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Rassegna stampa economica del 19 luglio 2017

di Edoardo Fagnani 19 lug 2017 ore 07:59 Le news sul tuo Smartphone

Ipo a livelli record, in sei mesi quotazioni ai massimi da 10 anni (Il Sole24Ore)

Il Sole24Ore ha ripotato alcuni estratti del rapporto sulle IPO elaborato da Ernst & Young. Lo studio ha evidenziato che nella prima metà del 2017 “ci sono state 772 nuove quotazioni per una raccolta complessiva di 83,4 miliardi di dollari”. Si tratta del semestre più attivo degli ultimi dieci anni per volume di operazioni. Impietoso il confronto con il 2016: “rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso il numero delle società sbarcate in Borsa è cresciuto del 70% mentre, in termini di controvalore collocato, la crescita è stata addirittura del 90 per cento”. Il rapporto ha segnalato che l’area più attiva è stata la Cina, grazie al miglioramento dello scenario economico, dopo le turbolenze di inizio 2016. Ernst & Young ha segnalato che il settore più attivo è stato quello tecnologico “che ha registrato 114 operazioni per un controvalore complessivo di 13,4 miliardi di dollari (il 16,2% del totale)”. Nel comparto spicca l’IPO di SNAP, in un’operazione dal valore di 3,4 miliardi di dollari.

 

Banco Bpm, a settembre asta per 2 miliardi di npl (MF)

Secondo quanto scritto su MF il Banco BPM starebbe studiando la possibilità di cedere un portafoglio di crediti chirografari in sofferenza per un valore nominale di 2 miliardi di euro. L’operazione dovrebbe partire a settembre, in modo da concludersi entro la fine del 2017, consentendo all’istituto di raggiungere i target fissati nel piano industriale. Il quotidiano finanziario ha precisato che la cessione potrebbe ricalcare le caratteristiche del processo competitivo chiuso a giugno con Algebris, che aveva riguardato la vendita di un portafoglio di crediti in sofferenza assistiti da garanzie reali per un ammontare nominale di 693 milioni di euro. MF ha ricordato che la strategia della banca, condivisa con la Vigilanza Europea, prevede la cessione di crediti per un valore nominale di 8 miliardi di euro entro il 2019.

 

Del Vecchio, svolta hi tech «La quarta rivoluzione, i negozi digitali Luxottica» (Corriere della Sera)

Il Corriere della Sera ha riportato le dichiarazioni del numero uno di Luxottica, Leonardo del Vecchio. Il patron ha parlato di una quarta rivoluzione per il gruppo, focalizzata sulla trasformazione digitale delle attività dell’azienda, in particolare dei punti vendita. “Oggi l’intera filiera è in rete, dalla materia prima al negozio fisico. La rivoluzione del punto vendita è solo l’ultimo miglio”, ha dichiarato Del Vecchio. Il Corriere della Sera ha segnalato che “le prime applicazioni arriveranno nei negozi entro fine anno e tutto questo avrà come conseguenza che i negozi potranno essere anche molto più piccoli degli attuali”. Del Vecchio non ha fornito indicazioni puntuali sugli investimenti necessari per finanziare questa strategia, ma da Luxottica hanno ricordato che sono stati già realizzati “i grandi investimenti necessari allo sviluppo della piattaforma informatica e delle applicazioni cuore del progetto”.

 

La parabola di Atlante il salvagente bancario verso la liquidazione (La Repubblica)

Secondo La Repubblica Questio sgr, la società che gestisce i fondi Atlante e Altlante 2, potrebbe decidere di mettere in liquidazione il primo dei due fondi, che investì ben 3,42 miliardi di euro per il salvataggio della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. “Quel denaro è finito dal 25 giugno nel calderone della liquidazione coatta” delle due banche venete, ha ricordato La Repubblica. Il quotidiano ha precisato che per mandare definitivamente in soffitta l’avventura di Atlante serve il via libera di IntesaSanpaolo e di Unicredit, che hanno investito un miliardo a testa nel veicolo; tuttavia, non dovrebbe essere un problema ottenere l’ok delle due banche. La Repubblica ha segnalato che potrebbero esserci novità anche per Atlante 2, l’altro fondo gestito da Quaestio sgr. Secondo il quotidiano, questo soggetto “vorrebbe lanciare altri fondi del genere, nel tentativo di consolidare il rendimento atteso (l’8-10% annuo) per i 2,2 miliardi messi finora nei cattivi crediti delle banche”.

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