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Storie di Gap e di Paesi In difficoltà

martedì, 20 aprile 2010

Finalmente l'euro è riuscito a chiudere il gap di prezzo contro dollaro USA creatosi tra la chiusura di venerdì e la riapertura di domenica sera, senza però riuscire a sfondare con decisione la resistenza posta proprio intorno quei livelli. Settimana scorsa aveva dovuto attendere il solito venerdì nero (guarda caso giornata di scadenze tecniche) per chiudere, crollando, quella “voragine” che si era andato a creare nel weekend sui chiarimenti della UE circa il piano di salvataggio della Grecia, grazie a una notizia, l’accusa di frode al sancta sanctorum USA Goldman Sachs da parte della Sec, buttata lì per gelare i mercati in chiusura della settimana finanziaria. Quella della teoria dei Gap è un argomento di sicuro interesse per chi opera sui mercati: l’esperienza insegna che quel buco prima o poi il cross lo va sempre a ricoprire, non importa se il giorno stesso, la settimana stessa o se sia necessario attendere tutto il benedetto mese. Così è successo settimana scorsa (non solo per l’euro, il discorso è replicabile per la sterlina, soprattutto contro dollaro e contro yen), così è successo oggi, e così ci insegna la statistica, che su questi mercati è sempre bene avere come alleata.

Era comunque da un po’ di tempo che i mercati non erano così volatili durante il fine settimana: segno che tenere posizioni aperte durante il weekend può risultare molto deleterio. Parlando della nostra moneta, manca poi di una precisa direzionalità, soprattutto nelle ultime settimane, tirata verso il basso dai problemi di bilancio di alcuni suoi paesi, ma non ancora pronta a precipitare ulteriormente visti i livelli di prezzo sui quali veleggia ormai da mesi. La giornata di oggi è abbastanza eloquente in questo senso: addirittura il buon clima di appetito al rischio presente sui mercati (Fiat sospesa per eccesso di rialzo, avevo dimenticato che effetto fa vedere una blue chip fare certe cose) fa passare questa mattina in secondo piano la debolezza di fondo della nostra cara moneta unica, ancora da imputarsi come sempre ultimamente, e scusate se rischio di passare per uno di quei santoni indiani che ripetono sempre gli stessi mantra, agli sviluppi della situazione ellenica: giusto per soffiare sul fuoco il governo di Atene ha respinto la richiesta della Ue di adottare nuove misure di tagli del bilancio pubblico, con il differenziale di rendimento fra i titoli di Stato decennali greci e l'analogo Bund tedesco che era andato stamattina ad ampliarsi ulteriormente a 470 punti dai 450 di ieri.

La soluzione effettivamente non sembra avere facile soluzione, qualsiasi cosa architettino ad Atene a riguardo, come il roadshow negli Stati Uniti per rastrellare biglietti verdi, dopo le reticenze della Merkel a prestare a tassi diversi da quello che è disposto ad offrire loro il mercato (monetario guidato come spesso accade in questi frangenti dagli strozzini ops volevo dire speculatori) gli euromarchi del suo esigente elettorato: tedeschi che secondo un sondaggio sono contrari per il 61% alla possibilità di aiutare la Grecia (addirittura un terzo dei cittadini aventi voto sostiene che la Grecia dovrebbe lasciare la zona euro mentre tenta di rimettere ordine nei conti pubblici - elezioni in avvicinamento in Germania cara Cancelliera, si ricordi!). D’altro canto, lo stesso Axel Weber della Bce ha detto che la Grecia potrebbe aver bisogno di contributi fino a 80 miliardi di euro per evitare il default: l'ammontare sarebbe dunque molto più grande dei 30 miliardi su cui hanno concordato i ministri delle finanze dell'euro a inizio mese. La questione dopo tutto questo tempo non sembra ancora quindi di facile soluzione, e l’euro sta ancora scambiando su prezzi non lontani dal super supporto a 1.326: che stia attendendo qualche notizia durante il weekend per saltare quel livello senza troppi patemi?

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