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Il sociale in Borsa fa +22%

sabato, 23 ottobre 2010

Non sarà un caso di finanza etica come quelli di cui il blog parla di solito, ma è senz’altro un modo di fare finanza etica in senso di finanza altra, diversa, non orientata alla ricerca del puro profitto. E se non è una rivoluzione questa, se non è un inizio di contaminazione del mercato questo, allora non so proprio cosa lo possa essere.

Il fatto: venerdì 22 ottobre, ieri, si è quotata in Borsa Vita Società Editoriale, media company del sociale, del non profit, del volontariato (con cui ho l’onore e il piacere di collaborare).

Beh, sapete la novità? Si quota ma non distribuirà dividendi! Sì, avete sentito bene, è scritto nello Statuto. Per cui se uno investe, e ci vuol guadagnare, può farlo quando il valore della società si accresce.

Il che vuol dire BASTA con la frenesia del qui e ora, del rendimento sprint, del turbo-capitalismo o come lo si vuol chiamare. Torniamo a investire pensando che un investimento, se è tale, e non è pura speculazione, deve avere un congruo tempo per manifestare i suoi effetti. Deve affrontare il suo ciclo di vita, insomma, com’è giusto che sia.

Pare che sia il primo e finora unico caso al mondo di una società quotata che dice che non distribuirà dividendi, sostanzialmente una not for profit, cioè non orientata al profitto come missione. Un bel colpo al cuore a chi invece pensa che si possa fare business, entrare in Borsa, solo per il quattrino, solo per l’avidità come diceva Gordon Gekko (che torna in questi giorni nelle sale con Wall Street 2, un film educativo sulla finanza dis-etica, direi, com’era anche del resto il primo, diventato cult movie).

Tra parentesi, giusto per dirne una: il titolo di Vita il primo giorno di quotazione ha chiuso con un +22 e rotti % di rialzo. Sarà un caso, sarà la novità, boh, una rondine non fa primavera, va bene, ma se il buongiorno si vede dal mattino prepariamoci a vederne delle belle.

In sintesi: c’è modo e modo di fare business e quindi c’è il business as usual e c’è il business sociale, come dice anche Yunus nel suo ultimo libro. C’è l’impresa sociale, esiste, non è teoria, è nella realtà. C’è chi cerca il profitto non come un fine ma come un mezzo per incidere sulla società. C’è un altro modo di intendere l’economia, il lavoro, la vita. E secondo me è un modo di gran lunga migliore di quello che ha portato alla crisi. Ora è facile dirlo, ma c’è tanta gente che lo diceva da anni, decenni, e non era ascoltata, bollata come sovversiva, pericolosa, fuori dal mondo...

La quotazione di Vita è un esempio che un altro mo(n)do è possibile: se il sociale riesce a entrare in Borsa, beh, liberi tutti spazio alla fantasia e alle iniziative nuove e diverse perché cambiare il mondo si può!

Ora la Borsa se la vedrà con un’impresa sociale. E il virus, almeno io credo e spero, si diffonderà...anche lui coi suoi tempi, ovvio, ma si diffonderà...e la contaminazione prosegue...silenziosa e inesorabile...la contaminazione prosegue…



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