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La Fed perde la pazienza

Agli occhi di un osservatore esterno, un’ipotetica persona avulsa dai mercati finanziari, il titolo di questa mattina può sembrare quanto meno equivoco e pure, una volta chiaritogli il contesto, potrebbe comunque stupirsi

di Redazione Soldionline 19 mar 2015 ore 09:49

A cura di FXCM

Agli occhi di un osservatore esterno, un’ipotetica persona avulsa dai mercati finanziari, il titolo di questa mattina può sembrare quanto meno equivoco e pure, una volta chiaritogli il contesto, potrebbe comunque stupirsi di come da una semplice parola possano dipendere flussi di liquidità di miliardi che si spostano ad una velocità pazzesca tra attori dei mercati. Ebbene è proprio la “pazienza”, parola omessa ieri nello statement ufficiale del Federal Open Market Committee (il braccio di politica monetaria della Federal Reserve), che ieri sera a partire dalle 19 ha provocato importanti scossoni nei prezzi delle attività finanziarie. Da navigatori un po’ più esperti delle tempestose acque dei mercati finanziari, siamo più portati a credere che i movimenti visti fossero in qualche modo già in gestazione e che l’evento da calendario macroeconomico non abbia fatto che da propulsore ad essi; ma questo è un altro paio di maniche e non sarebbe questa la sede per aprire quest’annoso, seppur interessante, dibattito di natura perfino filosofica.
yellenTornando ai fatti recenti, la Fed ha lasciato il corridoio dei tassi invariato tra lo o e lo 0,25% e ha dunque rimosso il riferimento al termine “paziente” rispetto proprio al tema dell’eventuale rialzo degli stessi. E’ stato ritenuto improbabile un rialzo a partire dal prossimo meeting di aprile, riferendo dunque la manovra al momento nel quale si vedrà un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e quando il Comitato sarà ragionevolmente fiducioso che l’inflazione tornerà verso l’obiettivo di medio termine del 2%. Per il timing esatto, nessuna chiara esplicitazione naturalmente, ma rispetto a giugno l’istituto centrale ha fatto intendere che non può escludere questa ipotesi per quanto appaia molto più verosimile l’autunno come corretto orizzonte temporale per il rialzo (ipotesi alla quale noi crediamo). Dunque la Fed non ha più pazienza ma di contro non è impaziente; questa l’estrema sintesi di quanto comunicato ieri, per quanto possa sembrare un mero esercizio di retorica declassabile perfino a gioco di parole. In questi mesi abbiamo analizzato le dinamiche del mercato del lavoro USA il quale ha vissuto costanti miglioramenti (le release di inizio mese ne sono state ennesima conferma), e per il quale si azzardano stime che attesterebbero la disoccupazione attorno al 5% che è individuabile come livello sostenibile di lungo periodo. Il freno resta invece l’inflazione che per quest’anno è vista ancora al di sotto dell’1%, motivo per cui è ragionevole che non solo non sarà aprile il primo tempo utile per la stretta sulla politica monetaria, ma che verosimilmente non sarà neanche Giugno per ipotesi più probabili tra settembre e ottobre. L’inflazione, e ciò è stato accennato dallo stesso banchiere centrale, è rimasta ancorata per il calo dei prezzi d’importazione legato anche al forte apprezzamento del dollaro americano e proprio questo tema ha pesato e peserà nelle scelte della Fed. Non vi è dubbio che per quanto le banche centrali prendano sempre le distanze dalla dinamica dei cambi valutari, proprio questi finiscano per assumere un peso determinante per le conseguenti scelte. Ed il nodo centrale di ieri è stato (implicitamente) questo, per la serie “finchè il dollaro resta così forte, il rialzo dei tassi sarà differito”. Le reazioni di ieri in qualche modo lo testimoniano, con il biglietto verde che ha perso ampio terreno contro tutte le altre valute con minimi sul FXCM Dollar Index che hanno perfino superato quota 11.900 da quota 12.100 pre-Fed. L’eurodollaro è giunto ad apprezzamenti fino a 1,1030 tanto per citare un caso macroscopico, mentre i listini americani che dunque si sono visti scacciare il fantasma del rialzo per un buon periodo di tempo, sono tornati a macinare punti con il benchmark S&P500 che ha mostrato balzi significativi da area 2.065 fino ad oltre 2.100 punti e non troppo distante dai massimi storici. Mentre però in questo caso i livelli sono rimasti sostenuti, con verosimili ripercussioni (meno che proporzionali evidentemente) sulle imminenti aperture degli indici europei, sul fronte valutario questa notte abbiamo assistito ad ampi movimenti di ricopertura per acquisti di dollari dell’ordine anche di oltre 2 figure dai massimi di ieri sui cambi originali. Quasi come se si aspettasse dunque l’evento di ieri per le prese di profitto delle ultime settimane sul dollaro americano, senza naturalmente intaccarne strutturalmente il cammino rialzista. La propensione a ritenere perciò che gli acquisti di biglietto verde possano proseguire in scenario multiday è quella da noi condivisa, ma andiamo sul punto tecnico.

ANALISI TECNICA VALUTE
Euro-Dollaro

Movimenti dunque clamorosi quelli visti tra ieri e questa notte. I massimi sono andati a sfiorare l’1,1035 fino anche dopo la conferenza stampa; il prezzo si è poi attestato attorno tra 1,0850 e  1,09 in chiusura daily per poi scendere durante la notte fino ai supporti a 1,0755. Da grafico giornaliero i punti appaiono ottimali per potersi rimettere strutturalmente corti di Eurodollaro, laddove solo nuovi superamenti di 1,10 potrebbero consentire allunghi anche tra 1,11 ed 1,1185 in prima istanza. Da lì si potrebbe aprire la strada perfino ad ampi movimenti con obiettivi 1,1265 e 1,14. Ma ad ora pure in multiday questo resta uno scenario assolutamente alternativo. Venendo ad un’operatività intraday appare di grande rilevanza ora il supporto a 1,0755 che può consentire allunghi fino a 1,0820 che rappresenterebbe il primo punto per presa di profitto. Superato esso al rialzo, apparirebbe più chiaro l’obiettivo di risalita verso area 1,09, mentre un respingimento a quel livello avvalorerebbe l’ipotesi di robuste riprese short implementabili però maggiorrmente sotto 1,0750 per ampio spazio dunque verso l’1,0650.
 
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Dollaro-Yen

Il ristrettissimo range che aveva caratterizzato il cambio negli  ultimi giorni ha dunque vissuto rotture ribassiste verso 120,15 in primis e addirittura verso 119,40 in secondo luogo. In scenario daily i punti tecnici sono molto interessanti e la possibilità che ritorni sui minimi di ieri portino ad importanti ribassi suffragati dalla divergenza regolare ribassista tra prezzo e stocastico sul grafico giornaliero è più che verosimile. Tecnicamente i punti tra 120,70 e 120,50 sono di vendita verso 120,30 e 120,15 per stop in pari ed eventuali rivisitazioni a 119,95. Sopra 120,70 appaiono sensati gli acquisti verso 121,00/10 che, se superato, riporterebbe verso i punti di massimo.
 
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Sterlina-Dollaro

Puro bullish engulfing sul daily del cable che pure ha ritoccato area 1,5150 nell’incredibile movimento di ieri. Le discese attuali potrebbero qui proseguire verso 1,4850 prima di vivere i primi arresti, come ben mostrano le confluenze grafiche sul grafico a 4 ore. Peraltro anche il grafico orario mostra tale livello che nel breve condurrebbe a  primi rimbalzi verso 1,4910 che, se dovesse respingere il prezzo, ci fornirebbe buone conferme per gli short da attendere proprio  sotto 1,4820 per rivedere poi 1,4770 in primis. 1,4725 il livello successivo.

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DOLLARO AMERICANO - DOLLARO AUSTRALIANO

Movimenti naturalmente simili anche per l’aussie. Le discese partite questa notte potrebbero dunque proseguire anche in questo caso verso area 0,7675/90 le cui rotture ci riporterebbero nei confusi livelli di 0,7650 con obiettivi più chiari verso 0,76. Livelli pre-Fed per intenderci. Restiamo dunque in campana per i primi respingimenti sui primi livelli citati e dunque rimbalzi verso 0,7700/10 che comunque difficilmente ricondurrebbero il cambio sui massimi. Bias ribassista dunque ancora più che preferibile.

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Dax
Piuttosto calmo invece il Dax, la cui decorrelazione con le dinamiche Fed e con i listini americani è dunque sempre più evidente. Il grafico giornaliero ha avuto conferma del pattern di divergenza regolare ribassista tra prezzo ed oscillatore stocastico che potrebbe spingere tecnicamente il prezzo verso area 11.600 punti. Molto interessante il time frame a 4 ore che proprio da area 11.850 segnala degli ottimi punti di respingimento e ripartenza verso poi area 12mila punti. In antitesi con il grafico orario che mostra confluenze grafiche di resistenza chefino a 11.930 suggeriscono ancora punti di vendita con obiettivi vicini a 11.760 punti. L’idea perciò è quella di tenere gli short di breve con l’idea di muoversi al rialzo solo su un chiaro segnale di price action in H4 e comunque non prima di 11.930 punti. Superamenti di 12mila porterebbero invece a direzionarsi verso i massimi storici. 

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Oro

Oro dunque che ha seguito perfettamente la dinamica dollaro-centrica del mercato, con gli approdi che qui potrebbero addirittura estendere in area di confluenza grafica daily a 1.180 dollari l’oncia. Nuove vendite dunque vanno assolutamente rimandate alla rottura dei supporti a 1.165 dollari verso i ridondanti target a partire da 1.154. Sopra 1.180 valuteremo estensioni fino anche a 1.188/90.

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