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Conviene investire in borsa?

La statistica direbbe di sì. Ma un sondaggio fra quelli che almeno una volta hanno acquistato, direttamente o tramite il risparmio gestito, azioni in borsa, darebbe le risposte più disparate. Dov'è l'errore?

di Giancarlo Marcotti

borsa_milanoE' davvero conveniente investire? La statistica direbbe di sì, ma un sondaggio fra quelli che almeno una volta hanno acquistato, direttamente o tramite il risparmio gestito, azioni in borsa, darebbe le risposte più disparate. Dov'è l'errore? Premesso che l'elemento psicologico potrebbe condizionare notevolmente i risultati del nostro sondaggio (le persone tendono a dimenticare i piccoli guadagni ottenuti, mentre ricordano perfettamente le perdite), suggerisco di utilizzare la statistica al fine di formulare un'analisi "oggettiva".

Ne consegue che la risposta al nostro interrogativo di partenza è senza dubbio affermativo. Gli indici di borsa, infatti, con le oscillazioni che ben conosciamo, sono tutti tendenzialmente crescenti e questo ci fa dire che, fissato un  arco temporale, la probabilità di crescita delle valutazioni è  superiore alla probabilità di un'eventuale riduzione.

Questa considerazione, indubbiamente vera, non deve farci incorrere nell'errore di credere che siano più numerose le persone soddisfatte della borsa rispetto alle deluse. E' facilmente riscontrabile che le piccole perdite di una gran parte degli investitori sono largamente compensate dai consistenti guadagni di pochi.

Perché allora un così rilevante numero di persone perde soldi con la borsa? Ovviamente non esiste una sola motivazione.

Tra le tante cause indicherei al primo posto il fatto che le persone interpretano la borsa come una scommessa e non come un investimento. A supporto di tale tesi la locuzione utilizzata "giocare in borsa" è entrata a far parte del linguaggio comune, sottintendendo un elemento d'azzardo.

Il giocatore è "naturalmente" perdente. In primis perché un gioco non è mai equo (chi lo organizza avrà un vantaggio che perlomeno gli consentirà di compensare le spese sostenute), ma, e questo è l'elemento fondamentale, è destinato nel tempo a perdere perché non ha una somma illimitata. L'approccio ai mercati dovrà avvenire, di conseguenza, con la logica dell'investimento e non del gioco. Cosa significa questo? Evitate operazioni con scadenza temporale!

Vediamo in cosa differisce un gioco a scommesse da un investimento. Una scommessa normalmente contempla una posta che il giocatore pone in gioco e che gli sarà restituita aumentata di un importo stabilito al verificarsi di un certo evento, mentre sarà completamente persa qualora l'evento non accada.

L'aspetto temporale nel gioco è fondamentale. Al verificarsi o meno dell'evento il gioco termina. Naturalmente può essere ripetuto, ma è in ogni caso un nuovo evento normalmente indipendente dal precedente. Nel caso poi  si perda il capitale,  il gioco finisce... definitivamente. Gli spagnoli a tal proposito usano un'espressione che trovo illuminante: no hay mañana (non c'è domani), nel senso che viene a mancare il futuro.

L'investimento, al contrario, è un continuum. Non ha una fine, intendendo con ciò che non è fissata una scadenza a priori. In questo senso l'obiettivo temporale per un investitore è "l'infinito". E' la continua ricerca di assecondare il mercato che produce un utile.

La seconda causa di perdite deriva dall'avidità. Si è portati a pensare che è sufficiente ripetere un'operazione che ha prodotto utile per moltiplicare i guadagni. Niente di più falso.

Gli utili conseguibili sono quelli congruenti a logiche di mercato. Forzandole andiamo ad alterare equilibri che rischiano di "drogare" il mercato. Si scivola come logica conseguenza nell'azzardo e, per quanto detto in precedenza, saremo destinati a una sicura  perdita.

Non sono per principio contrario all'uso di "derivati", ma essi sono nati per essere strumenti "di copertura", e tali devono rimanere. L'utilizzo degli stessi come strumenti d'investimento è una forzatura.

Non dimentichiamo mai che acquistare in borsa significa diventare titolari di società che "sono cosa viva" e operano nel tessuto economico e sociale che ci circonda.  Puntare sul rosso o nero è altra cosa.

E' certo che queste mie considerazioni avranno un impatto sui lettori di gran lungo inferiore rispetto ai suggerimenti di chi promette guadagni del 6/7% mensile, ma perché andare incontro a perdite certe quando si possono ottenere utili soddisfacenti?

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