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Mercati appesi al rischio Brexit

Una vittoria dei “NO” (cioè i voti contrari alla permanenza nella Ue) avrebbe effetti negativi sull’economia e sarebbe uno shock per i mercati finanziari

di Redazione Soldionline 13 giu 2016 ore 12:02

Estratto a cura di Anima Flash

“Rimanere o non rimanere” nell’Unione Europea? È questo il dilemma che il 23 giugno prossimo sarà sottoposto ai cittadini del Regno Unito in occasione del referendum sul rischio Brexit (da “Britain Exit”) e che da settimane tiene con il fiato sospeso la U e i mercati finanziari internazionali.
Nonostante le opinioni discordanti fra gli osservatori - concorda, a favore del “SÌ”, l’ampia maggioranza dell’establishment britannico (da Cameron al Financial Times, dal Tesoro alla Banca d’Inghilterra) e di quello politico ed economico internazionale - una vittoria dei “NO” (cioè i voti contrari alla permanenza nella Ue) determinerebbe l’avvio del processo di uscita (“Brexit”) e avrebbe effetti nel complesso negativi o molto negativi sull’economia, sia del Regno Unito sia della Ue e sarebbe uno shock per i mercati finanziari, almeno nell’immediato.
Una vittoria, invece del fronte del “SÌ” avrebbe conseguenze leggermente positive sui mercati.
Detto questo, al fine di contenere le conseguenze di una (meno probabile) Brexit, il team di gestione ha condiviso di adottare, in generale, un approccio tattico e prudente agli investimenti, nel rispetto dei limiti di ciascun fondo.

Quali sono le probabilità di una Brexit?
brexit2Al 3 giugno, la media dei sondaggi calcolata da Bloomberg indica i favorevoli alla permanenza nell’UE al al 47% e i contrari al 44%, con un 9% di indecisi. Il distacco è limitato e sul risultato finale potrebbero pesare anche fattori teoricamente secondari, come il meteo: un tempo sereno potrebbe disincentivare dal voto i più giovani, che sono anche i più europeisti, secondo gli esperti.
Le previsioni delle case di ricerca sono in ogni caso più spostate verso il “SÌ” (restare nella UE): secondo Bloomberg, Société Generale, Morgan Stanley e Citigroup assegnano all’uscita una probabilità del 45%, 35% e 30-40% rispettivamente. Considerato che nei sondaggi generali lo scarto non è abbastanza ampio da escludere una vittoria del “NO” e che i livelli odierni dei mercati finanziari non riflettono i rischi di un’uscita del Regno Unito (sia il FTSE100 sia l’Euro Stoxx 50 sono intorno ai livelli del 20 febbraio, il giorno dell’annuncio del Referendum, mentre la sterlina si è solo temporaneamente indebolita, gli investitori si trovano di fronte a uno scomodo scenario binario.

Quali i possibili impatti sui mercati?
A brevissimo termine, la Brexit potrebbe produrre, secondo BofA Merrill Lynch, un calo del 15% sui mercati azionari europei (UK incluso), un indebolimento del 10% della sterlina nei confronti del dollaro e un allargamento di 50 punti base degli spread dei titoli obbligazionari britannici. Di misura diversa ma dello stesso segno le variazioni attese a sei mesi dalla banca d’affari americana.
Il “SÌ” al referendum viceversa avrebbe un impatto positivo sia sulle azioni (+6%), sia sugli spread dei titoli corporate (-20 punti base), sia sulla sterlina (leggero rafforzamento contro dollaro). Riteniamo che lo scenario più probabile sia il “SÌ” (rimanere nella UE) e quindi che l’eventuale volatilità delle prossime settimane possa offrire delle opportunità di investimento.
Accanto allo scenario di una possibile Brexit, va detto che sussistono comunque elementi che potrebbero favorire un rialzo dei mercati, a partire da un possibile e ulteriore restringimento degli spread, che a sua volta potrebbe innescare una rinnovata ricerca di extra rendimento, riportando ulteriori flussi sull’high yield e sul mercato azionario.
Guardando ai fondamentali, invece, dopo alcuni trimestri di revisione negativa di crescita degli utili europei, non è da escludere che questo trend si inverta, favorito da un miglioramento del quadro macro. Restiamo del resto ancora positivi sulla congiuntura economica in Europa (il trend sui finanziamenti alle imprese ed ai privati sono in continuo miglioramento).
Infine, anche la Cina potrebbe essere fonte di sorprese, soprattutto se il recupero innescato dalle politiche monetarie e fiscali espansive proseguisse nel tempo. Nei portafogli dei fondi azionari europei abbiamo una visione positiva sul settore delle telecomunicazioni, healthcare e consumi di base, negativa invece sui titoli finanziari e su quelli tecnologici.

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