coerentemente con questa situazione, i mercati finanziari hanno cominciato a privilegiare sempre più le obbligazioni dei paesi emergenti.

Come mostra chiaramente il grafico successivo, relativo al solo mercato statunitense, da inizio anno le masse a disposizione di Fondi Comuni (OICR) specializzati in obbligazioni dei mercati emergenti sono aumentate del 60% circa, a fronte di aumenti comunque rilevanti ma molto più contenuti (dal 5% al 25%) degli altri comparti obbligazionari. I fondi azionari invece sono praticamente invariati, mentre quelli monetari subiscono un calo del 15% circa.

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Fonte: Bank of America – Elaborazione: JC & Associati SIM SpA

Ovviamente, questo fortissimo afflusso di capitali verso gli OICR obbligazionari in generale e quelli sui paesi emergenti in particolare, può suscitare perplessità e timori che questo settore possa subire un fenomeno di “eccesso di domanda” (o se vogliamo dirlo in altri termini di “sovraffollamento”), con i rischi che una possibile inversione di tendenza possa causare perdite importanti.

Guardando la situazione da un altro punto di vista però, quello cioè degli incrementi assoluti e non percentuali, la problematica dell’eccesso di domanda sembra decisamente ridimensionarsi. Come mostra il grafico sottostante infatti, l’afflusso di capitali in OICR obbligazionari dei paesi emergenti ha ammontato in USA a circa 10 miliardi di USD, un valore decisamente “gestibile” rispetto alla dimensione dei mercati internazionali, e molto inferiore a pressoché tutte le altre categorie.

L’incremento percentuale del 60% quindi risulta essere più che altro una conseguenza della piccola dimensione degli OICR di questo settore.

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Fonte: Bank of America – Elaborazione: JC & Associati SIM SpA

In conclusione ci sembra che dai dati sui flussi di capitale degli OICR statunitensi (che ovviamente valgono in buona parte anche per il resto del mondo), si possano fare alcune considerazioni relativamente all’”asset class” delle obbligazioni emergenti, che a nostro parere possono essere rilevanti per gli investitori obbligazionari:

   1. l’afflusso di capitali è significativo in termini di incremento percentuale, ma molto meno in termini di incremento assoluto;
   2. di conseguenza, il rischio di “sovraffollamento” dell’asset class ci sembra, almeno per il momento abbastanza contenuto;
   3. inoltre, se l’interesse degli investitori continuerà, questa asset class che fino ad ora è stata considerata un po’ “esotica” dalla gran parte degli investitori sia istituzionali che privati, potrebbe cambiare “status” diventando una presenza significativa e strategica nei portafogli di investimento;
   4. questo eventuale cambio di “status” avrebbe conseguenze importanti sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta, consentendo di aumentare l’efficienza di mercato, con effetti benefici (a livello generale), di riduzione del profilo di rischio.

Da quanto precede quindi, nonostante il forte interesse e il (relativamente) notevole afflusso di capitali degli ultimi mesi, siamo del parere che il settore obbligazionario dei paesi emergenti non incorpori nel breve rischi eccessivi legati al “sovraffollamento”, mentre nel medio-lungo termine resta un tema “strategico” di investimento di grande interesse.

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