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FTSEMib negativo, ma non c'è stato il temuto crollo

Giornata caratterizzata da forte volatilità per Piazza Affari e per le principali borse europee, dopo i risultati del referendum costituzionale. Male MPS e Unicredit

di Edoardo Fagnani 5 dic 2016 ore 17:48

Giornata caratterizzata da forte volatilità per Piazza Affari e per le principali borse europee, in seguito al risultato del referendum costituzionale, che ha visto la netta vittoria del “NO” con il 59,1% dei voti, rispetto al 40,9% dei “SI”. Alla luce di questo risultato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato le proprie dimissioni, che potrebbero essere formalizzate oggi davanti al capo dello stato, Sergio Mattarella. Intanto, secondo quanto riportato da alcune agenzie stampa, il ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, avrebbe annullato la propria presenza alla riunione dell’Eurogruppo in programma per oggi; secondo alcuni operatori Padoan potrebbe ricevere da Mattarella l’incarico per formare un governo tecnico.
Gli analisti di IntesaSanpaolo hanno segnalato che la prima reazione dei mercati all’esito del referendum costituzionale italiano è sostanzialmente in linea con la volatilità pre-voto, confermando che l’esito era in larga misura già nei prezzi.
Secondo Allianz Global Investors il la vittoria del "NO" al referendum e le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi potrebbero portare a elezioni anticipate o ad altri scenari in grado di alimentare i timori degli investitori in un periodo volatile dal punto di vista politico per l'Europa; “i mercati, però, hanno già scontato gran parte delle tensioni e delle cattive notizie che quasi certamente seguiranno alla sconfitta del premier e la Banca Centrale Europea è pronta ad intervenire”, hanno precisato gli esperti.
Secondo Alberto Chiandetti, Gestore di FF Italy fund di Fidelity International, un voto negativo nel referendum costituzionale era già scontato nei prezzi sulla base della reazione del debito obbligazionario, mentre per i titoli azionari l'attenzione sarà chiaramente sui bancari, i cui azionisti affrontano imminenti aumenti di capitale. "Ci aspettiamo cioè che la reazione dei prossimi giorni possa essere non positiva; sono però altresì convinto che il voto fosse già scontato nei prezzi e che guardando al futuro sia importante concentrarsi sulle ricapitalizzazioni bancarie", ha precisato l'esperto, che ha aggiunto "guardiamo ovviamente con particolare interesse a Monte Paschi e alla possibilità o meno che si concretizzi un investitore di riferimento".
Secondo gli esperti di AXA Investment Managers nelle prossime settimane i mercati finanziari italiani potrebbero dover affrontare ancora volatilità, anche se l’impatto sarà probabilmente limitato. Gli esperti ritengono che i titoli bancari italiani, già indeboliti, potrebbero essere tra i più colpiti, con possibili contraccolpi in Europa. Inoltre, AXA Investment Managers prevede un ampliamento di circa 20 punti base dello spread tra il Btp e il Bund con scadenza a 10 anni.
Il FTSEMib ha terminato la seduta odierna con un ribasso dello 0,21% a 17.050 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 16.723 punti e un massimo di 17.359 punti. Il FTSE Italia All Share ha ceduto lo 0,13%. Performance positive, invece, per il FTSE Italia Mid Cap (+0,4%) e il FTSE Italia Star (+1,36%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è balzato a 3,62 miliardi di euro, rispetto ai 2,48 miliardi di venerdì; oggi sono passate di mano 1.489.810.497 azioni (960.199.361 nella seduta di venerdì). Su 336 titoli trattati, 202 hanno terminato la giornata con rialzo, mentre le performance negative sono state 106; invariate le rimanenti 28 azioni.
Elevata volatilità anche sui mercati valutari, dove l’euro è scivolato fino a quota 1,05 nei confronti del dollaro, per poi risalire a oltre 1,07 dollari.

CONSULTA le quotazioni dei titoli del SOLMib40

mercato_rosso_2Sulle montagne russe i bancari, dopo i risultati del referendum costituzionale. Secondo gli analisti del Credit Suisse la vittoria del “NO” è negativa per il settore, anche se il rischio di un contagio potrebbe essere limitato.
Il Monte dei Paschi di Siena è stato il titolo del comparto maggiormente sotto pressione, in quanto la banca sta organizzando l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro, necessario per garantire la continuità operativa; secondo alcune indiscrezioni le decisioni in merito all’operazione potrebbero essere rinviate di alcuni giorni. Il titolo della banca toscana ha terminato la giornata con uno scivolone del 4,21% a 18,68 euro, dopo uno stop per eccesso di ribasso in avvio di seduta. Secondo Paul Hatfield, Global Chief Investment Officer di Alcentra (BNY Mellon), i mercati adesso osservano da vicino il Monte dei Paschi di Siena e l'esito della ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro, messa a rischio dagli sviluppi politici. "Ci sono diverse strade percorribili se la ricapitalizzazione dovesse fallire, ma poche di queste possono essere giudicate positivamente per le banche europee", ha puntualizzato l’esperto. Venerdì il Monte dei Paschi di Siena ha comunicato che nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto volontaria promossa su strumenti subordinati dalla stessa emessi o garantiti, con obbligo di reinvestimento del corrispettivo in nuove azioni della banca, i titoli conferiti in adesione alle offerte sono superiori alla soglia di un miliardo di euro di aumento di capitale.
Male anche Unicredit (-3,33% a 2,014 euro). La banca guidata da Jean-Pierre Mustier e Amundi hanno comunicato di aver avviato il negoziato in esclusiva per la possibile vendita delle attività di Pioneer Investment al colosso francese. Intanto, gli analisti del Credit Suisse prevedono che Unicredit annuncerà un aumento di capitale nell’ordine dei 10-13 miliardi di euro in occasione della presentazione dello “Strategy Day” che si terrà il 13 dicembre. Gli analisti hanno confermato il target price di 2,3 euro a il giudizio “Neutrale” sull’istituto.
Pessima giornata per il Banco Popolare (-7,44% a 1,84 euro) e per la Popolare di Milano (-7,91% a 0,29 euro). Dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 2 dicembre Marshall Wace ha incrementato dall’1,39% all’1,43% la posizione corta sul Banco Popolare. La stessa Consob ha comunicato che il 2 dicembre Syquant Capital ha aumentato lo “short” sulla Popolare di Milano, portandolo dal 3,83% al 4,46%. Lo stesso giorno MOMentum Alternative Investments ha ridotto dallo 0,99% allo 0,36% la posizione corta sull’istituto.
Bene Banca Mediolanum (+0,89% a 6,245 euro). Affari&Finanza, l'inserto settimanale de La Repubblica ha riportato le parole di Massimo Doris, amministratore delegato della compagnia, su una possibile extra remunerazione per gli azionisti di Mediolanum. Il manager ha dichiarato che l'obiettivo della società è quello di destinare ai soci la plusvalenza del 50% della cessione di Banca Esperia a Mediobanca. Mediolanum punta così a pagare, tra aprile e novembre del prossimo anno, una extra-cedola pari a circa 40 milioni di euro, pari a 8/9 centesimi di euro per azione.

Buone performance per i titoli del settore petrolifero, dopo che a New York il prezzo del greggio ha sfiorato i 52 dollari al barile.
ENI ha registrato un progresso dell’1,11% a 13,69 euro. Gli analisti di Morgan Stanley hanno alzato da 12,3 euro a 13,4 euro il prezzo obiettivo sul colosso petrolifero; gli esperti hanno anche migliorato il giudizio, portandolo da “Underweight” (sottopesare) a “Equalweight” (neutrale).
Performance migliori per Saipem (+3,89% a 0,4408 euro) e Tenaris (+2,51% a 15,94 euro).

In forte rialzo Leonardo Finmeccanica (+3,72% a 12,83 euro). Gli analisti di Deutsche Bank hanno alzato da 11,7 euro a 14 euro il target price sulla società aerospaziale; gli esperti hanno anche migliorato il giudizio e ora consigliano l’acquisto delle azioni.

Molto bene anche Fiat Chrysler Automobilies, che ha registrato un balzo del 4,58% a 7,535 euro.

Mediaset ha messo a segno un progresso del 2,1% a 2,428 euro. Gli analisti di Jefferies hanno limato il prezzo obiettivo sul gruppo del Biscione, portandolo da 2,5 euro a 2,46 euro, in seguito alla revisione delle stime sulla raccolta pubblicitaria per il biennio 2016/2017; gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio.

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