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Altro scivolone per i bancari, ma il FTSEMib limita i danni

I principali indici di Borsa Italiana hanno registrato flessioni minime. Spiccano i ribassi subiti da Unicredit e da MPS. Tra i petroliferi si segnala il rialzo di ENI

di Edoardo Fagnani 17 nov 2016 ore 17:47

Piazza Affari e le principali borse europee hanno terminato la seduta odierna con variazioni frazionali. Secondo gli esperti di S&P Global Ratings l’economia italiana dovrebbe registrare un tasso di crescita medio annuale inferiore allì1% nel triennio 2016/2018, precisando che il Pil non dovrebbe tornare ai livelli pre-crisi prima della metà della prossima decade, in quanto il livello di produttività resta molto basso. Inoltre, gli esperti hanno segnalato che l’andamento delle esportazioni italiane resta poco brillante, nonostante il deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro. Pioggia di vendite sui bancari, dove spiccano i ribassi subiti da Unicredit e dal Monte dei Paschi di Siena. Tra i petroliferi si segnala il rialzo messo a segno da ENI.
I principali indici di Borsa Italiana hanno registrato flessioni minime. Il FTSEMib è sceso dello 0,03% a 16.555 punti dopo aver oscillato tra un minimo di 16.349 punti e un massimo di 16.605 punti. Il FTSE Italia All Share ha subito un calo dello 0,04%. Ribassi frazionali per il FTSE Italia Mid Cap (-0,1%) e il FTSE Italia Star (-0,23%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è salito a 2,5 miliardi di euro, rispetto ai 2,18 miliardi di ieri; oggi sono passate di mano 1.120.211.398 azioni (924.708.030 nella seduta di ieri). Su 328 titoli trattati, 182 hanno terminato la giornata con un ribasso, mentre le performance positive sono state 129; invariate le rimanenti 17 azioni. 
L’euro è sceso a 1,065 dollari.

CONSULTA le quotazioni dei titoli del SOLMib40

mercato_22Forti vendite sui bancari.
Il Monte dei Paschi di Siena ha terminato la seduta in territorio negativo. Il titolo della banca toscana è sceso del 3,29% a 0,2379 euro. Il Corriere della Sera ha riportato i commenti della BCE all’operazione di aumento di capitale. Ieri la responsabile dell’autorità di risoluzione (single resolution board, o Srb) Elke Koenig, ha definito “molto impegnativo” il piano di salvataggio, tanto da non escludere il ricorso al bail in se l’operazione dovesse andare male. Secondo le stime perché la ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro vada in porto serve che almeno 1-1,5 miliardi di bond subordinati vengano convertiti in nuove azioni.
In forte ribasso Unicredit (-4,76% a 2,002 euro). Il Sole24Ore ha analizzato quelle che potrebbero essere le nuove strategie della banca nella gestione dei crediti deteriorati. In particolare, l’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier potrebbe procedere con ulteriori rettifiche fino a 7-8 miliardi di euro per la pulizia totale delle sofferenze. Una dimensione che spiegherebbe anche l’ammontare dell’aumento di capitale da effettuarsi sul mercato, per una cifra orientativamente fissata intorno ai 13 miliardi, compresa la possibile conversione volontaria di alcuni bond.
Performance peggiori per il Banco Popolare (-5,65% a 2,038 euro) e per la Popolare di Milano (-5,04% a 0,322 euro). Dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 16 novembre Syquant Capital ha ridotto lo “short” sulla Popolare di Milano, portandolo dal 2,09% all’1,98%.
In rosso anche UBI Banca (-1,7% a 2,2 euro). Dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 16 novembre AQR Capital Management ha ridotto la posizione corta su sull’istituto, portandola dal 2,78% al 2,63%.
Mediobanca ha terminato la seduta con una flessione del 2,23% a 6,805 euro. L’istituto di Piazzetta Cuccia ha presentato le linee strategiche del piano industriale relativo al periodo 2016/2019. Nel dettaglio, l’istituto di Piazzetta Cuccia punta a un riposizionamento strategico su attività bancarie specialistiche a elevata redditività. A livello finanziario, al termine del triennio del piano, Mediobanca punta a arrivare a un risultato operativo (al netto del costo del rischio) pari a un miliardo di euro, equivalente a un tasso di crescita medio annuo nel triennio pari al 10%. A fine piano il Common Equity Tier 1 dovrebbe attestarsi al 14%, stima che si confronta con il 12% raggiunto a fine giugno. Non dovrebbero esserci variazioni nella politica dei dividendi: i vertici di Mediobanca hanno confermato l’obiettivo di distribuire agli azionisti il 40% dell’utile realizzato. Il piano prevede anche la cessione di alcune partecipazioni azionarie, per un ammontare complessivo di 1,3 miliardi di euro. Questa politica comprende ulteriori dismissioni di titoli disponibili per la vendita (0,6 miliardi di euro) e la riduzione della partecipazione in Generali (-1,64% a 11,41 euro), che dovrebbe ridursi dall’attuale 13% al 10%. Di conseguenza, Mediobanca potrà contare su risorse per circa un miliardo di euro, che potranno essere utilizzate per eventuali acquisizioni (o 200 punti base di capitale sul Common Equity Tier 1 di gruppo al giugno 2019). A questo proposito, Mediobanca ha raggiunto un accordo con Banca Mediolanum per l’acquisto del residuo 50% di Banca Esperia per un ammontare di 141 milioni di euro.
Azimut Holding ha ceduto l’1,9% a 15,98 euro. Gli analisti di Goldman Sachs hanno alzato da 17,3 euro a 23,3 euro il target price sulla compagnia, in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il triennio 2016/2018; gli esperti considerano la società una delle migliori opportunità di investimento nel settore del risparmio gestito. Per lo stesso motivo la banca d’affari ha aumentato da 7 euro a 7,7 euro il prezzo obiettivo su Banca Mediolanum (-1,14% a 6,095 euro), confermando il giudizio “Neutrale”.

Qualche buona performance per i titoli del settore petrolifero, dopo che a New York il prezzo del greggio ha sfiorato i 46 dollari al barile.
ENI ha terminato la giornata con un progresso dell’1,45% a 12,6 euro.

Fiat Chrysler Automobiles è scesa dello 0,36% a 7,005 euro. L’ACEA ha comunicato che nel mese di ottobre in Europa sono state immatricolate oltre 1,14 milioni di vetture, in contrazione dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2015. Fiat Chrysler Automobiles ha fatto meglio del mercato, segnando un incremento delle immatricolazioni del 6,6% con oltre 75mila vetture vendute; di conseguenza, la quota di mercato in Europa del gruppo guidato da Sergio Marchionne si è attestata al 6,6%.

Prysmian ha recuperato l’1,11% a 22,85 euro. Gli analisti di Morgan Stanley hanno alzato da 24 euro a 27 euro il prezzo obiettivo sulla società, in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione e alla revisione dei parametri di valutazione dell’azienda; gli esperti hanno confermato il giudizio “Overweight” (sovrappesare).

Spicca il forte rialzo di Beni Stabili (+2,5% a 0,5 euro). La società ha definito le condizioni per la costituzione della SICAF immobiliare italiana a cui il gruppo conferirà la totalità del proprio portafoglio locato a Telecom Italia (1,54 miliardi di euro in base al valore di perizia a fine giugno 2016), unitamente al relativo debito (810 milioni). Beni Stabili manterrà il 60% del capitale del nuovo veicolo di investimento regolamentato, mentre Crédit Agricole Assurances ed EDF Invest, acquisiranno ciascuno da Beni Stabili una quota del 20% nella SICAF.

Ottima giornata anche per De Longhi (+8,95% a 21,19 euro). Gli analisti di UBS hanno alzato da 23 euro a 26 euro il prezzo obiettivo sull’azienda, sulle prospettive di un incremento della marginalità nei prossimi esercizi. Gli esperti hanno anche migliorato il giudizio e ora consigliano l’acquisto delle azioni.

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