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Le opzioni put

Le opzioni put, ovvero opzioni di vendita, sono opzioni che hanno una costruzione opposta alle opzioni call; analizziamo il funzionamento in modo da capire la struttura dei pay-off

di Daniele Tortoriello

Le opzioni put sono contratti stipulati tra due soggetti in cui il compratore, previo pagamento di un premio al venditore, acquista la facoltà di vendere in futuro al venditore (facoltà di esercitare l’opzione) un certo quantitativo di una determinata attività sottostante, a un certo prezzo, il prezzo di esercizio (o strike price). Ricodiamo che se tale esercizio può essere effettuato unicamente a scadenza, si parla di opzioni put europee, mentre se l’esercizio è consentito in ogni momento, successivo alla conclusione dell’opzione, fino alla scadenza, si parla di opzioni put americane.

Quando è conveniente esercitare un’opzione put? Sarà conviente quando mi permette di vendere l’attività sottostante a un prezzo superiore al suo prezzo di mercato. È possibile distinguere di conseguenza le seguenti tre condizioni:

  1. opzione put in the money: il prezzo di mercato è inferiore al prezzo di esercizio (nel caso di prezzo di mercato molto inferiore al prezzo di esercizio si parla di opzione put deep in the money);
  2. opzione put at the money: il prezzo di mercato è uguale al prezzo di esercizio;
  3. opzione put out of the money: il prezzo di mercato è superiore al prezzo di esercizio (nel caso di prezzo di mercato molto superiore al prezzo di esercizio si parla di opzione put deep out of the money).
Chiariamo ora alcuni aspetti relativi ai guadagni e alle perdite conseguibili con l’acquisto o la vendita di una put e, a tal fine, dobbiamo tenere in considerazione anche il premio dell’opzione pagato dall’acquirente, ossia il prezzo (il valore) dell’opzione. Come avviene per le call, quando l’opzione put è in the money è sempre conveniente il suo esercizio, ma non è detto che il risultato globale dell’operazione sia positivo: il guadagno, che è pari alla differenza tra prezzo di esercizio e prezzo di mercato potrebbe non compensare il premio pagato all’inizio del contratto. Pertanto il punto di pareggio per l’aquirente di una put è costituito da un prezzo di esercizio dell’asset sottostante uguale al prezzo di mercato aumentato del premio.

Possiamo quindi concludere che:

a) acquirente put:
  1. perdita massima uguale al premio pagato: nel caso le condizioni di mercato non rendano conveniente l’esercizio dell’opzione non si hanno altri obblighi e l’unico esborso è costituito dal premio;
  2. guadagno massimo uguale al prezzo di esercizio meno il premo: si pensi al caso limite in cui il prezzo di mercato sia zero (il sottostante non ha nessun valore); io posso ugualmente venderlo e ottenere così una somma di denaro per qualcosa che non vale;
b) venditore put:
  1. guadagno massimo uguale al premio pagato: nel caso le condizioni di mercato non rendano conveniente l’esercizio dell’opzione il premio è comunque acquisito;
  2. perdita massima uguale al prezzo di esercizio meno il premo: si pensi al caso limite in cui il prezzo di mercato sia zero (il sottostante non ha nessun valore); analizzando il punto di vista del venditore, egli è costretto a pagare il prezzo di esercizio per un’attività che non ha valore.


Daniele Tortoriello
danitorto@hotmail.com

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