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Ubi(Banca) maior, compenso cessat

lunedì, 11 maggio 2009

La crisi servirà se avrà stimolato un cambiamento nei comportamenti. Se così sarà è tutto da vedere, ma qualche segnale c’è.

Prendiamo il caso, anche se non è l’unico, di UbiBanca, uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Nell’assemblea dei soci di qualche giorno fa, la banca ha reso nota la decisione dei consiglieri di gestione e di sorveglianza di decurtarsi la parte fissa del compenso del 20% per l’anno in corso. In un contesto in cui fra le altre cose UbiBanca ha comunicato un calo dell’utile nel primo trimestre 2009 dell’88,9% a livello contabile (-47,4% normalizzato), rispetto al primo trimestre 2008, e detto che non fa ricorso ai Tremonti bond perché ora non ha bisogno di capitale.

Un’operazione, quella sui compensi, fatta per compiacere la vox populi, che chiede con forza in questo momento in primis ai manager ma anche a tutti gli uomini d’azienda, stante la crisi, di non eccedere nei compensi e nei benefit? Niente a che vedere con cambiamenti strutturali? Forse, non lo so, forse no.

Se per una volta vogliamo essere positivi e fiduciosi nel fatto che "domani è un altro giorno" (Rossella O'Hara dixit), questo può essere visto come un segnale concreto, al di là di chi ne è protagonista, che anche quella degli stipendi e non sempre e solo dei salari (degli impiegati, degli operai, dei lavoratori a termine, di chi sta piu' un basso, insomma, e viene "tagliato" con facilità) è una dimensione su cui si può operare. Cioè non sta scritto nelle tavole delle leggi che i compensi di certe categorie debbano sempre e comunque crescere, al di là del momento economico generale, dell’andamento dell’azienda, di una riflessione su quello che è equo, giusto, sostenibile. E immagino che un comportamento di questo genere, una dichiarazione di questo genere seguita dall’effettiva azione, sia ben vista da chi ha il compito di valutare un’azienda in senso socialmente responsabile.

È una questione di cui abbiamo già accennato su questo blog (post “Azionista attivo cercasi”) e che va tenuta monitorata, sorvegliata. Perché è ampia, molto ampia, più di quanto si immagini, la platea di coloro che credono (sperano?) che passata la crisi tutto tornerà come prima, cioè al business as usual. Ma allora la crisi non sarà servita proprio a nulla! Invece speriamo che se ne esca migliori e diversi da prima, almeno qualcuno, almeno un po’.

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