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A Piazza Affari esce il rosso

Piazza Affari e le borse europee hanno chiuso in forte ribasso una seduta caratterizzata da volatilità elevata. Vendite sui petroliferi. Tra alti e bassi i bancari

di Edoardo Fagnani 14 gen 2015 ore 17:47

Piazza Affari e le principali borse europee hanno chiuso in forte ribasso una seduta caratterizzata da volatilità elevata. In mattinata la Banca d’Italia ha comunicato che a novembre il debito pubblico italiano è cresciuto ulteriormente, superando i 2.160 miliardi di euro, rispetto ai 2.157 miliardi di fine ottobre. Vendite sui petroliferi, nonostante a New York il prezzo del greggio sia tornato a 46 dollari al barile: spicca il ribasso subito da ENI, penalizzata dal taglio di target price decretato da Nomura. Tra alti e bassi i bancari.
Il FTSEMib ha terminato la giornata con una flessione dell’1,59% a 18.411 punti, mentre il FTSE Italia All Share è sceso dell’1,41% a 19.571 punti. Variazioni frazionali per il FTSE Italia Mid Cap (-0,04%) e il FTSE Italia Star (+0,12%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è salito a 2,83 miliardi di euro, rispetto ai 2,59 miliardi di ieri. Su 308 titoli trattati, 200 hanno terminato la giornata con un ribasso, mentre le performance positive sono state 92. Le rimanenti 16 azioni sono rimaste ferme sui valori di chiusura di ieri.
L’euro si è riportato a 1,18 dollari, prima della diffusione del Beige Book sulla situazione economica negli Stati Uniti. L’oro è risalito a 1.240 dollari.

CONSULTA le quotazioni dei titoli del FTSE MIB

mercato_negativo2Vendite sui petroliferi, nonostante a New York il prezzo del greggio sia tornato a 46 dollari al barile.
ENI ha registrato una flessione del 2,95% a 13,5 euro. Gli analisti di Nomura hanno tagliato da 15,5 euro a 12,5 euro il target price sul Cane a sei zampe, in seguito al recente ribasso subito dal prezzo del petrolio. Gli esperti hanno confermato l’indicazione di ridurre l’esposizione del titolo in portafoglio, ipotizzando un forte calo dell’utile per azione nell’esercizio in corso. Intanto, ENI ha firmato due nuovi accordi di concessione per acquisire i blocchi egiziani offshore di North Leil e Karawan, dei quali diventa operatore con le quote, rispettivamente, del 100% e del 50% (in compartecipazione paritetica con BP). I due blocchi sono situati nelle acque profonde dell’offshore egiziano del Mediterraneo.
Saipem ha perso lo 0,86% a 7,46 euro. Gli analisti di Banca Akros hanno tagliato a 14 euro a 9,9 euro il prezzo obiettivo sulla società, in seguito alla revisione delle stime per i prossimi trimestri, per tenere in considerazione la sospensione del progetto South Stream e il crollo del prezzo del petrolio. Tuttavia, gli esperti hanno ribadito l’indicazione di accumulare le azioni in portafoglio.
Enel ha ceduto l’1,92% a 3,476 euro. Secondo quanto riportato da alcune agenzie stampa il colosso elettrico starebbe studiando un’operazione di concambio di sei titoli di stato in circolazione. I bond potrebbero essere sostituiti con l’emissione di un nuovo prestito obbligazionario senior della durata di 10 anni.
Enel Green Power ha lasciato sul terreno il 2,85% a 1,635 euro. Gli analisti di Bank of America hanno peggiorato il giudizio sulla società energetica, portandolo da “Buy” (acquistare) a “Neutrale”.
In rosso Snam (-2,48% a 3,936 euro) e Terna (-2,47% a 3,556 euro). Exane ha ridotto il prezzo obiettivo sulle due società, portandolo rispettivamente a 4,3 euro e a 3,5 euro, in seguito al taglio delle stime sull’utile per azione per gli esercizi successi al 2015. Gli esperti hanno confermato il rating “Neutrale” su Snam e il giudizio “Underperform” (sottopesare) su Terna.

Sulle montagne russe i bancari.
Banca Carige ha recuperato il 3,58% a 0,0636 euro. Secondo quanto riportato da MF l’ammontare del prossimo aumento di capitale dell’istituto ligure non sarà superiore ai 700 milioni di euro. L’operazione dovrebbe concretizzarsi tra marzo e aprile del 2015. Intanto, gli analisti di Equita sim hanno tagliato da 0,07 euro a 0,064 euro il prezzo obiettivo su Banca Carige, ipotizzando che le condizioni del prossimo aumento di capitale non saranno favorevoli. Gli esperti hanno confermato il giudizio “Hold” (mantenere).
Chiusura positiva anche per la Popolare di Milano (+1,77% a 0,5765 euro).
Segno meno, invece, per il Monte dei Paschi di Siena. L’istituto toscano ha ceduto lo 0,63% a 0,4607 euro. Secondo quanto scritto su MF, la banca senese starebbe studiando il progetto di esternalizzare la gestione dei crediti in sofferenza per un ammontare non superiore ai 150mila euro. I crediti in sofferenza per un ammontare superiore ai 150mila euro, invece, continueranno a essere gestiti direttamente dall’istituto. Il quotidiano finanziario ha segnalato che il Monte dei Paschi di Siena è in contatto con sette-otto operatori del settore che potrebbero prendersi in carico i crediti. Intanto, gli analisti di Equita sim hanno tagliato da 0,67 euro a 0,59 euro il prezzo obiettivo sul Monte dei Paschi di Siena, ipotizzando che le condizioni del prossimo aumento di capitale non saranno favorevoli. Gli esperti hanno confermato il giudizio “Hold” (mantenere).
Performance negativa anche per IntesaSanpaolo (-0,17% a 2,392 euro). Secondo quanto riportato da alcune agenzie stampa l’istituto guidato da Carlo Messina avrebbe emesso un bond garantito con durata di sette anni. Il titolo avrebbe ottenuto richieste per oltre 1,5 miliardi di euro. Il rendimento è indicato a 25 punti base oltre il tasso mid swap di pari durata. Intanto, gli analisti di Goldman Sachs hanno incrementato da 3,3 euro a 3,6 euro il prezzo obiettivo su IntesaSanpaolo, in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il biennio 2015/2016. Gli esperti hanno confermato l’istituto nella propria lista di titoli preferiti.
Il Banco Popolare ha terminato la giornata con un ribasso dello 0,61% a 8,945 euro. Equita sim ha tagliato da 13,5 euro a 12,8 euro il target price sull’istituto, in seguito alla riduzione delle stime sull’utile per azione per il triennio 2015/2017. Gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio. Intanto, dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che l’8 gennaio Norges Bank è diventato uno dei maggiori azionisti della banca italiana con una quota del 2,008% del capitale.
In rosso Unicredit (-1,28% a 5,02 euro). Equita sim ha sforbiciato il prezzo obiettivo sulla banca guidata da Federico Ghizzoni, portandolo da 7,8 euro a 7,4 euro, in seguito alla riduzione delle stime sull’utile per azione per il triennio 2015/2017. Tuttavia, gli esperti hanno confermato l’istituto tra le migliori opportunità di investimento nel settore bancario italiano.  
La Popolare dell’Emilia Romagna è scesa dello 0,94% a 4,87 euro. Ieri l’istituto ha annunciato l’emissione di un bond garantito con scadenza a gennaio 2022 (settennale) per un ammontare di 750 milioni di euro. Il titolo ha ottenuto richieste per 1,2 miliardi di euro. La cedola del titolo è stata fissata allo 0,875%, pari a un rendimento di 42 punti base oltre il tasso mid swap di durata equivalente.

Generali ha subito una flessione dell’1,17% a 16,9 euro. Gli analisti di Citigroup hanno alzato da 16,9 euro a 17,7 euro il prezzo obiettivo sulla compagnia triestina, sull’ipotesi di un miglioramento della politica dei dividendi. Gli esperti hanno confermato il giudizio “Neutrale”.

Fiat Chrysler Automobiles ha lasciato sul terreno l’1,83% a 10,17 euro. Gli analisti di Mediobanca hanno aumentato da 12 euro a 13,2 euro il target price sul gruppo guidato da Sergio Marchionne, stimando una redditività nell’esercizio in corso superiore al consensus. Gli esperti hanno confermato il giudizio “Outperform” (farà meglio del mercato).

Campari ha ceduto il 2,9% a 5,35 euro. Gli analisti di Société Générale hanno alzato da 6 euro a 6,3 euro il prezzo obiettivo sulla società, in seguito alla revisione dei parametri di valutazione dell’azienda. Gli esperti hanno confermato l’indicazione di acquisto delle azioni.

GTech ha perso lo 0,94% a 17,9 euro. Kepler Cheuvreux ha ritoccato al rialzo il prezzo obiettivo sulla società, portandolo da 17 euro a 17,5 euro, in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il biennio 2015/2016. Tuttavia, gli esperti hanno confermato l’indicazione di ridurre l’esposizione del titolo in portafoglio.

 

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