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Cosa ha detto ieri la Fed (e la Yellen)

L'istituto centrale americano ha compiuto un altro passo avanti verso la normalizzazione della politica monetaria. Non solo sul fronte dei tassi (alzati di 25 punti base)

di Redazione Soldionline 15 giu 2017 ore 10:21

La Federal Reserve ha compiuto ieri un altro passo avanti verso la normalizzazione della politica monetaria. Non solo sul fronte dei tassi, alzati di 25 punti base a un intervallo fra 1 e 1,25%, ma anche preparando una riduzione del bilancio. Lo spiegano gli esperti della direzione Studi e Ricerche Macroeconomic and Fixed Income Research di IntesaSanpaolo nella loro nota giornaliera, di cui presentiamo di seguito un estratto:

 


La riunione del FOMC si è conclusa in linea con le attese, con un rialzo dei tassi dei fed funds a un intervallo fra 1 e 1,25%, e una preparazione esplicita per la riduzione dei reinvestimenti dei titoli in scadenza, da attuare entro fine anno. Il voto ha avuto un dissenso di Kashkari, che avrebbe voluto mantenere i tassi fermi.

fed_13La valutazione dello scenario resta positivo: come ha detto Yellen, “l’economia sta molto bene, e mostra capacità di ripresa”. Il comunicato ribadisce che il mercato del lavoro ha continuato a rafforzarsi, con ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione e aumenti degli occupati in moderazione ma “solidi”. Si rileva che l’inflazione core è rallentata, ma si continua a prevedere una stabilizzazione verso il 2% nel medio termine, continuando a “monitorare l’inflazione da vicino”. Le proiezioni macroeconomiche, come previsto, includono revisioni per fine 2017 verso il basso per il tasso di disoccupazione (a 4,3% da 4,5%), ma anche per il NAIRU (a 4,6% da 4,7%); per l’inflazione, a fine 2017 la proiezione è portata a 1,6% da 1,9%, pur mantenendo un ritorno al 2% dal 2018. Per la crescita c’è un marginale ritocco verso l’alto, a 2,2% a fine 2017 da 2,1%.

 

Per la politica monetaria, si ripete che il Comitato prevede un’evoluzione dell’economia tale da giustificare ancora “aumenti graduali del tasso dei federal funds”. Nelle proiezioni dei tassi, la mediana per i prossimi anni è invariata, con un altro rialzo nel 2017 e tre rialzi in ciascuno dei due anni successivi.

Le novità rispetto a marzo, come atteso, riguardano la politica del bilancio. Dopo la preparazione dei mesi recenti, il comunicato afferma, senza stupire nessuno, che “il Comitato si aspetta di iniziare a implementare un programma di normalizzazione del bilancio quest’anno, se l’economia si evolverà circa come atteso”. Il programma è descritto in un documento a parte (https://www.federalreserve.gov/newsevents/pressreleases/monetary20170614c.htm). Le caratteristiche del programma sono in linea con quanto emerso dai verbali: si aggiunge il ritmo previsto per la riduzione dei reinvestimenti che è molto modesto. Inizialmente i reinvestimenti verranno ridotti di 10 miliardi di dollari al mese (-6 miliardi di Treasury e -4 miliardi di agenzie). Ogni trimestre la riduzione sarà aumentata di 6 miliardi per i Tresury e di 4 miliardi per le agenzie, fino ad arrivare a un ritmo regolare di riduzioni complessive di 50 miliardi al mese (30 miliardi per i Treasury e 20 miliardi per agenzie e MBS). Come atteso, mancano due dettagli importanti riguardo al programma; la data di inizio e il punto di arrivo per il bilancio. Sul livello finale desiderato il FOMC indica solo che sarà al di sopra del livello pre-crisi (circa 800 miliardi) e “apprezzabilmente al di sotto di quello visto negli anni recenti”. La mancata reazione dei mercati alla comunicazione di ieri ha confermato che la preparazione dei mesi recenti è stata efficace e ha evitato una riedizione del “taper tantrum” del 2013.

 

In conclusione, la Fed, come atteso, si è attenuta al copione preparato in anticipo e ha confermato la volontà di proseguire sulla normalizzazione graduale della politica monetaria, mirata a mettere in atto le condizioni che in futuro permetteranno di essere pronti a reagire a una eventuale inversione ciclica. Per ora, si va avanti piano, in un contesto molto favorevole sul fronte economico: piena occupazione e poca inflazione.

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