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Il FTSEMib chiude in rosso: tonfo di BPER

L’istituto ha chiuso il 2016 con un utile netto contabile di 14,3 milioni di euro, in contrazione dai 220,7 milioni del 2015. Male anche il Creval. Seduta nervosa per Unicredit

di Edoardo Fagnani 10 feb 2017 ore 17:48

Piazza Affari e le principali borse europee hanno terminato l’ultima seduta della settimana con variazioni frazionali. In mattinata il Tesoro ha collocato un BOT annuale per un ammontare di 6,5 miliardi di euro: il rendimento è rimasto negativo e pari al -0,25%. In serata Moody’s ha fornito l’aggiornamento sul rating sul debito sovrano. Bancari protagonisti di giornata: pesanti ribassi per BPER Banca e Creval, dopo la diffusione dei risultati dell’esercizio 2016. Chiusura positiva, invece, per le azioni ordinarie e per i diritti di Unicredit.

I principali indici di Borsa Italiana hanno registrato flessioni nell’ordine del mezzo punto percentuale. Il FTSEMib ha subito un  ribasso dello 0,45% a 18.862 punti (minimo di 18.762 punti, massimo di 19.018 punti), terminando la settimana con un calo dell’1,33%. Il FTSE Italia All Share ha perso lo 0,39%. Variazioni frazionali per il FTSE Italia Mid Cap (-0,22%) e il FTSE Italia Star (+0,1%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è sceso a 2,42 miliardi di euro, rispetto ai 2,51 miliardi di ieri; oggi sono passate di mano 683.535.696 azioni (683.867.557 nella seduta di ieri). Su 344 titoli trattati, 187 hanno terminato la giornata con un ribasso, mentre le performance positive sono state 146; invariate le restanti 11 azioni.

L’euro si è attestato a 1,065 dollari.

 

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mercato-azioniBancari protagonisti di giornata.

Seduta nervosa per Unicredit. Il titolo dell’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier ha guadagnato lo 0,56% a 12,64 euro, mentre i diritti relativi all’aumento di capitale sono saliti dell’1,77% a 11,5 euro. Segno meno, invece, per le azioni di risparmio (-3,18% a 41,34 euro). Gli analisti di S&P Global MI hanno alzato da 13 euro a 16 euro il target price su Unicredit, in seguito al miglioramento della stima sull’utile per azione per l’anno in corso; gli esperti hanno anche migliorato il giudizio e ora consigliano di acquistare le azioni con convinzione. Intanto, dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 9 febbraio Jane Street Group ha incrementato la posizione corta su Unicredit, portandola dall’1,16% all’1,27%. Lo stesso giorno Susquehanna International Holdings ha incrementato dallo 0,5% allo 0,81% lo “short” sull’istituto. Al contrario, Marshall Wace e Discovery Capital Managemenhanno ridotto la posizione corta su Unicredit, portandola rispettivamente allo 0,48% e allo 0,38%.

Pesante flessione per BPER Banca (-7,83% a 4,756 euro, dopo uno stop per eccesso di ribasso). L’istituto ha chiuso il 2016 con un utile netto contabile di 14,3 milioni di euro, in contrazione dal 220,7 milioni del 2015. Lo scorso anno è andato in archivio con un utile netto pari a 71,5 milioni di euro, dai 62,1 milioni del 2015, al netto delle poste non ricorrenti ed escludendo i contributi ai Fondi di Risoluzione e di Garanzia dei depositi. A fine 2016 i crediti verso la clientela, al netto delle rettifiche di valore, erano pari a 45,5 miliardi di euro, in incremento del 4,1% rispetto a fine 2015. L’ammontare dei crediti deteriorati netti (sofferenze, inadempienze probabili e scaduti) era di 6,2 miliardi, in calo del 2,5% da fine 2015 con un coverage ratio complessivo del 44,5%. Il management ha proposto la distribuzione di un dividendo di 0,06 euro per azione. Dopo la diffusione dei risultati dell’esercizio 2016 gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno tagliato da 6 euro a 5,7 euro il target price su BPER Banca in seguito alla riduzione delle stime sull’utile per azione per il triennio 2017/2019; tuttavia, gli esperti hanno ribadito l’indicazione di acquisto delle azioni. Per lo stesso motivo Banca Akros ha sforbiciato da 5,1 euro a 4,5 euro il prezzo obiettivo sull’istituto; gli analisti hanno anche peggiorato il giudizio e ora consigliano di ridurre l’esposizione del titolo in portafoglio.

UBI Banca ha terminato la seduta in territorio negativo (-5,73% a 2,96 euro). L’istituto ha chiuso il 2016 con una perdita netta di 830,2 milioni di euro, risultato che si confronta con l’utile di 116,8 milioni realizzato nell’esercizio precedente; la perdita di UBI Banca è dovuta agli impatti degli oneri previsti per l’attuazione del piano industriale contabilizzati a partire da giugno 2016 (circa 850 milioni netti), ai contributi straordinari al Fondo di Risoluzione (50,4 milioni netti) e alla svalutazione del Fondo Atlante (52,9 milioni netti). A fine dicembre 2016 lo stock di crediti deteriorati lordi totali si era ridotto a 12,52 miliardi di euro (-6.8% rispetto a inizio anno), contribuendo, assieme alle maggiori rettifiche, alla riduzione dello stock totale di crediti deteriorati netti a 8,06 miliardi (-16,9% rispetto al dato di inizio 2016). Il management ha proposto la distribuzione di un dividendo in contanti di 0,11 euro per azione. Intanto, dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 9 febbraio AQR Capital Management ha ridotto la posizione corta su UBI Banca, portandola dallo 0,95% allo 0,8%.

Il Creval ha subito uno scivolone dell’8,19% a 0,3733 euro. L’istituto ha chiuso il 2016 con un risultato finale negativo di 333,1 milioni di euro, in forte peggioramento rispetto all’utile di 118,28 milioni contabilizzato nell’esercizio precedente; il dato è stato penalizzato dalle rettifiche nette di valore per deterioramento crediti e altre attività finanziarie che assommano a 491,23 milioni di euro contro i 442,34 milioni del periodo di confronto. L’importo include rettifiche di valore del Fondo Atlante per circa 17,6 milioni di euro (corrispondenti ad una svalutazione del 36% su 48,7 milioni di euro versati nel corso dell’esercizio a valere su un impegno di 60 milioni di euro). A fine 2016 gli impieghi alla clientela ammontavano a 17,4 miliardi di euro, in flessione rispetto al valore di inizio anno (19,05 miliardi). Alla stessa data i crediti deteriorati al netto delle rettifiche di valore, erano pari a 3,2 miliardi di euro, in calo del 6% rispetto ai 3,36 miliardi di inizio anno.

Male anche il BancoBPM; il titolo ha lasciato sul terreno 5,32% a 2,35 euro. Oggi si sono riuniti i vertici dell’istituto per esame dei risultati del 2016. Intanto, dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 9 febbraio AQR Capital Management ha incrementato dal 2,02% al 2,12% lo “short” sul BancoBPM.

Mediobanca ha ceduto l’1,14% a 7,79 euro. Gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno limato le stime sull’utile per azione dell’istituto di Piazzetta Cuccia per il triennio 2017/2019, stimando un incremento dei costi operativo; gli esperti hanno confermato il prezzo obiettivo di 8 euro e l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio.

Monte dei Paschi di Siena continua a restare sospesa dalle contrattazioni. L’istituto senese ha comunicato i risultati preliminari del 2016, esercizio chiuso con una perdita netta di 3,38 miliardi di euro, rispetto all’utile di 388,1 milioni contabilizzato nell’esercizio precedente. L’istituto ha precisato che il risultato del periodo include circa 2,59 miliardi di euro di rettifiche di valore su crediti per l’aggiornamento delle metodologie e parametri delle policy di valutazione del credito deteriorato e componenti non operative per ulteriori 411 milioni di euro. A fine 2016 i crediti deteriorati lordi erano pari a circa a 45,8 miliardi di euro (34,5% dei crediti lordi), in flessione di 1,1 miliardi rispetto a dicembre 2015 soprattutto per il write-off parziale degli interessi moratori su posizioni in sofferenza e per la riduzione degli ingressi da bonis rispetto all’anno precedente.

 

Qualche spunto interessante tra gli assicurativi.

In frazionale calo Generali; il titolo della compagnia triestina ha ceduto lo 0,69% a 14,4 euro. Il Sole24Ore ha ripreso le parole pronunciate dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, nella conference call di commento ai dati semestrali di Piazzetta Cuccia. Il manager ha ricordato che la banca si atterrà al piano industriale, che prevede la cessione del 3% del capitale di Generali sulla quota oggi del 13%. Nagel ha evidenziato che quando, a fine 2015, aveva iniziato a vendere i titoli sul mercato il prezzo medio era stato di 17,8 euro; un prezzo che potrebbe essere quello di riferimento.

Unipol è scesa dell’1,32% a 3,28 euro. In mattinata la compagnia ha comunicato i risultati preliminari del 2016, esercizio chiuso con un utile netto (escluse le quote di terzi) di 329,6 milioni di euro, risultato che si confronta con i 271,8 milioni contabilizzati nell’esercizio precedente. A fine esercizio il margine di solvibilità, che indica la solidità patrimoniale delle compagnie assicurative, era pari a 1,4 volte i requisiti richiesti, rispetto all’1,5 di inizio anno. Il management di Unipol ha proposto la distribuzione del dividendo 2017 (relativo all'esercizio 2016) per un ammontare di 0,18 euro per azione, con un pay-out di circa l’80%.

UnipolSAI ha perso l’1,05% a 1,88 euro. La compagnia ha comunicato i risultati preliminari del 2016, periodo chiuso con un utile netto (escluse le quote di terzi) di 497 milioni di euro, in calo rispetto ai 711 milioni ottenuti nell’esercizio precedente; il management ha segnalato che il risultato del 2015 era stato condizionato dagli effetti positivi e straordinari derivanti dal realizzo di consistenti plusvalenze conseguente a un riposizionamento dell’asset allocation del portafoglio titoli. A fine esercizio il margine di solvibilità, che indica la solidità patrimoniale delle compagnie assicurative, era pari a 2,09 volte i requisiti regolamentari richiesti. Il management di UnipolSAI ha proposto la distribuzione del dividendo 2017, relativo all'esercizio 2016, per un ammontare di 0,125 euro per azione, con un pay-out di circa il 77%.

 

Salvatore Ferragamo ha guadagnato lo 0,77% a 26,22 euro. Gli analisti di Jp Morgan hanno alzato da 22,5 euro a 23,5 euro il target price sulla società del lusso, in scia alle revisione delle stime per i prossimi trimestri, in conseguenza all’introduzione del Patent Box. Indicazione simile da Goldman Sachs, che ha incrementato da 20,6 euro a 27 euro il prezzo obiettivo su Salvatore Ferragamo, in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il triennio 2016/2018. Gli esperti delle due banche d’affari hanno confermato il giudizio “Neutrale”. HSBC, invece, ha aumentato da 29 euro a 31 euro il target price sull’azienda e ha confermato l’indicazione di acquisto delle azioni.

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