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Le banche mandano in rosso il FTSEMib: male Unicredit

I principali indici di Borsa Italiana hanno registrato ribassi nell’ordine del punto percentuale. Performance decisamente negativa anche per CNH Industrial. In rialzo Telecom

di Edoardo Fagnani 31 gen 2017 ore 17:49

Piazza Affari e le principali borse europee hanno chiuso con un ribasso anche la seduta odierna, in scia all’avvio negativo di Wall Street. Gli analisti del Credit Suisse hanno aumentato il target sull’indice EuroStoxx50 per il 2017, sulla base di un'accelerazione della crescita degli utili nei prossimi trimestri e di una valutazione più conveniente rispetto alle azioni statunitensi. Tra i bancari spicca il terzo scivolone consecutivo subito da Unicredit. In rosso anche CNH Industrial, nel giorno della diffusione dei risultati dell’esercizio 2016.

I principali indici di Borsa Italiana hanno registrato ribassi nell’ordine del punto percentuale. Il FTSEMib ha lasciato sul terreno lo 0,9% a 18.591 punti (minimo di 18.524 punti, massimo di 18.982 punti), terminando il mese di gennaio con un ribasso del 3,35%. Il FTSE Italia All Share ha perso lo 0,85%. Segno meno anche per il FTSE Italia Mid Cap (-0,47%) e il FTSE Italia Star (-0,35%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è salito a 2,87 miliardi di euro, rispetto ai 2,72 miliardi di ieri; oggi sono passate di mano 902.502.490 azioni (825.717.994 nella seduta di ieri). Su 331 titoli trattati, 207 hanno terminato la giornata con un ribasso, mentre le performance positive sono state 110; invariate le restanti 14 azioni.

L’euro ha sfiorato gli 1,08 dollari.

 

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mercato_negativo3Banche anche oggi protagoniste in negativo.

Unicredit in forte ribasso, in una seduta caratterizzata da forte volatilità. Il titolo dell’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier è sceso del 3,97% a 25,16 euro. La banca ha anticipato che, nella stima dei risultati netti 2016, prevede di registrare una perdita di circa 11,8 miliardi di euro; tuttavia, il management ha puntualizzato che, rettificato dalle poste non ricorrenti, il risultato economico netto del gruppo sarebbe stato positivo. I risultati del quarto trimestre dell’anno, infatti, sono stati influenzati negativamente da poste non ricorrenti per circa 12,2 miliardi di euro, a cui si aggiungono una serie di ulteriori svalutazioni una tantum pari a circa un miliardo, che si attende verranno contabilizzate nell’esercizio 2016; queste poste derivano principalmente da una maggiore svalutazione della quota nel Fondo Atlante. Inoltre, Unicredit prevede che il CET1 ratio al 31 dicembre 2016 non sia temporaneamente in linea per circa il 2% con il requisito di capitale applicabile alla stessa data (requisito Supervisory Review Evaluation Process - SREP - pari complessivamente a 10,005%). Al contrario, Unicredit ha confermato i target per i prossimi esercizi: in particolare, l'obiettivo del CET1 ratio si conferma al di sopra del 12,5% nel 2019, in linea con la guidance comunicata durante il Capital Markets Day.

Performance peggiore per il BancoBPM; il titolo ha lasciato sul terreno il 5,12% a 2,63 euro. Dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che il 23 gennaio Norges Bank è diventato uno dei maggiori azionisti del BancoBPM, con una quota del 3,212% del capitale.

Male anche UBI Banca che ha perso il 3,19% a 3,212 euro.

IntesaSanpaolo ha ceduto l’1,27% a 2,17 euro. Gli analisti di Société Générale hanno tagliato da 2,9 euro a 2,8 euro il target price sulla banca guidata da Carlo Messina, segnalando rischi nell’utilizzo di capitale per rilevare il controllo di Generali; tuttavia, gli esperti hanno confermato l’indicazione di acquisto delle azioni.

 

Chiusura negativa per Generali; il titolo della compagnia triestina ha ceduto l’1,44% a 14,74 euro. Gli analisti di HSBC hanno limato il prezzo obiettivo su Generali, portandolo da 15,6 euro a 15,4 euro; gli esperti hanno peggiorato da “Buy” (acquistare) a “Hold” (mantenere) il giudizio.

 

CNH Industrial ha registrato una flessione del 2,38% a 8,2 euro. La società ha chiuso il 2016 con ricavi pari a 24,87 miliardi di dollari, in calo del 4,1% rispetto ai conti del 2015. L’utile operativo delle attività industriali è stato pari a 1,29 miliardi di dollari per il 2016, in contrazione dagli 1,43 miliardi dell'esercizio precedente. La perdita netta è stata pari a 249 milioni di dollari per l’anno 2016, inclusiva dell'onere di 551 milioni di dollari, non deducibile fiscalmente, conseguente alla finalizzazione della transazione con la Commissione Europea. L’utile netto adjusted è stato pari a 482 milioni di dollari nell’anno, in aumento dell’1,7% rispetto al 2015. A fine 2016 l’indebitamento netto industriale era pari a 1,6 miliardi di dollari, in diminuzione di 1,1 miliardi di dollari rispetto al 30 settembre 2016 e in linea con il valore di inizio anno. Gli obiettivi di CNH Industrial per il 2017 indicano ricavi netti delle attività industriali tra i 23 e i 24 miliardi di dollari, un risultato diluito per azione adjusted tra 0,39 e 0,41 dollari e un indebitamento netto industriale a fine 2017 tra 1,4 e 1,6 miliardi di dollari. Il consiglio di amministrazione di CNH Industrial intende proporre all’assemblea degli azionisti un dividendo di 0,11 euro per azione.

Fiat Chrysler Automobiles ha guadagnato lo 0,7% a 10,1 euro. Ancora indicazioni delle banche d’affari sulla società guidata da Sergio Marchionne. Nel dettaglio, gli analisti di Goldman Sachs hanno alzato da 19,45 dollari a 21,5 dollari il target price su Fiat Chrysler Automobiles, sull’ipotesi di un miglioramento delle stime per i prossimi trimestri; gli esperti hanno confermato l’indicazione di acquistare con convinzione le azioni. Gli esperti di Kepler Cheuvreux, invece, hanno aumentato da 8,95 euro a 10,5 euro sull’azienda; in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il biennio 2017/2018; gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio. Morgan Stanley, invece, ha incrementato da 11 euro a 13 euro per azione la valutazione su Fiat Chrysler Automobiles, in seguito al miglioramento delle stime sulla redditività per l’esercizio in corso; gli esperti hanno confermato il giudizio “Overweight” (sovrappesare).

 

Luxottica è scesa dello 0,62% a 49,69 euro. La società ha comunicato i risultati preliminari del 2016, periodo chiuso con ricavi per 9,09 miliardi di euro, in aumento del 2,8% rispetto agli 8,84 miliardi ottenuti nell'esercizio precedente. A parità di tassi di cambio il giro d'affari del gruppo sarebbe cresciuto del 3,9%. I vertici di Luxottica stimavano un fatturato in crescita del 2-3% a cambi costanti. Nel solo quarto trimestre del 2016 il fatturato è aumentato del 6,3%, attestandosi a 2,14 miliardi di euro (+5,2% a tassi di cambio costanti). I vertici di Luxottica prevedono che l'utile netto su base adjusted del 2016 risulti superiori rispetto a quello ottenuto l'anno precedente. Dopo la diffusione dei risultati preliminari gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno ritoccato al rialzo la stima sull’utile per azione per l’esercizio in corso; gli esperti hanno confermato il target price di 60 euro e l’indicazione di acquisto delle azioni. UBS, invece, ha aumentato da 45 euro a 49 euro il prezzo obiettivo su Luxottica, in seguito alla prossima integrazione con Essilor; gli esperti hanno ribadito il giudizio “Neutrale”.

Salvatore Ferragamo ha limitato il calo allo 0,16% a 24,45 euro. Il Credit Suisse ha incrementato da 22 euro a 24 euro il target price sulla società del lusso, in seguito alla revisione dei parametri di valutazione della società; gli esperti hanno confermato il giudizio “Neutrale”, ma hanno rivisto al ribasso le stime sull’utile per azione per il triennio 2016/2018. La stessa banca d’affari svizzera ha aumentato da 45 euro a 72 euro il target price su Tod’s (+1,52% a 66,75 euro), in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il triennio 2016/2018; gli esperti hanno anche migliorato il giudizio, portandolo da “Underperform” (farà peggio del mercato) ad “Outperform” (farà meglio del mercato).  Gli analisti Equita sim hanno aumentato da 23,7 euro il prezzo obiettivo su Salvatore Ferragamo, in seguito al miglioramento delle stime sul fatturato per i prossimi esercizi; gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio. La stessa banca d’affari ha aumentato da 17,7 euro a 20,7 euro il target price su Moncler (-0,28% a 17,8 euro), ipotizzando sostenuti tassi di crescita del fatturato e della redditività nei prossimi esercizi; gli esperti hanno confermato l’indicazione di acquisto delle azioni.

 

Telecom Italia ha guadagnato l’1,86% a 0,795 euro. Gli analisti di Morgan Stanley hanno incrementato da 1,1 euro a 1,15 euro il target price sulla compagnia telefonica, ipotizzando un miglioramento dello scenario in Brasile; gli esperti hanno confermato il giudizio “Overweight” (sovrappesare). Bryan Garnier, invece, ha iniziato la copertura sulla compagnia telefonica con un prezzo obiettivo di 0,71 euro e l’indicazione di vendita delle azioni; gli esperti temono l’ingresso di nuovi operatori nel mercato della telefonia italiana, scenario che potrebbe portare a un’ulteriore contrazione della marginalità.

 

Pesante ribasso per D’Amico Int. Shipping (-21,3% a 0,244 euro). Gli analisti di Equita sim hanno peggiorato il giudizio sulla società, portandolo da “Buy” (acquistare) a “Hold” (mantenere), sui timori che il CdA possa esercitare a breve la delega per aumentare il capitale; gli esperti non escludono l’ipotesi di aggiornare il prezzo obiettivo, al momento fissato a 0,56 euro.

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