Il ritorno di Stiglitz il critico
Lui non c’è nel gabinetto di Obama. Ma i suoi consigli verranno ascoltati. E noi scopriamo chi è: tra i suoi apporti alla teoria economica e le polemiche della vita reale
di Marco Delugan 17 dic 2008 ore 09:13Lui non c’è nel nuovo gabinetto che Obama sta designando. Ma ci sono i suoi migliori studenti e – si sa – i suoi consigli verranno sovente richiesti, le sue suggestioni ascoltate. I giornali d’oltreoceano che hanno ripreso a parlare di lui e dei suoi apporti metodologici paiono confermarlo.
Lui è Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001. Stiglitz nasce a Gary, nell’Indiana nel 1943 da famiglia ebraica. Già negli anni del liceo, l’Amherst College, è politicamente attivo e diviene presidente del Consiglio studentesco. Si laurea all’Università di Chicago e si specializza nel 1967 al MIT, il celebre Istituto per
La motivazione del 2001 del Premio alla memoria di Alfred Nobel riporta testualmente: ‘per la ricerca sui fondamenti della teoria dei mercati e le asimmetrie informative’. Se la letteratura neoclassica tradizionale assume i mercati come sempre efficienti fatti salvi alcuni potenziali fallimenti ben delineati, gli studi di Stiglitz hanno sostenuto che questa presunzione vada addirittura ribaltata: i mercati si dimostrano efficienti soltanto in circostanze eccezionali. A causa delle asimmetrie informative, solo raramente si può affermare
Ma l’intervento pubblico, a dire di Stiglitz, può sempre determinare risultati più efficienti: Pareto superiori. Ecco il perché della nomea neo-keynesiana che contraddistingue figura e opere di Stiglitz, in contrapposizione con gli economisti che egli stesso definisce ‘i fondamentalisti del libero mercato’: per Stiglitz ‘non esiste nessuna mano invisibile’.
La rilevanza dell’informazione economica sta anche alla base del modello che Stiglitz propone nel 1984 con Carl Shapiro sui trend della disoccupazione. I modelli di Stiglitz sostengono che in linea teorica il fallimento di mercato sarebbe la norma se i governi non sostenessero sempre in un certo qual modo le allocazioni.
Durante la prima amministrazione Clinton (1992-1996) Joseph Stiglitz divenne direttore del Consiglio degli Economic Advisers, contribuendo alla definizione della cosiddetta Terza via economica: il riconoscimento del ruolo limitato dell’intervento governativo in economia. Clinton chiese l’assistenza di Stiglitz anche per il secondo mandato, ma quest’ultimo aveva già accettato un ruolo di Vice presidente della Banca Mondiale, al seguito dell’amico James Wolfensohn. Nel 2000 lasciò il suo incarico tra mille polemiche e pressioni da parte del Ministro del Tesoro americano Lawrence Summers.
Stiglitz ebbe più volte modo di definire il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e
Oggi Lawrence Summers, già Ministro del Tesoro di Clinton e acerrimo nemico accademico di Stiglitz, è tornato nel gabinetto di Obama. Ma anche stavolta si terrà largo conto dei consigli di Stiglitz sulla regolazione del mercato e i suoi collaboratori sono già all’opera. Lui, intanto, continua a dirigere l’IPD il Centro d’iniziativa per il Dialogo Politico, istituzione indipendente che gode del supporto delle fondazioni Ford, Rockefeller, McArthur e dei governi di Canada e Svezia. E, di Stiglitz, risentiremo parlare molto molto spesso.
Per saperne di più:
· Joseph Stiglitz e Bruce Greenwald, Verso un nuovo paradigma dell’economia monetaria, Vita e Pensiero, Milano, 2008;
· Joseph Stiglitz, La globalizzazione che funziona, Einaudi, Torino, 2007;
· L’home page del sito di Joseph Stiglitz;
· Sui rapporti futuri con l’amministrazione Obama: Lisa Lerner, Stiglitz helps Obama shed Rubin stigma, in Politico.com;
· Sulla figura di Stiglitz nel campo dei poteri pubblici face à la globalizzazione: Marco D’Alberti, Poteri pubblici, mercati e globalizzazione, Il Mulino, Bologna, 2008.
matt.baglieri@yahoo.co.uk