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Siglato l'accordo tra comitato nazionale per Microcredito e Banca Etica

lunedì, 1 giugno 2009

Il Comitato nazionale per il Microcredito, naturale prosecuzione del Comitato Nazionale Italiano per il 2005 Anno Internazionale del Microcredito, e la Banca    Etica hanno di recente siglato un accordo con l'obiettivo di sviluppare sinergie e progettualità comuni per promuovere, in Italia ed all'estero, la microimprenditoria. "I programmi da realizzare nell'ambito dell'accordo - spiega il Presidente del Comitato, Mario Baccini - dovranno essere inquadrati in strategie di sviluppo di progetti di micro imprenditorialità e dovranno avere le caratteristiche della sostenibilità e riproducibilità. I progetti saranno finalizzati al raggiungimento di obbiettivi strategici quali la creazione di nuovi posti di lavoro, l'inserimento delle fasce più emarginate nella catena produttiva, il miglioramento di capacità operative autonome. La lotta alla povertà e all'emarginazione - conclude Baccini - si affronta a piccoli passi, restituendo fiducia e credibilità a soggetti che il mercato considera non bancabili ma che potenzialmente, se sostenuti e incoraggiati, come è nelle nostre intenzioni, possono rientrare nel circuito di contribuzione attivo, favorendo così l'economia del Paese e contribuendo a superare la crisi imperante".

Banca Etica - la prima istituzione italiana di finanza etica - è attiva da anni nell'erogazione di microcredito in Italia. "In un momento di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo, il microcredito deve trovare nuovo slancio e  diventare anche in Italia un valido sostegno al welfare per dare sollievo alle famiglie e sostenere l'avvio di piccole attività imprenditoriali - dice Fabio Salviato, presidente di Banca Etica -. La collaborazione con il Comitato Nazionale è per noi  importante. Auspichiamo anche un futuro intervento normativo: oggi il costo che una banca deve sostenere per concedere un prestito da 5mila o da 500mila euro è sostanzialmente lo stesso e questo ovviamente ostacola il microcredito. Servirebbe una normativa che contribuisca alla semplificazione delle procedure ed al conseguente contenimento dei costi di gestione che per il microcredito assumono particolare rilevanza in funzione della necessità di accompagnamento che hanno i soggetti finanziati. Ciò significherebbe riconoscere che il microcredito è una pratica di inclusione sociale e a sostegno di uno sviluppo sostenibile".

Chiara Segrado

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