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Perché i pessimisti sembrano più intelligenti degli altri?

Secondo il Premio Nobel Daniel Kahneman, dare più peso alle minacce che alle opportunità da maggiori possibilità di sopravvivenza. Per questo chi vede nero spesso piace di più

di Marco Delugan 2 feb 2016 ore 15:08

La gente preferisce sentirsi dire che le cose andranno male. Lo ha detto lo storico Deirdre N. McCloskey al New York Times qualche settimana fa.

E non ho mai capito perché, ha aggiunto.

Di ottimismo e pessimismo si è occupato Morgan Housel in un articolo apparso su The Motley Fool il 21 gennaio scorso. E in particolare del perché il secondo risulti più affascinante del primo.

I pessimisti ricevono più attenzione, mentre gli ottimisti sono spesso considerati inconsapevoli e superficiali.

E tutto questo accade nonostante nel lungo periodo molte cose siano migliorate per moltissime persone.

Il fascino dei pessimisti è di lunga data. Housel cita due autori che si sono espressi su questo tema.

Già 150 anni fa John Stuart Mill scriveva:

Ho visto che non è l'uomo che spera quando gli altri disperano, ma l'uomo che dispera quando gli altri sperano ad essere considerato il più saggio.

Nel suo The Rational Optimist, Matt Ridley conferma la tesi di Housel, è cioè che gli ottimisti vengano spesso considerati degli ingenui (quando va bene), mentre il pessimismo venga considerato quasi un segno tangibile di intelligenza superiore.

Lo stesso vale nel mondo degli investimenti. Nel suo articolo Housel ricorda come negli Stati Uniti si rischi di fare brutta figura ad essere rialzisti, anche se dal 1980 ad oggi – e nonostante le crisi finanziarie accadute da allora – il valore del mercato azionario sia cresciuto di 40 volte.

Ma non solo negli investimenti essere pessimisti paga di più.

Ecco cosa sostiene Teresa Amabile, professoressa della Harvard University, sulle recensioni librarie:

Chi pubblica recensioni negative su un libro viene considerato più intelligente e competente di chi ha invece scritto invece una recensione positiva sullo stesso libro. Solo il pessimismo suona profondo. L’ottimismo sembra superficiale.

Daniel Kahneman, vincitore del Premio Nobel  per l'economia nel 2002 per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, sostiene che esista una sorta di scudo evolutivo che spinge gli organismi viventi a dare più peso ai pericoli che alle opportunità. E questo spiegherebbe perché chi avverte dei pericoli riceva più attenzione di chi dice che non c'è nulla di cui preoccuparsi.

Ma secondo Housel ci sono altre ragioni che rendono il pessimismo così affascinante.

Eccole:

1 – L’ottimismo pare non considerare i rischi, e così il pessimismo sembra più intelligente. Ma è un modo sbagliato di guardare all’ottimismo. Molti ottimisti vi diranno che le cose andranno male, che ci saranno recessioni, ribassi sui mercati, guerre, panico e pandemie. Ma rimangono ottimisti perché ritengono di avere un portafoglio e una carriera solidi, e la possibilità di resistere a questi eventi negativi. Un pessimista, invece, vede un evento negativo come la fine di tutto. Per l’ottimista è un capitolo noioso in un libro comunque eccellente. La differenza tra un ottimista e un pessimista ha a che fare con la capacità di resistenza e l’orizzonte temporale.
2 – Il pessimismo mostra che non tutto sta andando nella direzione giusta, e così aiuta a razionalizzare le mancanze personali che tutti abbiamo. La miseria ama la compagnia, come si suol dire. Rendersi conto che cose fuori dal proprio controllo possono essere la causa dei propri problemi è confortante, per questo ci attira.
3 – Il pessimismo richiede azione, mentre l’ottimismo significa mantenere la rotta. Il pessimismo dice “vendi, esci, corri”, cosa che attira l’attenzione perché richiede azioni da fare subito. Non si rimanda la lettura dell’articolo e non si sorvola sui dettagli perché la situazione è rischiosa. L’ottimismo dice “non ti preoccupare, mantieni la rotta, andrà tutto bene”, cosa facile da ignorare perché non richiede azioni urgenti.
4 – L’ottimismo sembra un consiglio per gli acquisti, mentre il pessimismo suona come una forma di aiuto. E questo è spesso vero. Ma in generale, la maggior parte delle volte, l’ottimismo è l’impostazione di base corretta, e il pessimismo può essere un grande imbonimento alla vendita – specialmente se riguarda questioni emotive come i soldi e la politica.
5 – I pessimisti estrapolano i trend attuali senza mettere in conto in che modo i mercati potrebbero adattarvisi. E questo è importante, perché la visione dei pessimisti inizia basandosi su analisi razionali, e così l’avvertimento appare tanto credibile quanto angoscioso. Nel 2008, ad esempio, l’ambientalista Lester Brown ha scritto: “Nel 2030 la Cina avrà bisogno di 98 milioni di barili di petrolio al giorno. Il mondo sta producendo attualmente 85 milioni di barili al giorno e non potrà mai produrre di più tanto. E così finiranno le riserve di petrolio.

Aveva ragione: in uno scenario di quel tipo le scorte di petrolio sarebbero finite. Ma non è così che funziona il mercato. La carenza di petrolio spinge in alto i prezzi, i prezzi più alti incentivano i produttori a cercare nuove tecniche di estrazione, e tutto questo aumenta la produzione. E lo scorso anno la produzione è stata di 96 milioni di barili, superiore a quello che pensavamo fosse il massimo raggiungibile. Non considerare la capacità di adattamento dell’economia di mercato manda spesso per aria le previsioni dei pessimisti.

Housel conclude che ascoltare i pessimisti è comunque utile. Spesso vedono cosa non funziona davvero e cosa non è più sostenibile e quindi da cambiare. Ma, da ottimista, sostiene che proprio sulle cose da cambiare che i pessimisti vedono così bene si possa rifondare sempre un nuovo ottimismo.

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