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Le onde di Ralph Nelson Elliott

di Mario Elia

Individuare i trend non appena si manifestano è motivo di notevole impegno. Ambizione ancor maggiore è quella di riuscire ad anticiparli, evitando le perdite anche piccole, conseguenti alle inversioni, e cogliendo i profitti a piene mani, avendo comprato in anticipo sugli altri operatori. 

 

È dunque il sogno di tutti gli investitori, proprio quello che gli analisti statunitensi definiscono abitualmente “la ricerca del Santo Graal” e che i colleghi europei preferiscono accostare alla fanatica convinzione, propria dell’alchimia medievale, che si possa creare una “pietra filosofale”, in grado di mutare in oro qualunque metallo.

 

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Non è naturalmente detto che in campo speculativo sia davvero impossibile mettere a punto e applicare una forma di trading system con buona resa statistica. Al momento, tuttavia, agli atti della dottrina finanziaria risultano varie teorie ingegnose, ma ben poche galileianamente sperimentate e dimostrate.

 

Fra le più intriganti e fascinose, vi è certamente quella messa a punto negli anni Trenta da Ralph Nelson Elliott (1871-1948), basata a sua volta sulla magica serie numerica del matematico e mercante pisano Leonardo Fibonacci (1170 ca – 1250 ca), chiamata comunemente "le onde di Elliott".

COSA SONO LE ONDE DI ELLIOTT

La tecnica proposta da Elliott appartiene a quella parte dell’analisi tecnica che Francesco Caranti, nel libro “Guida Pratica al Trading con le Opzioni”, ci ricorda fare capo ai sistemi statistici frequenziali. Questi ultimi mirano a individuare il ripetersi di particolari forme d’onda nelle curve dei prezzi del passato, nell’intento di riconoscerne la più o meno imminente ricomparsa nel presente o nell’immediato futuro. Fatto che conferirebbe un ovvio e grandissimo vantaggio in termini di timing.

 

In sintesi davvero estrema: Elliot teorizzò a suo tempo che i mercati finanziari si muovono secondo cicli paragonabili a quelli del mare - le onde di Elliott, appunto - dando sostanzialmente origine a un movimento di tipo impulsivo e a un opposto movimento di tipo correttivo. La prima, rialzista, si suddividerebbe in 5 sotto-onde, mentre il secondo, ribassista, in soli tre sotto-movimenti. Elliott era quindi convinto che ogni mercato efficiente e regolamentato si attenesse a una successione di cinque onde al rialzo e tre onde al ribasso, fino alla composizione finale di un completo ciclo di otto movimenti.

 

La costruzione delle onde di Elliott e i legami percentuali fra loro esistenti sono stati ulteriormente chiariti e divulgati a metà degli anni ’80 dagli studiosi Frost e Prechter, autori del fondamentale “Elliott wave principles”. Per chi volesse approfondire una strategia di investimento così complessa e profonda, di cui è qui possibile fornire i soli capisaldi teorici, segnaliamo che è disponibile l’ottima traduzione italiana “La teoria delle Onde di Elliott”, edita da http://www.tradinglibrary.it/. elliott

LE ONDE DI ELLIOTT E LA PSICOLOGIA DEGLI INVESTITORI

Le 5 onde impulsive sono individuate da una serie numerica e le 3 onde correttive dalle lettere A, B e C. Si noti come questa analisi tenga conto anche dell’emotività degli investitori e della loro comune psicologia. Da questo punto di vista, occorre riconoscere a Elliott l’indubbio merito di aver saputo cogliere l’aspetto emozionale sotteso alla speculazione finanziaria. La configurazione dei suoi “grafici” permette infatti di comprendere con quale velocità i mercati passino dall’euforia, tipico sentimento rialzista, alla frustrazione e al panico, caratteristiche dei ribassi e degli apocalittici crack.

 

Non molto dissimilmente da quanto aveva già illustrato Charles Dow, nella fase della prima onda la massa degli investitori si avvicina con incertezza ai titoli; nella seconda, si assiste a qualche piccola presa di profitto; nella terza, gli scambi aumentano e i prezzi salgono potentemente, con notevoli guadagni; nella quarta, la tendenza segna il passo, perché i grossi investitori iniziano a chiudere le posizioni; nella quinta, il mercato sale artificialmente alle stelle, sospinto dall’atteggiamento persistentemente euforico della massa.

 

È ora il momento dell’onda “A”, con i prezzi che già calano, ma che tuttavia inducono solo gli speculatori più intelligenti ad allontanarsi alla chetichella; l’onda “B” illude ancora una volta la massa frenetica; l’onda “C”, impietosa, crea il panic-selling, fa terra bruciata dei facili entusiasmi e manda in fumo una generazione di risparmi.

 

Per comprendere appieno la completezza e l’indubbia attrattiva della vision di Elliott, occorre però tenere presente che il tipo di figura 1-2-3-4-5-A-B-C ricorre costantemente nella curva dei prezzi, passando dalla fuggevole forma Sub-Minuette, che può essere intercettata solo dagli intraday-trader, fino all’amplissimo e ultracinquantannale periodo dell’onda Grand Supercycle…

COSA ASPETTARSI DALLA TEORIA DI ELLIOTT

Quale conclusione trarre da questi insegnamenti? Non si può che definire eccellente la rappresentazione delle dinamiche dei mercati… Quando all’applicabilità della teoria e all’autentica e univoca riconoscibilità delle figure, qualche perplessità indubbiamente permane.

 

Vogliamo qui citare gli affidabilissimi investitori americani LeBeau e Lucas, sostenitori del motto “keep it short and simple”: “Conosciamo molti trader che sono riusciti a guadagnare parecchio partendo dall’ipotesi che i mercati abbiamo una struttura ordinata… Siamo però inclini a ritenere e ad attribuire il loro successo a un impiego ottimale delle tecniche di money management e alla loro disciplina del controllo del rischio piuttosto che alla validità delle loro strategie e dei loro metodi di previsione…”

 

Senza dimenticare l’illuminante parere dei non meno noti Mogey e Schwager: “L’impiego dell’analisi ciclica come unico strumento di decisione nell’operatività sui mercati è garanzia di fallimento…”

 

Mario Elia elia.mario@libero.it

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