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Piazza Affari, il FTSEMib chiude ancora in rosso

Seduta in altalena per i bancari, dopo i forti rialzi messi a segno nelle ultime sedute. Buone performance per Enel e Atlantia. Saras ha perso oltre il 10%

di Edoardo Fagnani 6 set 2018 ore 17:50

Piazza Affari e le principali borse europee hanno terminato la seduta odierna con ribassi frazionali, dopo essere rimaste sopra la parità per gran parte della giornata. In altalena i bancari, dopo le indicazioni di Fitch sull’outlook di Unicredit e IntesaSanpaolo e quelle di DBRS sul comparto in Italia. Buone performance per Enel e Atlantia. Tonfo di Saras, dopo che Massimo Moratti Sapa e Mobro Spa hanno collocato il 10% del capitale.

Il FTSEMib ha registrato un frazionale ribasso dello 0,27% a 20.527 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 20.489 punti e un massimo di 20.761 punti. Il FTSE Italia All Share ha terminato la seduta con un calo dello 0,24%. Senza scossoni il FTSE Italia Mid Cap (-0,13%) e il FTSE Italia Star (+0,41%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è sceso a 2 miliardi di euro, rispetto ai 2,94 miliardi di ieri; oggi sono passate di mano 782.906.010 azioni (1.292.805.611 nella seduta di ieri). Su 386 titoli trattati, 192 hanno registrato una performance negativa, mentre 157 hanno chiuso sopra la parità; invariate le restanti 37 azioni.

L’euro si è confermato oltre gli 1,16 dollari, mentre alle 17.30 il bitcoin restava sotto i 6.500 dollari (circa 5.500 euro).

 

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mercato-azioniSeduta contrastata per i bancari, dopo i forti rialzi messi a segno nelle ultime sedute. In un report dedicato agli istituti italiani l’agenzia DBRS ha segnalato che nel secondo trimestre l’incremento dei rendimenti dei titoli di stato italiani avrebbe penalizzato i ratio patrimoniali degli istituti italiani in media di 35 punti base. Gli esperti ritengono che l’impatto derivante dall’incremento dello spread sarà gestibile nei prossimi mesi. Tuttavia, un ulteriore incremento dei rendimenti dei titoli di stato italiano potrebbe rendere più difficile procedere con i piani di cessione dei crediti problematici, oltre a mettere sotto pressione la redditività e i livelli di capitale delle banche italiane. Per contro DBRS ha segnalato che il secondo trimestre del 2018 ha evidenziato buoni progressi nella riduzione dei livelli di crediti problematici nei bilanci degli istituti.

Unicredit è scesa dell’1,07% a 13,088 euro, mentre IntesaSanpaolo ha ceduto l’1,35% a 2,3 euro. Fitch ha peggiorato l’outlook dei rating sule due banche, portandolo da "stabile" a "negativo" a seguito della recente revisione a negativo dell’outlook sul debito sovrano dell'Italia. L'agenzia ha confermato il rating per il lungo termine per entrambi gli istituti, fissato a "BBB".

Prese di beneficio su UBI Banca (-0,85% a 3,609 euro) dopo il recente rally. Dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che il 5 settembre Marshall Wace ha ridotto la posizione corta sull’istituto portandola dall'1,79% all'1,61%. Indicazione simile da RENAISSANCE TECHNOLOGIES, che ha limato dallo 0,5% allo 0,49% lo "short" sulla banca. Al contrario, Oceanwood Capital Management Limited ha incrementato dallo 0,58% allo 0,6% la posizione corta su UBI Banca.

In rosso anche il BancoBPM (-0,84% a 2,134 euro). Dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che il 5 settembre AQR Capital Management ha ridotto dall'1,72% all'1,69% la posizione corta sulla banca. Anche Marshall Wace ha diminuito lo "short" sull'istituto, portandolo dal 2,77% al 2,56%

Banca Carige ha perso il 4,4% a 0,0087 euro. Secondo quanto riportato da Il Sole24Ore nelle scorse ore Malacalza Investimenti - che ad agosto in 7 distinte operazioni ha acquistato circa 18,74 milioni di azioni per salire di un altro 3,659% nel capitale a una quota superiore al 24% - avrebbe chiesto al Tribunale di Genova “un provvedimento per inibire l’ammissione della lista presentata dal finanziere Raffaele Mincione all’assemblea”. Secondo l’azionista di riferimento di Carige si sarebbe violata la disciplina bancaria in materia di autorizzazioni agli acquisti di concerto di partecipazioni. Non si è fatta attenere la reazioni di Mincione, che ha definito la causa come “infondata e strumentale”.

 

Telecom Italia ha recuperato l’1,16% a 0,5234 euro, dopo le vendite subite nelle scorse giornate. La Repubblica ha scritto che nelle scorse ore l’azionista francese Vivendi, detentore di una quota del 23,94%, ha attaccato in modo aspro il fondo americano Elliott, che, secondo il gruppo transalpino, starebbe gestendo la società telefonica italiana in modo “disastroso”. All’investitore statunitense sarebbe da imputare l’andamento decisamente negativo del titolo in borsa, dove le azioni di Telecom Italia hanno perso il 35% da quando il comando è stato preso da Elliott, con il titolo che ha rivisto le quotazioni minime da 5 anni a questa parte. Secondo La Repubblica “si fa largo il fantasma di una nuova assemblea: Vivendi ne chiederebbe la convocazione per riprendere il comando della società”. Intanto, Dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 5 settembre LONE PINE CAPITAL ha incrementato la posizione corta su Telecom Italia, portandola dallo 0,97% all'1,13%.

 

Enel è salita del 2,05% a 4,378 euro. Gli analisti di Goldman Sachs hanno ridotto il prezzo obiettivo sul colosso elettrico, portandolo da 5,25 euro a 5,1 euro, in seguito alla difficile situazione finanziaria di alcuni paese dell’America del Sud. Tuttavia, gli esperti hanno migliorato il giudizio e ora consigliano l’acquisto delle azioni, dopo il ribasso subito dal titolo negli ultimi quattro mesi: a inizio maggio la quotazione di Enel aveva sfiorato i 5,4 euro.

 

Atlantia ha guadagnato il 5,55% a 18,16 euro. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha frenato sull’ipotesi di revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia e all’ipotesi di procedere con intervento dello stato nel capitale dell’azienda. Gli analisti di Morgan Stanley hanno iniziato la copertura sulla concessionaria autostradale con un target price di 22 euro e un giudizio “Equalweight” (neutrale). Gli esperti hanno segnalato l’incremento dell’incertezza su investimenti e regolamentazione dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova.

 

Saras ha lasciato sul terreno il 13,4% a 1,87 euro. Massimo Moratti Sapa e Mobro Spa hanno collocato - tramite un accelerated bookbuilding - 95,1 milioni di azioni ordinarie, pari a circa il 10% capitale della società di raffinazione, a un prezzo di 2 euro per azione, rispetto ai 2,158 euro della chiusura di ieri. Il collocamento è destinato ad investitori istituzionali, con l'obiettivo di aumentare la liquidità del titolo. Il corrispettivo complessivo è stato pari a circa 190 milioni di euro, suddiviso equamente tra i due azionisti. Gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno peggiorato il rating su Saras, portandolo da “Buy” (acquistare) a “Hold” (mantenere), sulla base di una valutazione negativa alla decisione della famiglia Moratti di vendere il 10% del capitale. Gli esperti hanno confermato il prezzo obiettivo di 2,2 euro.

 

Isagro ha registrato un balzo del 16,9% a 1,756 euro, dopo alcune sospensioni per eccesso di rialzo. La società ha comunicato i risultati del primo semestre del 2018, periodo chiuso con ricavi per 89,05 milioni di euro, in aumento del 2,5% rispetto agli 86,87 milioni ottenuti nei primi sei mesi dello scorso esercizio, nonostante le condizioni di mercato ancora non favorevoli specialmente in Sud Europa e Brasile, oltre agli effetti del rafforzamento dell’euro rispetto alle principali valute. In forte aumento anche il margine operativo lordo, che è salito da 11,89 milioni a 13,35 milioni di euro (+12,2%); di conseguenza, la marginalità è migliorata dal 13,7% al 15%. Isagro ha terminato lo scorso semestre con un utile netto di 5,43 milioni di euro, in miglioramento dai 4,58 milioni contabilizzati nei primi sei mesi del 2017. I risultati del 2018 sono attesi in miglioramento rispetto allo scorso anno grazie principalmente alla crescita di Isagro Asia e a maggiori ricavi iniziali da nuovi accordi.

 

Rialzo a due cifre per anche per Sabaf (+10,8% a 14,84 euro).

 

La Juventus ha ripreso la corsa a Piazza Affari. Il titolo della società bianconera ha terminato la giornata con un progresso del 3,55% a 13,43 euro. Elevati i volumi: nell’intera seduta sono passate di mano 34 milioni di azioni.

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