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Banche popolari italiane. Idea di investimento a elevato potenziale (terza parte)

La terza parte della nota sulle banche popolari italiane quotate ha l’obiettivo di rielaborare tutti i dati quantitativi raccolti dalle semestrale e dal terzo trimestre, al fine di effettuare un raffronto

di Redazione Soldionline 5 dic 2012 ore 14:05

Articolo a cura di JCAssociati.it

Banche popolari italiane. Idea di investimento a elevato potenziale (PRIMA PARTE)
Banche popolari italiane. Idea di investimento a elevato potenziale (SECONDA PARTE)

La terza parte della nota sulle banche popolari italiane quotate ha l’obiettivo di rielaborare tutti i dati quantitativi raccolti dalle semestrale e dal terzo trimestre, al fine di effettuare un raffronto.
Questi dati saranno poi integrati in una nota successiva con le considerazioni di carattere qualitativo sulle singole banche, per cercare di identificare da un lato chi è sottovalutato in termini relativi rispetto al settore, dall’altro per individuare gli istituti di credito contraddistinti da dinamiche operative in miglioramento in termini operativi e strategici.

Una premessa sulla furiosa corsa ai rendimenti obbligazionari (soprattutto delle emissioni societarie) delle ultime due settimane va a nostro avviso fatta, in quanto ci sono due effetti concreti sull’azionario in generale e, sul settore bancario e le banche popolari in particolare.
Il primo è di “positioning”, in quanto nel momento in cui non dovessero più esserci sul mercato rendimenti accettabili (attualmente ci sono obbligazioni al di sotto dell’investment grade che a cinque anni rendono meno del 3%), ci potrebbe essere un esodo in massa degli investitori sulla classe di investimento azionaria.
Il secondo riguarda i modelli di valutazione e la dinamica degli utili.
Nel momento in cui il target di prezzo di un modello dipende in parte dal costo del capitale, se quest’ultimo tende allo zero c’è per definizione un effetto positivo sul prezzo. Inoltre da un punto di vista pratico, se un’azienda indebitata comincia a finanziarsi a tassi sempre più bassi, ci sarà in prospettiva un effetto positivo sugli utili e probabilmente anche sul prezzo del titolo.

Partiamo da una interessante tabella: Il Prodotto Bancario Lordo (PBL)

 

 

sondrio

valtellinese

spoleto

etruria

milano

popolare

Emilia

UBI

Prodotto bancario lordo

74149

56730

7097

23506

104137

258507

120700

265800

PBL/patrimonio netto

37.81

25.09

33.32

32.24

24.62

28.02

28.74

27.69

PBL/sportelli

229.56

136.30

719.89

378.31

96.55

36.76

57.17

41.22

PBL/dipendenti

24.16

12.84

8.50

11.74

12.37

13.67

10.17

13.83

Nb: i dati sono espressi in milioni di euro

Il PBL è la somma della raccolta diretta (depositi e titoli obbligazionari) e degli impieghi e di fatto sintetizza fonti e impieghi di una banca.

 

Da un lato definisce la “dimensione” di un istituto di credito, dall’altro la sua “efficienza” se rapportato a variabili come il patrimonio netto, gli sportelli, il numero di dipendenti.

 

Dalla tabella possiamo affermare che UBI e il Banco Popolare sono senza dubbio le popolari quotate più grandi; Spoleto e l’Etruria le più piccole.
Il PBL rapportato a sportelli e dipendenti dovrebbe servire ad evidenziare l’efficienza, ma ci sono risultati contraddittori come nel caso della Popolare di Spoleto, che ha il rapporto migliore sul fronte degli sportelli, ma che poi ha il risultato peggiore in termine di dipendenti a causa di un PBL troppo piccolo rispetto al resto delle rilevazioni. Sicuramente possiamo affermare che sul fronte del numero di dipendenti la Popolare di Sondrio è in assoluto la più efficiente, mentre in rapporto al numero di sportelli oltre alla Spoleto sono da menzionare l’Etruria e la stessa Sondrio.

Coerenti con il PBL e il suo utilizzo sono gli indicatori di produttività, di cui ne utilizziamo alcuni che riteniamo rappresentativi:

 

 

 

sondrio

valtellinese

spoleto

etruria

milano

popolare

Emilia

UBI

depositi/numero di filiali

66.681

34.042

14.612

44.755

31.964

25.181

23.883

45.247

depositi/dipendenti

7.054

4.192

1.802

4.382

2.915

2.685

2.611

4.236

raccolta diretta/dipendenti

7.960

5.143

3.160

5.908

4.361

5.105

3.877

5.220

raccolta indiretta/dipendenti

8.000

2.621

1.770

1.937

3.699

3.379

2.217

3.680

Nb: in dati sono espressi in milioni di euro

In primo luogo prendiamo come voce principale i depositi, che sono poi a nostro avviso la vera ricchezza di una banca. A parte il patrimonio, una banca è in grado di essere in equilibrio e di crescere solo a fronte di depositi congrui.
Chi emerge?
Analogamente con la tabella precedente in prima posizione c’è sempre la Popolare di Sondrio, seguita da Ubi e dalla Popolare dell’Etruria.
Passiamo poi alla raccolta diretta, voce che reputiamo “ambigua”, in quanto costituita da depositi e obbligazioni. Non dimentichiamo che per quanto funzionali alla propria attività le obbligazioni bancarie sono “debito”, soprattutto se emesse a fronte di un business che anni fa era certo, stabile, redditizio e contraddistinto da limitata concorrenza, ipotesi che oggi non è assolutamente possibile fare.
La raccolta diretta rapportata al numero di dipendenti evidenzia risultati analoghi ai depositi con Sondrio, Etruria e Ubi ancora in evidenza.
Una voce importante è il rapporto tra raccolta indiretta (risparmio gestito e amministrato) e dipendenti, perché si tratta comunque di un business che stabilizza una banca. Successivamente entreremo più nel dettaglio, distinguendo tra chi è forte sul più redditizio risparmio gestito e chi sul meno redditizio risparmio amministrato.
Questo ratio a parte la Sondrio che ha una raccolta indiretta estremamente elevata e quasi pari alla diretta, fa emergere i grandi gruppi (Popolare di Milano, Banco Popolare, Ubi) presenti in modo più omogeneo su tutto il territorio nazionale.


In tal senso hanno infatti più la struttura di un grande gruppo bancario che quella di una banca popolare “tradizionale”.
Il ratio tra risparmio gestito e numero di dipendenti premia infatti Ubi, la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare (la Popolare  di Sondrio è più sbilanciata sul risparmio amministrato).

 

 

 

sondrio

valtellinese

spoleto

etruria

milano

popolare

Emilia

UBI

risparmio gestito/dipendenti

1.25611

1.08940697

0.61198

0.7473

1.5974

1.418142

0.848

1.976


Dopo gli indicatori di produttività passiamo agli indicatori di struttura, che permettono di analizzare più in dettaglio e in profondità grandezze patrimoniali come la raccolta diretta e gli impieghi.

(indicatori di struttura)

sondrio

valtellinese

spoleto

etruria

milano

popolare

Emilia

UBI

impieghi /raccolta diretta

1.03

0.99

1.13

0.66

0.99

1.01

1.05

0.95

impieghi /depositi

 

1.17

1.21

1.98

0.89

1.48

1.93

1.56

1.16

depositi/raccolta diretta

0.89

0.82

0.57

0.74

0.67

0.53

0.67

0.81


Per quanto riguarda gli impieghi rapportati alla raccolta diretta, il rapporto è tendenzialmente unitario. La raccolta da titoli e depositi viene impiegata nelle diverse tipologie di relazioni con i clienti (mutui, prestiti, credito al consumo etc. etc.).
Emerge la Popolare dell’Etruria che ha decisamente il rapporto migliore, ma il dato include circa €4,2 miliardi di operazioni sui mercati collateralizzati che di fatto aumentano la raccolta diretta. Escludendo tale voce, ritorna sulla media di settore.
Più interessante il rapporto tra depositi e impieghi e raccolta diretta.
Come sottolineato in precedenza le banche ricche di depositi sono banche che hanno una struttura patrimoniale e reddituale molto più equilibrata e sostenibile nel tempo. In tale senso emerge la Popolare dell’Etruria indipendentemente si considerino o meno le operazioni sui mercati collateralizzati. Per il resto anche la Popolare di Sondrio, il Credito Valtellinese e Ubi Banca sono ben posizionate in termini di depositi (anche se poi andrebbe fare una ulteriore analisi sul tasso effettivo di remunerazione medio dei depositi). Penalizzato invece il Banco Popolare dalla dispendiosa campagna di acquisizioni realizzata nell’ultimo decennio. In tale senso una strategia di cessione di asset “fisici” a fronte del riacquisto di proprie obbligazioni sarebbe la strategia per riequilibrare questo ratio di grande importanza soprattutto prospettica.
Il ratio tra impieghi e depositi è l’altra faccia del ratio tra depositi e raccolta diretta. Preferiamo infatti le società che sono in grado di “finanziare” gli impieghi con i depositi.
In un’economia che cresce ovviamente questo non sarebbe valido, perché sarebbero premianti le strategie volte alla crescita.
Al contrario, in una economia che non cresce, l’equilibrio tra depositi e impieghi pone la banca in una condizione di maggiore sicurezza. Etruria, UBI, Sondrio e Valtellinese sono in tale senso le banche posizionate meglio.

La questione più “critica” per le banche è sicuramente quella dei crediti.

 

Il loro deterioramento dal 2010 è sorprendente per la sua entità. Se rapportiamo le sofferenze lorde complessive o i crediti dubbi (somma di sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate e esposizioni scadute) al patrimonio netto delle banche, la situazione complessiva è peggiorata in modo drammatico.

 

Ci sono ovviamente delle garanzie a copertura dei crediti che ne dovrebbero annullare se non almeno attutire l’impatto negativo sul bilancio, ma dall’esterno è impossibile capire se il loro valore sia congruo o meno.
In tale senso riteniamo che l’LTRO concesso dalla BCE abbia letteralmente “salvato” il settore bancario europeo, concedendogli il tempo necessario per ridurre in modo consistente il rischio complessivo di bilancio.

 

 

 

sondrio

valtellinese

spoleto

etruria

milano

popolare

Emilia

UBI

sofferenze nette/crediti vs clientela

1.34%

2.80%

3.93%

6.30%

2.39%

3.84%

4.24%

3.00%

indice copertura crediti in sofferenza lordi

50.0%

54.0%

55.5%

46.3%

48.9%

36.4%

51.6%

41.5%

crediti dubbi/raccolta diretta

7.7%

13.8%

17.9%

15.4%

10.6%

16.4%

17.9%

10.3%

crediti dubbi/depositi

 

8.6%

16.9%

31.4%

20.7%

15.8%

31.1%

26.5%

12.7%

sofferenze nette/depositi

1.6%

3.5%

7.8%

5.6%

3.4%

7.2%

6.6%

3.5%


Il dato sulle sofferenze nette in rapporto al totale dei crediti evidenzia ancora la posizione favorevole della Popolare di Sondrio che è sensibilmente meglio della media di settore (dai dati di Banca d’ Italia le sofferenze nette sugli impieghi sono al 3,46% rispetto ad un dato del 3,1% dello scorso dicembre). Seguono la Popolare Milano e il Credito Valtellinese. Maglia nera la Popolare dell’Etruria che nel piano industriale ha messo come priorità il miglioramento di questa variabile.
A livello di indice di copertura la maggiore parte delle banche si avvicina al 50%, tranne Ubi e il Banco Popolare che hanno un indice di copertura sensibilmente inferiore.
Da segnalare che anche questa voce meriterebbe un approfondimento che per un analista è impossibile. Ogni credito infatti andrebbe valutato singolarmente, analizzando la probabilità di rientro e la congruità delle riserve. Non possiamo infatti escludere che un determinato indice di copertura in alcuni casi possa essere insufficiente, in altri addirittura eccessivamente prudenziale. Analogamente ogni banca ha una certa discrezionalità nel mettere un credito direttamente come sofferenza o lasciarlo tra gli incagli, l’altra voce rilevante delle diverse categorie che compongono i crediti dubbi.
Il complesso dei crediti dubbi sulla raccolta diretta così come sui depositi è senz’altro preoccupante per l’intero settore, se escludiamo la Popolare di Sondrio, di Milano e Ubi che evidenziano numeri migliori della media.
Analogamente, se rapportiamo le sofferenze nette con i depositi, risalta ancora la Sondrio con la Banca Popolare di Spoleto e il Banco Popolare che evidenziano i numeri peggiori.

A tutti questi numeri e ratio manca nondimeno manca ancora un riferimento importante e fondamentale per contestualizzare più correttamente le diverse variabili.
Come prezza il mercato le banche popolari?
Dal momento in cui in questa fase riteniamo più realistica la componente patrimoniale di quella reddituale, rapportiamo la capitalizzazione di mercato al patrimonio netto.

 

 

 

sondrio

valtellinese

spoleto

etruria

milano

popolare

Emilia

UBI

Mkt. cap su patrimonio netto

68.9%

21.2%

24.0%

6.8%

31.30%

21.68%

38.07%

28.51%


La Popolare di Sondrio, che per molti aspetti ha un profilo di rischio estremamente“rassicurante”, prezza meno del 70% del suo patrimonio, evidenziando una situazione di stress a livello settoriale senza precedenti.
L’altro estremo è la Popolare dell’Etruria che pur a fronte di un tasso di sofferenze elevate, prezza meno del 10% del suo patrimonio, livello non compatibile con una banca che sta evidenziano dinamiche interessanti sul fronte dei depositi.
Le altre popolari prezzano tra il 20 e il 40% del patrimonio netto.

La prossima settimana torneremo sulle banche popolari italiane con una nota finale dove per ogni singola banca cercheremo di mettere insieme le valutazioni sintetiche dei diversi indicatori, con le dinamiche del business evidenziate nell’ultimo trimestre e con il più recente piano industriale.
Abbiamo deciso di approfondire questa tematica, spiegando passo per passo la metodologia utilizzata, perché riteniamo che a fronte della politica monetaria accomodante delle banche centrali e ancora di più del fenomeno di accaparramento di rendimenti obbligazionari societari da parte del mercato indipendentemente dal merito di credito e dalle prospettive della singola realtà, le banche popolari possano essere (data anche la valutazione attuale) un’idea di investimento potenzialmente molto interessante.

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